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24 Agosto, 2025

L’Omeopatia è acqua fresca? – seconda parte

Dott. Carlo Melodia - Presidente L.U.I.M.O.Dott. Carlo Melodia - Presidente L.U.I.M.O.
La strategia del negazionismo nella storia dell’Omeopatia. Il negazionismo: dalle epidemie di scarlattina al covid, passando per il colera

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La tecnica

È interessante osservare la tecnica del negazionista; in qualunque campo è sempre la stessa. Si nega e si condanna genericamente un comportamento ma senza entrare nel merito e la negazione o la condanna diventa parola d’ordine credibile perché fatta a nome di:

“la scienza, il prof. tal dei tali, un divulgatore dello spettacolo non titolato ma in auge perché allineato, una certa politica e ancora… e poi… “absit iniuria verbis”.

Perché meravigliarsi?

Non sono bastati finora neanche i profeti o gli illuminati per dirci come pensare o comportarci e spiegarci il significato del mondo; basti osservare che fine hanno fatto tutti i portatori di cambiamenti e i profeti, durati il tempo di una estate e affossati o financo giustiziati da congiure e maldicenze per avere dimostrato e sostenuto il nuovo; dallo scopritore dei numeri irrazionali della scuola di Pitagora a Copernico, all’abiura imposta a Galileo e a tutti gli altri incauti che si giocarono la vita per avere scoperto; da scoprire, svelare e rendere visibile una verità di conoscenza.

 Neanche i premi Nobel restano fuori dal gioco se decidono di pensare diversamente

Non andiamo mica tanto lontano se pure nella nostra epoca l’inquisizione è sempre stata lo scudo dello status quo ed è pronta anche a degradare simbolicamente, avanzando il sospetto di demenza. Un premio Nobel prima osannato per le sue scoperte in medicina; ma se questi realizza un pensiero non allineato viene sconsacrato dalla scienza autoreferente bollandolo come demente causa età: come si usava nelle autarchie, dalle “ville” germaniche ai “gulag” sovietici.

 L’Omeopatia e la sua storia non si discosta dalle umane vicende

Ma per carità, i fatti raccontati e che racconteremo sul tema Omeopatia non vogliono pretendere l’approvazione del metodo dei simili né intendo innalzare l’Omeopatia a vittima sacrificale delle nefandezze e cattiverie umane: attenzione gli omeopati sono pur essi di questa terra!

No! Voglio solo raccontare, come affermato nelle premesse, in modo unitario, spero laico, fatti e circostanze per risvegliare in chi legge la consapevolezza di una visione critica dei comportamenti che l’uomo adotta su ogni piano della propria vita per affossare un possibile nuovo concorrente con cui dividere la gestione delle cose; intese anche come primato intellettuale.

Poi ognuno la veda come vuole; tutti liberi di pensare nello spirito della “maieutica” socratica.

Una logica falsamente salvifica?

Il pensiero dominante non consente mai una condivisione, la cosiddetta tregua o pacificazione, perché altrimenti si perde il “dominio” sul mainstream e si scende dal carro in corsa delle mutevolezze umane; giuste o non giuste, non importa, purché si resti in sella.

Della serie: “io ero dalla parte giusta della storia”, ma quale e cosa ha fatto quella parte per definirsi giusta?

Ma era più evoluta la consapevolezza dei filosofi dell’antica Grecia che affrontavano il quesito della conoscenza in modo olistico, del Senato della antica Roma che esprimeva il pensiero di più saggi sulla medesima cosa o quella della “notte medievale” che, infarcita di credenze e dogmi teosofici, ha spento per secoli l’intelletto umano o ancora il positivismo assurto a scienza indiscussa quando afferma: “lo dice la scienza”, forte della rigidità dei suoi quattro pilastri indiscussi e indiscutibili che diventano postulati o i fondamentali fino al prossimo Einstein?

Ma non è il soggetto uomo ad interpretare la natura con una scienza in divenire proprio perché legata alla evoluzione del pensiero umano inteso come comprensione?

Qualcosa ce l’avrà pure insegnata Democrito 2500 anni addietro chiarendo la natura intima della materia armato solo della propria speculazione pensante?

Il rischio di una delega tecnologica in un appiattimento lineare

Alla luce di una tecnologia esasperata e concentrata sulle estreme analisi piuttosto che mirata al senso unitario del creato dove risiede il mondo delle cause, la via percorsa linearmente basata su causa ed effetto si ritrova sempre più in un corto circuito di valori che vede abiurare il nostro intelletto a favore della cosiddetta “AI”.

