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14 Settembre, 2025

L’Omeopatia è acqua fresca? – quinta parte

1845: Il VII Congresso degli Scienziati a Napoli. Politica o Scienza?

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Premessa

La storia fin qui raccontata ha effettivamente confermato e dimostrato il teorema sostenuto nelle premesse: quello di una scienza condizionata, non libera, ma spesso asservita alla politica e all’interesse. Ma tutto ciò corrisponde proprio alla storia della vita che abbiamo ripercorso in queste pagine.

Sarebbe stato appagante se l’uomo avesse raggiunto la giusta consapevolezza di quanto i meccanismi del suo pensiero portano a reiterare, in forma apparentemente diversa, le resistenze e gli stessi errori.

È una continua ruota, non si riesce a trovare una tangente, una direzione di svincolo, oltre al circolo di un pensiero che sa solo analizzare frammentando sempre di più l’oggetto osservato di cui non si conosce il senso unitario che esso ha nella forma complessiva e dinamica di cui fa parte.

Parliamo di una visione, come più volte ribadito, lineare che non è in grado di intercettare il mondo nella sua complessità e nel suo potenziale che va solo svelato attraverso la consapevolezza di un intelletto libero da preconcetti irrinunciabili o che crediamo tali! Proprio come fece Hahnemann.

Ma è come se la storia e le sofferenze non fossero state abbastanza e si continua a rifare le stesse cose con gli stessi meccanismi e con gli stessi risultati.

Un mio riferimento di vita e mio testimone di nozze, a titolo di esempio, per “aprirmi gli occhi”, come sosteneva lui, mi raccontava un aneddoto di famiglia:

«Il padre, nobiluomo napoletano di inizio XX secolo, riceveva nella sua stanza da letto la colazione mattutina e il giornale. La mamma, dalla stanza attigua, curiosa di aggiornarsi, chiedeva notizie sui fatti del giorno scritti sul quotidiano. Il marito di solito rispondeva: sono quelli di ieri! Ma come? Il giornale ha riscritto le stesse cose? Rispondeva il padre: sì, sì, i fatti sono sempre gli stessi, cambiano solo i nomi!».

Un esempio di saggezza e frutto della consapevolezza.

Guardate un telegiornale e la cronaca: i fatti sono sempre gli stessi, chi potrebbe dire il contrario? Scippi, uccisioni, imbrogli vari, beghe da questa e dall’altra parte politica affrontate con la medesima logica.

Per sostenere una opinione attorno alla quale costruire uno schieramento intellettuale si aprono dibattiti che vedono conflitti dapprima dialettici che tendono a screditare l’altro.

A ben vedere, si parla più della notizia del quartierino o delle piccole beghe piuttosto che del dramma umano delle uccisioni di civili in giro per il mondo per motivi che non potranno mai essere giustificati in termini di logica; perché uccidere non ha giustificazioni tranne che per una “vera” difesa!

Viviamo una eterna conflittualità su tutto e i motivi sono sempre gli stessi: la prevaricazione condita con l’interesse!

Il nostro caro e amato Ernesto Calindri, attore dei miei tempi, in una famosa pubblicità diceva: fermate il mondo, voglio scendere”.

Come dargli torto se non siamo stati in grado finora di trovare un equilibrio di convivenza pacifica e di una vera evoluzione di conoscenza e di consapevolezza!

Il VII Congresso degli Scienziati a Napoli e l’Omeopatia – 1845

La VII Adunanza degli Scienziati a Napoli vide la Presidenza di Nicola Santangelo, Napoli, 05/01/1785 – Napoli, 29/11/1851 – Ministro degli Interni del Regno delle Due Sicilie dal 1831 al 1846

Nel 1845 si tenne a Napoli il VII Congresso Scientifico sotto il Regno di Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie (salito al trono nel 1830).
Si trattava della settima riunione degli scienziati provenienti da tutta Italia.
Il Congresso era articolato in Sezioni relative alle varie discipline e sottosezioni.

