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3 Ottobre, 2025

L’Omeopatia è un atto di coraggio e consapevolezza

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Fare il medico omeopatico non è semplice. E non lo è neanche scegliere l’Omeopatia come tipo di cura, e non di medicina.

È brutto oltre che per me estremamente triste da dover ammettere ma oggi i medici ed i pazienti “omeopatici” sono pochi. Ci sono tanti medici che usano i prodotti omeopatici e pazienti che vogliono medicine omeopatiche ma questo non significa scegliere l’Omeopatia.

Perché, diciamola tutta, l’Omeopatia la si sceglie perché non è la medicina ufficiale che insegnano all’università. E non è una specializzazione da fare dopo la laurea come potrebbe essere cardiologia o ortopedia.

No, è un modo diverso di curare le persone.

Tanto per iniziare, con buona pace dei tanti colleghi che continuano a chiedere “ma cosa posso dare al posto di… come farmaco omeopatico”, non ci sono protocolli omeopatici. Lo stesso sintomo può essere trattato con diversi rimedi, perché un sintomo ha diverse sfumature, diversi altri sintomi correlati, diverse caratteristiche che rendono il sintomo stesso diverso da altri simili ma non uguali.

Cosa vuol dire?

Che la tosse non è solo tosse secca o grassa: può essere secca, può terminare col vomito, può essere accompagnata da incontinenza urinaria, può essere associata ad ansia forte, può essere continua o ad accessi e così continuando… è così anche nella medicina ufficiale? Si, forse.  La differenza sta nel fatto che ognuno di questi sintomi è associato ad un rimedio diverso da prescrivere, sempre per la tosse. Quindi, non può esistere un protocollo per un sintomo.

Poi, sappiamo che i sintomi cambiano, evolvono, mutano: ed al mutare del sintomo cambia anche la prescrizione. Sia nell’acuto che nel cronico.

Cosa implica tutto questo?

Che non posso dare un rimedio omeopatico a vita, come si fa per i farmaci per il colesterolo, per la pressione, per problemi di stomaco. Quante volte ho sentito dire: una volta iniziato a prendere non puoi smettere più e cambi solo se non funziona più? In Omeopatia è il contrario: il rimedio cambia.

Se non cambia o il medico ha sbagliato o il paziente è immobilizzato e non cambia. Evento questo che è una delle prima cause di patologia.

Infine, in Omeopatia non si fa diagnosi di malattia ma diagnosi di rimedio. La prescrizione del simillimum coincide con la diagnosi.

Questo, sia chiaro, non significa che il medico non sappia diagnosticare la malattia da cui è affetto il paziente, non sappia riconoscere i quadri patologici. Assolutamente no.
È il significato ad essere diverso. È la visione ed interpretazione del quadro patologico ad essere diverso.

I sintomi indicano che il paziente non riesce ad adattarsi, in modo fluido e dinamico, all’ambiente un cui vive e non riesce ad esprimere se stesso per ciò che è. Spesso non riesce neanche a sentire se stesso né a vedersi.

I sintomi sono degli indicatori di qualcosa che non va e che deve essere cambiato. Ed il miglioramento fino alla guarigione avviene soltanto quando il paziente diventa prima consapevole del problema e poi attua un cambiamento.

Il rimedio omeopatico opera su questo piano, aiuta ad entrare in contatto con se stessi, mette in luce delle problematiche. La guarigione inizia quando le cose iniziano ad uscire ed il paziente è in grado non solo di vederle ma di accoglierle.
Non è un farmaco per la psoriasi che, preso, la fa scomparire.

Quindi?

Quindi, rivolgersi alla medicina omeopatica richiede un atto di coraggio, soprattutto oggi: perché impone una messa in discussione di sé per raggiungere la guarigione attraverso la cura. E la cura non è solo del medico ma anche del paziente verso se stessi. Implica l’imparare a vedersi e conoscersi e poi accettarsi per ciò che si è, senza giudicarsi o colpevolizzarsi.

Non è la banale sostituzione di un farmaco tradizionale con un farmaco omeopatico. E non tutti sono in grado, soprattutto oggi, di fare una scelta del genere.

6 commenti

  • buongiorno il problema che in una città come Genova è difficilissimo trovare un/a omeopata dipendente del S. S. N e solo a pagamento e pochissimi. magari avere un medico di famiglia che curi con l omeopatia troppi interessi con la chimica farmaceutica. grazie per la risposta

    • Generiamosalute

      Ha ragione, un’altra motivazione è che il medici di famiglia sono oberati da adempimenti burocratici e spesso non hanno il tempo né per formarsi, né per visitare i pazienti omeopaticamente, che richiede più tempo. Ricordo che c’era il dott. Roberto Ferraris, medico di famiglia dotato di grande umanità e disponibilità, purtroppo scomparso nel 2023

  • Ho letto questi interessanti articoli, che fanno molto riflettere. Da paziente di omeopata unicista, mi sento dunque una privilegiata…. Grazie

  • Silvana Scuderi

    Verissimo. Ho usato l’omeopatia per anni e sta o benissimo. Poi subentrati problemi e ho allentato, cambiando abitudini di vita in negativo. E ho smesso di curarmi. Ho smesso quando mi è stata diagnosticata l’artrite reumatoide Adesso sono 10 anni esto sempre male. Vorrei tornare indietro ma non è facile. Inoltre il mio omeopata non lavora più.

    • Generiamosalute

      Buonasera Silvana, siamo dispiaciuti per le sue condizioni di salute, ma certamente possono migliorare. Il medico cura, è il paziente che partecipando al processo sta meglio fino anche a guarire. Se ha avuto una buona esperienza con la medicina omeopatica, perchè non provare nuovamente? Certamente, oltre alla terapia è importante anche lo stile di vita e qui l’impegno deve essere il suo. Ci sono molti brave ed esperti medici omeopatici a cui si può rivolgere. Noi tifiamo per lei!

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