Dapprima creata al servizio della tecnologia e della scienza, viene sviluppata anche in sostituzione del pensiero a delega della nostra pigrizia esistenziale.

Ma siamo in relazioni lineari di calcoli precostituiti e non nella complessità del pensiero che ama, scopre, percepisce, inventa, crede, decide con sentimento ed evolve? Affidiamoci sempre alla “maieutica” per rispondere.

L’uomo sempre più velocemente si sta sottraendo alla propria autodeterminazione che è responsabilità. Quella che ha regolato e significato, pur nel turbine dell’esistenza, tutta la sua storia e che oggi è finita in una strada cieca e vede il suo futuro nelle mani di un codice di distruzione, in una valigetta sempre al seguito, il tutto inventato per prevaricare il prossimo e che consente di giocare una pericolosa “mano di poker” per ricattare l’avversario in nome di una minaccia distruttiva!

Ma dov’è l’uomo? Sarà possibile una tregua degli eventi che vedono “rilanci continui” che accrescono solo le distanze e le energie distruttive?

“Quo vadis, Domine?”

…. e la Storia si ripete…

Una storia di negazionismi, dalle epidemie di scarlattina, delle infezioni pleuriche dei Campi Flegrei e del colera, fino al covid

“Il caso è fecondo nelle menti preparate”

Ora, anche se sinteticamente, per comprenderne il senso ripercorriamo assieme le aspirazioni di Hahnemann (1755-1843) – figlio del pensiero e del vento “illuminista” agli albori dell’estate “romantica”.

Nel 1784, Kant aveva scritto:

«L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità, il quale è da imputare a lui stesso».

Il padre dell’Omeopatia,1 come ogni persona della sua epoca, influenzata dal pensiero di John Locke (1632-1704), riemergeva dal sonno medioevale e dalla esteriorizzazione effimera del barocco, con la volontà del riscatto dalla sua autodeterminazione frustrata da dogmi e imperativi non spiegati; in ogni campo.

Non a caso in questo periodo con il risveglio delle coscienze si preparava la Rivoluzione Francese: 1789.

Hahnemann si riscattò anche dal potere temporale della chiesa ed abbracciò il protestantesimo.

 

Lo scienziato Hahnemann e la sua capacità di giudizio

Iniziò il suo riscatto dai dogmi deglutiti acriticamente dai “sudditi” di una classe dominante per prevaricazione e censo, acculturandosi prima nello studio delle lingue e poi della letteratura; cosa che accrebbe la sua capacità di giudizio.

Su queste basi, studiò i testi di chimica e della nascente fisica dell’elettromagnetica di cui riferisce al paragrafo 269 del suo Organon dell’Arte del Guarire; testo base della Dottrina medica omeopatica. In questo paragrafo informa di essere stato il primo a preparare i rimedi di cura dei malati con l’uso dell’attrito e della diluizione in presenza di un veicolo inerte.

Hahnemann fu colpito dal fatto che l’attrito nella esperienza della fisica era in grado di trasformare le proprietà delle sostanze, come emergeva dal magnetismo e dalla elettrostatica e dinamica.

Hahnemann scrive di aver voluto provare questi rimedi così preparati sulla fisiologia dei viventi osservando con meraviglia una risposta attiva sugli sperimentatori in senso unitario: mente e corpo.

Come si può definire questo tipo di preparazione complessa “acqua fresca”?

Ben venga una riflessione in filo della maieutica socratica, anche in termini di valutazione intellettuale degli individui che sostengono l’aforisma dell’acqua fresca omeopatica aggiungendo che molti di questi, non tutti, hanno anche una laurea!?

Ma facendo un passo indietro scopriamo che Hahnemann non era un alchimista improvvisato ma un chimico esperto e per le sue conoscenze e le sue scoperte di nuove reazioni di chimica (documentate nella storia di Hahnemann chimico su questo blog) fu consentito ad Hahnemann di scrivere sulla rivista ufficiale di chimica gli “Annalen di Crell”.