In quella occasione, Cosmo Maria de Horatiis, già Medico di Francesco I (salito al trono nel 1825), aveva chiesto il riconoscimento di una sottosezione omeopatica nella sezione della Medicina che, essendo una, non prevedeva una sottosezione.

La provocazione questa volta partì dalla Omeopatia

La non partecipazione al Congresso come vedremo fu una occasione sprecata che impedì di portare in Congresso la questione della gestione dei vaccini proprio del de Horatiis, Presidente del Reale Istituto Vaccinico, e i risultati eccellenti della Omeopatia nella gestione delle epidemie di colera.

La richiesta del de Horatiis di creare una sottosezione omeopatica fu vista come una provocazione alla scuola medica ippocratica in quanto sembrava un tentativo della Omeopatia di differenziarsi esplicitamente dalla Allopatia.

La Sezione di Medicina era presieduta da Vincenzo Lanza e nominato Segretario Salvatore De Renzi.

Per vagliare la richiesta del de Horatiis, venne istituita una commissione di scienziati, presieduta da Salvatore De Renzi, che “con molto garbo” respinse la proposta della sottosezione come avveniva per le altre discipline.

In questo caso, come premesso, non possiamo che essere in disaccordo con il de Horatiis in quanto la sua richiesta di una sottosezione dedicata all’Omeopatia consegnò alla vecchia scuola l’occasione storica per sostenere pubblicamente in Congresso la pretesa diversità della medicina omeopatica e di farne un caso da verbalizzare; come avvenne.

D’altra parte, se il de Horatiis avesse evitato di fare quella richiesta e gli omeopati avessero partecipato in massa, nella Sezione Medicina, forti della loro esperienza nella cura del colera già dal 1836 e sulla gestione dei vaccini, essi avrebbero sicuramente dato un contributo clinico pratico notevole al cospetto della nutrita partecipazione al VII Congresso del 1845!

La replica formale al de Horatiis che ritroviamo agli atti

«Oggi 25 settembre 1845 alle tre pomeridiane si è riunita la Commissione nominata per l’esame della dimanda presentata a S. M. il Re dal Commendatore de Horatiis, per ottenere una Sotto-Sezione di Omiopatia. La Commissione medesima unanimemente ha convenuto sopra i seguenti principi, che sono il risultamento di una lunga, ponderata e ragionata discussione.

«La Commissione innanzi tutto ha creduto opportuno di stabilire che i Congressi scientifici debbano accettare chiunque si presenta per discutere con l’ottima intenzione di giovare a’progressi della Scienza. Altro non si desidera che il lume di una esperienza spregiudicata ed il frutto di una meditazione coscienziosa, senza escludere argomento di sorta alcuna.

«Ma la quistione attuale non riguarda più la convenienza di un esame scientifico: bensì il desiderio manifestato da alcuni di separarsi dagli altri, ed intorno a ciò ha creduto opportuno di fare le seguenti determinazioni:

«1. Se l’Omiopatia si presenta come un nuovo sistema di Medicina, essa non pare di poter pretendere a costituire una Sotto-Sezione, mentre allor tutti i vari sistemi di Medicina, e le diverse teoriche, avrebbero un pari diritto, il che indurrebbe la massima confusione.

«2. Se poi l’Omiopatia aspira ad essere una Scienza nuova e speciale, avente niente o ben poco di comune con la dottrina d’Ippocrate, in questo caso, uniformandosi al disposto del regolamento generale sancito in Pisa, deve dirigersi all’Adunanza Generale del Congresso…».

Con questa sconfitta politica e scientifica iniziò per l’omeopatia il VII Congresso degli Scienziati a Napoli

La nostra indagine approfondita degli atti del Congresso ha fatto emergere una serie di fatti e di circostanze che documentano il continuo dualismo conflittuale nel quale finiscono gli uomini ancorati alle loro sicurezze dogmatiche e dimostrano anche quanto i custodi della scienza siano restii ad accettare nuovi modelli di conoscenza, per svariati motivi…

Il de Horatiis, caposcuola della medicina omeopatica a Napoli e medico omeopatico di Francesco I, viene iscritto al Congresso al numero 470 con il titolo di Direttore della Clinica Chirurgica e Presidente del Reale Istituto Vaccinico: come anticipato, all’epoca la vaccinazione veniva ritenuta una metodica omeopatica perché basata sul principio di similitudine.