 

La succussione o dinamizzazione di Hahnemann usata in chimica

Per tutti i negazionisti tronfi del loro sapere sconfinato, nel quale non c’è posto per la comprensione della succussione e dinamizzazione dei rimedi omeopatici, forse sarebbe interessante sapere che questo procedimento, quando introdotto da Hahnemann chimico (qui non c’entra l’Omeopatia) fu dapprima deriso, ma poi adottato dai chimici del XIX secolo per ottenere una certa reazione chimica altrimenti non possibile:

Lo stesso metodo di succussione, usato da Hahnemann, dapprima deriso, inizia ad essere usato dai chimici del XIX secolo per ottenere una certa reazione chimica endoergonica altrimenti non possibile, come descrive il celebre chimico Bechàmp allora preside della facoltà di medicina di Montpellier (poi preside della Facoltà libera di Lille) alla lezione di apertura tenuta nell’anno accademico 1886. Riferisce l’incontro tra il chimico Berthelot e il chimico tedesco Mitscherlich. Il tedesco riferisce di aver tentato di produrre l’alcol secondo il metodo di Berthelot (non più usato), e di non esserci riuscito. Il procedimento consisteva in: riduzione dell’acido carbonico in una forma “idrocarboniosa”, ottenuta da Berthelot dopo diverse ricerche, acido solforico, poi si imprimono al tutto 53000 succussioni, in presenza di mercurio. Ad assorbimento avvenuto si aggiunge acqua e si distilla e si ottiene l’alcol. Berthelot chiese al tedesco come aveva proceduto e scoprì che Mitscherlich non aveva impresso le succussioni previste in presenza di mercurio (53.000). All’istante procedette all’esperimento che riuscì”.

Del grande talento di Hahnemann l’insigne chimico Berzelius, padre della struttura atomica e dell’elettrochimica, scrisse in seguito: «quell’uomo sarebbe stato un grande chimico, se non fosse diventato un grande terapeuta».

 Hahnemann farmacologo e medico

Notoriamente i primi negazionisti della medicina omeopatica sono i farmacologi che, alla luce delle loro conoscenze, rifiutano ogni argomento che non contenga una stretta analisi chimica e la sua azione sulla chimica dell’organismo; dimenticando del tutto il vitalismo ippocratico che vede nell’idiosincrasia e omeostasi l’autonomia propria della vita soggetta a vari stimoli: fisici, biologici, psicologici e chimici. Da qui la legge dei simili di ippocratica memoria.

A questi farmacologi ricordiamo che Hahnemann fu un loro collega stimato e da queste conoscenze arrivò alla medicina omeopatica.

Leggiamo nel curriculum di Hahnemann:

In qualità di medico fu una eccellenza che spaziò dalla chirurgia, alla medicina legale e alla farmacologia.

Per le sue qualità di medico Hahnemann scriveva sul giornale medico ufficiale: Medical Journal diretto dall’amico Hufeland.

Proprio la farmacologia, ricoprendo il ruolo di Stadtphysicus, fu il suo principale interesse in quanto all’epoca i farmaci venivano testati “ab usu in morbis” senza una conoscenza vera delle loro proprietà terapeutiche e della tossicologia e inoltre si trattava di sostanze complesse quasi sempre contenenti arsenico.

Hahnemann scrisse un libro, a compendio del suo lavoro di farmacologo, con dedica al Kaiser Giuseppe II, dove faceva emergere tutta la sua amarezza e disgusto per una medicina basata su sostanze sconosciute negli effetti, testate ab usu in morbis che peggioravano lo stato del malato e al “mercimonio di ricette”:

«Numerose cause, che non oso elencare, disonorano da secoli la dignità della divina scienza della pratica medica e l’hanno ridotta ad una spregevole attività per guadagnarsi il pane, ad un’erronea interpretazione dei sintomi, ad un degradante traffico di ricette, a un indegno commercio che confonde ineluttabilmente i veri medici con il branco dei truffatori e dei mercanti della medicina …»

… e decise di “rivedere tutto daccapo” come scrive in una lettera al reverendo amico Tom Everest.

 

Lo studio della dottrina di Ippocrate e del principio di similitudine

Hahnemann, “ricominciando” dalla dottrina di Ippocrate alla ricerca di cure rispettose per il malato, provate sperimentalmente sull’individuo sano e stabili nel tempo, si soffermerà sul principio di similitudine già indicato negli scritti di Ippocrate sulle “Epidemie”.  

Leggiamo, proprio in uno scritto di Hahnemann: «Già l’autore del Trattato delle epidemie attribuito ad Ippocrate, parla di un colera morbo che resisteva a tutti i rimedi, e che fu dissipato usando solamente l’elleboro bianco, che ciò nulla ostante eccita esso pure il colera, come osservarono Forest, Ledel, Raimann e parecchi altri».