Le relazioni del de Horatiis al Congresso saranno comunque circoscritte alla sola chirurgia dove vennero esplicitate tecniche di sutura ed altro.

Il de Horatiis pagò il suo ardire nella richiesta della “sottosezione”, in quanto gli fu impedito al Congresso di relazionare di Omeopatia nonostante fosse, assieme al Romani, il rappresentante indiscusso nel Regno dei Borbone, della medicina hahnemanniana.

Un mistero

Come abbiamo riportato, nella “sentenza” avversa al lodo de Horatiis si fa esplicita negazione ad ogni rappresentanza omeopatica al Congresso: in quanto implicitamente gli omeopati con la loro richiesta della sottosezione non si riconoscevano facenti parte della medicina ippocratica e perciò si erano autoesclusi!  Né, a questo punto, si sarebbe potuta nominare la parola omeopatia.

Ma dagli atti del Congresso, da noi rivisitati,1 mentre emerge che tra gli iscritti non vi siano medici con la qualifica di omeopata, rifiutati in seguito al lodo de Horatiis, il grande omeopata Giuseppe Mauro2 risulta iscritto con il numero 963 con la dicitura: in rappresentanza della Accademia Omiopatica di Palermo.

Come abbiamo già ricordato, l’Accademia Reale delle Scienze in Palermo, a differenza di quella di Napoli, accolse favorevolmente e stabilmente l’Omeopatia: per cui supponiamo che questa iscrizione e favoritismo abbia rappresentato un fatto politico tra le Accademie!

Sotto mentite spoglie il Mauro presenta una vera e propria relazione di Omeopatia

La relazione del Mauro, come avvenne per quella dell’allopata accademico Prof. Quadri nelle epidemie del Cimone in cui evitò di esplicitare che l’Aconito usato per salvare quelle vite fosse omeopatico, fu una relazione di Omeopatia clinica dove, astutamente (diplomaticamente (?), N.d.A.), il Mauro non pronunziò mai, nella sua relazione, il termine Omeopatia.

Dagli atti: «Il dott. Giuseppe Mauro passa a leggere una nota sullo stagno (Stannum, N.d.A.) come specifico contro la sicosi, ossia condilomi; e dice che questa sostanza era conosciuta dagli antichi siccome rimedio in alcuni attacchi pettorali, tosse cronica e tisi tracheale, come di poi si lodò contro la tenia. E negli esperimenti fatti sull’uomo sano si confermò la sua utilità negli attacchi pettorali e si trovò specifico per fermare il vomito di sangue grumito…

«A Palermo una donna affetta da sicosi nelle pudende dové prendere lo stagno per vincere l’insonnio, e la tosse cronica che soffriva, vide il dott. Dominici, che a misura che la donna usava lo stagno scomparivano i condilomi, così fece egli ripetere le esperienze, e trovatele costanti, ne dedusse la specificità dello stagno e ne estese l’uso anche a molte altre affezioni veneree. Racconta altresì, che avendo quegli preparata molta dose di tale rimedio, due sue figlie ne mangiarono e si videro coverte di condilomi dai quali furono guarite per la pulsatilla».

La terminologia omeopatica usata dal Mauro

In questa relazione il Mauro introduce il concetto di sperimentazione sul sano, il principio di similitudine e parla di sicosi in riferimento della predisposizione costituzionale. Ovvero spiega il trattamento medico secondo l’epistemologia omeopatica e nomina due rimedi omeopatici, Stannum e Pulsatilla.

Gli astanti nella sala congressuale, dichiaratamente avversi all’Omiopazia, non se ne avvidero, mancando in tutta la relazione il termine omeopatia e applaudirono il Mauro senza polemiche.

Altre relazioni che di fatto si richiamarono alla avversata “Omiopàzia” senza provocare polemiche

La nostra ricerca negli atti del VII Congresso è divenuta a questo punto più interessante perché incuriosiva, sempre più, analizzare i motivi delle continue contraddizioni che emergevano.

Inserendo il termine Omiopatia, Omiopazia, omiopatico/a o similitudine, su Google per la ricerca negli Atti del Congresso, ritroviamo altri esempi indiretti che richiamano alla tematica omeopatica ed in particolare anche alle descrizioni cliniche che fanno emergere un lessico e delle osservazioni di esclusiva derivazione omeopatica. Quando si fa riferimento, ad esempio, alla: direzione dei sintomi nella malattia e al concetto di soppressione clinica o del “retropellere” secondo il linguaggio allopatico.

Il rimedio omeopatico a cui si fa riferimento, nella relazione che segue, è il Petroleum che ha nella sua patogenesi eruzioni lesionali della pelle di ogni genere, dalla tigna alla psoriasi.

Leggiamo negli atti

Tigna e petrolio: «Taluno annunziava che anche nelle opere “omiopatiche” si dà internamente il petrolio nella tigna, e riteneva potere usato esternamente arrecare danno grave “retropellendo” l’eruzione.

«Il dott. Manfré 1845 comandava la circospezione nell’uso del petrolio, che il Frizzi trovò destare sulla cute delle flittene, e finalmente il cav. Trompeo diceva, e così chiudevasi la discussione, che nel Piemonte, anni passati, si era usato il petrolio nella pratica civile e degli spedali nella cura della tigna, ma infruttuosamente; ragion per la quale si desistette dall’usarlo.

«Poscia il sig. Sandoli in una breve nota parla della cura della tigna nelle sue varie forme; cura che crede potersi sempre operare con felice risultato e in non lungo tempo con un da lui detto specifico (di cui la scoperta si deve al suo avolo), consistente nel petrolio unito all’olio comune in eguali proporzioni. Anzi ei soggiunse che ungendo il capo dei tignosi mattina e sera si possa non solo guarire la tigna, ma anche riparare alla consecutiva calvizie».

Il fatto interessante di questa relazione è il: “Taluno annunziava…” introduttivo. Per evitare di essere espliciti sul nome dell’omeopata fu chiamato “taluno”.

Il relatore, quando riferisce che gli omeopati consigliano di non “retropellere” l’eruzione con l’applicazione del petrolio dall’esterno ma di curare dall’interno, sta parlando di clinica omeopatica a tutti gli effetti.

A questo punto, nella sintesi veloce del resoconto messo agli atti, emerge l’imbarazzo di quelle annotazioni relative alla Omeopatia che era stata citata per cui leggiamo che Trompeo, avverso all’Omeopatia, taglia netto: «si era usato il petrolio nella pratica civile e degli spedali nella cura della tigna, ma infruttuosamente; ragion per la quale si desistette dall’usarlo».

Viene proposto un premio sospetto al miglior lavoro sui pregi e difetti della “Omiopatia”

Tra le poche note dove abbiamo trovato il termine Omiopatia negli atti del Congresso ci ha attratto, sotto la voce comunicazioni, a pag 1011, con riferimento 738, quanto segue: «comunicazione sull’offerta da contribuirsi all’autore della migliore memoria sui pregi e sui difetti dell’Omiopatia».

Sembra quasi l’annuncio di una “taglia”.

Tutto ciò risulta paradossale in quanto, da una parte si elimina l’Omeopatia dal Congresso negandole dignità di medicina, dall’altra si istituisce un premio per la rivisitazione metodologica della stessa, pregi e difetti, cosa che ha implicitamente il carattere di una provocazione esplicita.

Ricorda la faccenda di Hering

Ritroviamo, come abbiamo già ricordato, nella storia della Omeopatia, una proposta simile, si trattava di una borsa di studio, che fu data al Dott. Costantino Hering al fine di “smascherare le assurdità dell’Omeopatia” (“pretensioni ed impostura”) ma proprio questa indagine avvicinò Hering alla medicina dei simili della quale egli divenne poi uno dei Maestri indiscussi.