Non ripercorro qui tutta la storia la storia, che potete ritrovare nel riferimento a piè pagina relativo alla vita del Maestro, in cui si parla nel dettaglio della sperimentazione di sostanze in piccole dosi su uomini sani attraverso la quale Hahnemann ha svelato, estraendo nel linguaggio proprio del corpo e della mente dello sperimentatore, le proprietà curative di molte sostanze naturali appartenenti ai tre regni.

 

Un unico laboratorio

In termini di filosofia della scienza spero non sfugga al medico attento che la sperimentazione omeopatica risulterà essere il mezzo di conoscenza del rimedio e del malato:

“Un unico laboratorio per la conoscenza dell’uomo e della terapia”.2 Mentre nel paradigma allopatico i farmaci si producono in laboratorio e le loro proprietà si testano successivamente ab usu in morbis.

Questo è il motivo per il quale i rimedi omeopatici sono stabili nel tempo mentre la ricerca farmacologica è in continua precarietà in quanto i farmaci passando su più malati aumentano la probabilità di effetti collaterali e indesiderati o mostrano la variabilità della loro efficacia da soggetto a soggetto e anche per motivi di resistenza biologica indotta, come avviene per gli antibiotici.

Inoltre, essendo la metodica allopatica basata sulla azione quantitativa del farmaco chimico sul parametro fisiologico, attraverso i siti d’azione, il vitalismo intrinseco omeostatico reagisce nel tempo al “non self” chimico diminuendo i suoi effetti fino ad annullarli e costringendo il medico ad aumentare le dosi o cambiare periodicamente il principio attivo. Perciò la prima fase efficiente viene chiamata la primavera dell’azione farmacologica… ma poi subentra il principio vitale che rifiuta ciò che non è simile; come è nella natura delle cose.

Altro ragionamento vale per i preparati organici di sostituzione, dalla insulina agli ormoni tiroidei…

 

I primi negazionisti della serie

Napoli, 1821, crocevia della Omeopatia nel mondo: la cultura partenopea recepisce e fa propria le “pretenzioni dell’Alemanno Hahnemann” assieme all’Accademia Reale delle Scienze

Ma l’entusiasmo spontaneo per l’esplicita efficacia delle cure omeopatiche fu seguito da negazionismi e da complotti.3

La storia che brevemente ripercorreremo ad esemplificazione del nostro tema odierno evidenzia, come ampiamente scritto nelle premesse, che in ogni campo della cultura e del sapere si struttura e si consolida nel tempo un pensiero dominante: come tale risulta parziale e non oggettivo. Esso diventa spesso “ufficiale” e nella sua rigida parzialità è restio ad accettare punti di vista differenti dai parametri che si è dato aprioristicamente.

In generale l’establishment in auge, in ogni periodo storico, tende a consolidarsi culturalmente e lo fa rifiutando il confronto e la dialettica. Tutto ciò crea posizioni intoccabili che diventano postulati e, come tali, sono autoreferenziali. Queste posizioni si autodefiniscono “ufficiali”, ovvero non criticabili, quando assumono la forma di veri e propri universali, come quelli del pensiero Aristotelico, risultando lontani da quella imparzialità insita, per definizione, nel concetto di cultura.

 

Le radici storiche del contenzioso Allopatia – Omeopatia

L’Omeopatia però entusiasmò proprio gli intellettuali del Regno dei Borbone rappresentati dal filosofo e accademico Melchiorre Delfico che già dal 1801, epoca in cui dell’Omeoprazia si legge per la prima volta sull’Osservatore Medico Napoletano, elogerà il pensiero e la metodologia “dell’Alemanno” anche per le notizie ricevute in precedenza dallo stesso Delfico su Hahnemann chimico; come emerge dalle ricerche storiche di alcuni autori.
I sodali del gruppo del Delfico, tra cui filosofi e medici, apprezzarono il nuovo paradigma del tedesco e crearono una massa critica favorevole all’accoglienza del nuovo sistema medico.

Successivamente, arrivata a Napoli nel 1821, l’Omeopatia si diffuse tra i medici del Regno e nel 1822, dopo essere stata accolta con tutti gli onori di Scienza presso la Reale Accademia delle Scienze in Napoli, fu avversata dalla medicina ufficiale, paradossalmente proprio per le prove di efficacia che aveva dimostrato sul campo la cui eco aveva attirato malati da ogni regione e anche dall’estero.