Un silenzio assordante sulle vere esigenze mediche del momento

Le epidemie di colera

Abbiamo visto che Napoli era stata colpita negli anni del Regno borbonico da più epidemie di colera nelle quali gli omeopati, operanti a Napoli e in Sicilia, si erano distinti dal 1836.

Nel VII Congresso di Medicina mancò ingiustificatamente un vero dibattito scientifico sulla epidemia di colera e sui mezzi terapeutici per affrontarla, visto che all’epoca l’epidemia recidivava e provocava numerose vittime.

In realtà, agli Atti di questo Congresso, richiamando la parola colèra, troviamo poco. Nessun allopata sembra voglia affrontare questo argomento clinicamente.

Mentre gli omeopati, che erano esperti nella cura del colera e si erano distinti per il numero di guarigioni, non risultano presenti per i motivi di cui abbiamo già parlato estesamente.

Sulla tematica colèra leggiamo a pag. 141 e 142 delle note interessanti riferite al Cav. Bufalini, clinico di Firenze, dove si riportano osservazioni di tipo epidemiologico sulla incidenza della malattia su fasce di popolazioni distrettuali e cliniche.

In particolare, il Bufalini osserva che già poco prima dell’apparire della epidemia le malattie solite «si trasformano, mutano o restano sospese».

Questa osservazione ancora oggi calza perfettamente con le osservazioni della sparizione di influenza stagionale in corso di Sars-Covid2. Il cui ritorno rappresenta proprio un segnale di regressione della pandemia.

A questo proposito Hahnemann, nella sua “Dottrina Medica Omeopatica”, parla delle malattie dissimili e fa notare che in presenza di una malattia più forte le altre «restano sospese».

Tutto ciò è di comune osservazione per il medico pratico in molte circostanze cliniche!

La cura del colèra con l’Omeopatia evitando di citarla

Sempre tra le poche notizie sul tema colèra, leggiamo negli Atti del Congresso l’esperienza del Dott. Daxelhoefer, Maggiore dell’esercito svizzero, chirurgo in capo del 4° Reggimento Svizzero.

Si legge: «Di questo scienziato, molto versato nella storia naturale, ed industrioso…» (naturalmente medico omeopata ma non viene scritto, N.d.A.), numero di iscrizione al Congresso 455, viene riferito che lo stesso «ha curato senza perdite tutti i soldati a lui affidati affetti da colera con lo zucchero impregnato di estratti vegetali diluiti».

Naturalmente quella descritta si riferisce alla preparazione di un rimedio ottenuto attraverso i passaggi della farmacologia omeopatica.

Ricordiamo che il Rubini aveva guarito, successivamente, tutti i soldati del Reggimento di Cavalleria Svizzero del Colonnello Wolf, come documentato precedentemente, con diluizioni alcoliche della canfora.

IL LODO DELLA VACCINAZIONE DI JENNER

Di questo argomento abbiamo già parlato esplicitamente in altro “tema del giorno” che si richiamava a “vaccini ed omeopatia”.

Basti qui sottolineare come allo stesso Congresso, con il divieto di partecipazione degli omeopati, in pratica non si parlò di vaccini, ritenuti di pertinenza della Omeopatia.

Tranne che nel caso di Sinibaldi che si iscrisse omettendo il titolo di omeopata e che con astuzia, parlando di una riforma degli stessi vaccini a causa dei rischi che si erano osservati con la reiterazione del vaccino, legata al veicolo di preparazione, sembrò muovesse critiche alla teoria vaccinale; per cui lo si fece parlare.

CONTINUA…

NB. La prossima lettura, la sesta, sarà l’ultima della serie “L’ Omeopatia è acqua fresca?” e parlerà del periodo della pandemia. Come vedremo, cambierà apparentemente l’argomento in tema ma non la dinamica di una eterna conflittualità intrinseca nelle cose umane.

Su tutto ciò proveremo a dare delle conclusioni finali da osservatori laici.

  1. Assieme alla attenta Flora Rusciano recuperammo con le ricerche storiche molti fatti sottaciuti nel tempo.
  2. Giuseppe Mauro, uno dei grandi omeopati del Regno, distintosi nelle epidemie di colera, era il corrispondente diretto di Hahnemann.

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