L’Omeopatia ebbe successo come medicina prima presso i regnanti, che la sostennero e la difesero, poi divenne medicina popolare a Napoli e infine si distinse nelle epidemie di colera che si susseguirono nel Regno.

Contro l’Omeopatia si schierò l’organizzazione della vecchia scuola che rigettò ogni tentativo di condivisione culturale e tenne alla larga, forte della sua strutturazione consolidata nell’assetto socioeconomico del tempo, il paradigma del metodo dei simili.

Anche il vaccino di Jenner, come già abbiamo abbondantemente letto su questo sito, fu ritenuto appartenere all’Omeopatia perché basato sullo stesso principio di similitudine, come scrive Hahnemann nel suo Organon dell’Arte del Guarire e si fece divieto di parlarne al VII Congresso degli Scienziati a Napoli!

A maggior ragione, in quanto la Presidenza del Reale Istituto Vaccinico del Regno era affidata, come sappiamo, ad uno dei più noti omeopati, Cav. Prof. Cosmo Maria de Horatiis, Direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Napoli, dell’Ospedale militare e uno dei più importanti Accademici, già medico di Francesco I.

 

Le prime notizie ufficiali nel Regno di Napoli

Le prime notizie sull’Omeopatia erano già arrivate agli intellettuali del Regno di Napoli per varie fonti e nel 1801 l’Osservatore Medico di Napoli, per primo in Europa, aveva dato tempestivamente la notizia della “cura e preservamento della scarlattina” nelle incalzanti epidemie del tempo nell’Europa centrale con l’uso della Belladonna omeopatica (anno II pagg. 48-49 e anno III pagg. 104-147); la comunicazione forniva altresì un elenco di rinomati professori che attestavano la correttezza delle affermazioni di Hahnemann.

I successi della medicina omeopatica nelle epidemie di scarlattina con l’uso della Belladonna omeopatica furono accolti con entusiasmo

Le notizie dell’Omeopatia, ai suoi inizi, si devono alle epidemie di scarlattina che, in assenza degli antibiotici, rappresentavano all’epoca una vera e propria calamità a causa delle sequele procurate in chi si ammalava.
La sintomatologia patognomonica della malattia nella sua fase infiammatoria era similare alla patogenesi sperimentale della Belladonna omeopatica. Essa fu usata secondo il principio della similitudine in quelle epidemie, in piccole dosi, con successo dai medici omeopatici per la cura e la prevenzione della scarlattina.

La notizia di queste guarigioni, sorprendenti per l’epoca, fu immediatamente accolta con entusiasmo e curiosità scientifica. Come ricordato in precedenza, già nel 1801 l’Osservatore Medico Napoletano aveva riportato la notizia con la testimonianza sottoscritta di noti medici dell’epoca che avevano confermato i successi omeopatici.

In Germania nascono ben presto i negazionisti dei successi omeopatici nelle epidemie di scarlattina: parola d’ordine negare, negare, negare a tutti i costi

Passa parola: non si tratta di scarlattina ma di una forma frusta che guarisce da sé!!

L’entusiasmo per queste guarigioni mise nell’ombra la scuola medica tradizionale germanica per cui ben presto, come accade nelle vicende umane, in seno alla stessa spuntarono i negazionisti che affermarono in realtà, a ben vedere, che non si trattava di scarlattina, quella debellata con l’Omeopatia, ma di una forma epidemica meno grave ed auto risolutiva; forma frusta!

Per cui Hahnemann inviò i suoi medici a curare i focolai di scarlattina, così diagnosticati fuori da ogni dubbio, nelle zone limitrofe al confine germanico, ottenendo lo stesso successo terapeutico, come riportato da Bradford.4

CONTINUA…

  1. Cristiano Federico Samuele Hahnemann, uomo, chimico e medico.
  2. Antonio Negro, rapporto ISTISAN – Omeopatia 1985.
  3. Seguano nel testo note a stralcio ricavate da: 1821-2021 IL BICENTENARIO DELL’ARRIVO DELLA MEDICINA OMEOPATICA A NAPOLI. L’OMEOPATIA AL TEMPO DEI BORBONE di Carlo Melodia Prima edizione: 2022 © Editore LUIMO.
  4. Bradford Thomas Lindsley, La Nascita dell’Omeopatia: vita e lettere di Samuel Hahnemann, Perla editrice, Milano, 1993.

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