Le vertigini rappresentano un sintomo comune che influisce in modo significativo sulla qualità della vita. Classificati come nono sintomo più frequente nelle visite ambulatoriali, possono avere origine da problemi del sistema nervoso centrale, specificamente dei nuclei vestibolari e cerebellari, ma più comunemente derivano da disturbi del nervo vestibolare e del sistema cocleare vestibolare, con occasionali origini vascolari. La condizione nasce da un’elaborazione anomala di informazioni apparentemente contraddittorie nel sistema nervoso centrale, accompagnandosi spesso a sintomi uditivi. Chi ne soffre sperimenta nausea, vomito, sudorazione, collasso e tinnito, con disturbi dell’equilibrio che possono risultare fortemente invalidanti nella vita sociale. Le principali forme includono la vertigine parossistica posizionale benigna, la neurite vestibolare e la malattia di Ménière, sebbene frequentemente la causa precisa resti ignota. La situazione si complica ulteriormente poiché i sintomi variano continuamente nella loro natura e intensità. La vertigine posizionale, tipicamente indicativa di un disturbo vestibolare benigno, nella sua forma più comune provoca vertigini sia in posizione sdraiata che seduta, particolarmente durante i movimenti della testa o del collo. Durante l’esame clinico, si osserva caratteristicamente un nistagmo rotatorio quando si posiziona il paziente con l’orecchio rivolto verso il basso.
Lo studio clinico
Un importante studio clinico ha confrontato l’efficacia di un rimedio complesso omeopatico rispetto al cloridrato di betaistina. Il composto contiene Ambra grisea D6, Cocculus D4, Conium maculatum D3 e Petroleum D8. La betaistina, che stimola i recettori istaminergici nel cervello aumentando il flusso sanguigno attraverso la vasodilatazione, è considerata un trattamento standard per le vertigini.
La ricerca è stata condotta tra novembre 1995 e novembre 1996 in quindici centri di medicina generale in Germania, coinvolgendo 119 pazienti. I criteri di inclusione prevedevano la presenza di sintomi di vertigine acuta o cronica di varia origine, con almeno tre attacchi nella settimana precedente e un’intensità valutata tra 2 e 4 su una scala di 5 punti. Lo studio ha escluso pazienti con vertigini croniche trattate nelle quattro settimane precedenti, vertigini da disturbi psicovegetativi, e altre condizioni specifiche come tumori, abuso di sostanze, o patologie gravi concomitanti. Lo studio era in doppio cieco, coerente con la tecnica “double-dummy” e data la differenza di sapore tra i farmaci, sono stati creati placebo corrispondenti identici per garantirne l’obiettività. I pazienti di entrambi i gruppi hanno assunto 15 gocce 3 volte al giorno del farmaco attivo (rimedio omeopatico o betaistina) più il placebo corrispondente ogni giorno per 42 giorni consecutivi (dosaggio di betaistina: 18 mg/giorno in 3 dosi divise). La ricerca ha utilizzato un approccio multimodale per valutare l’efficacia dei trattamenti. Il monitoraggio includeva la frequenza degli attacchi, la loro durata (da 0-2 minuti fino a oltre 6 ore) e l’intensità (da nessun disagio a disagio molto grave). La qualità della vita è stata valutata attraverso il questionario Medical Outcome Study-Short Form 36, che esaminava sia aspetti fisici che mentali del benessere dei pazienti. L’analisi ha coinvolto 105 pazienti nel protocollo finale, con nove interruzioni premature dovute a guarigione o peggioramento. I gruppi di trattamento erano comparabili per caratteristiche demografiche e anamnestiche. Significativamente, la causa esatta delle vertigini era nota solo nel 10% dei casi, e oltre il 70% dei pazienti riceveva il primo trattamento per questa condizione.
Efficacia comparativa
I risultati hanno dimostrato l’equivalenza terapeutica tra il rimedio omeopatico e la betaistina. Entrambi i trattamenti hanno portato a una riduzione clinicamente significativa nella frequenza, durata e intensità degli attacchi. Il rimedio omeopatico ha mostrato una leggera superiorità nella riduzione della frequenza degli attacchi, mentre per gli altri parametri i risultati erano comparabili. Durante lo studio sono stati registrati 57 eventi avversi, equamente distribuiti tra i due gruppi. Solo sei eventi in tre pazienti sono stati considerati correlati al trattamento. La tollerabilità è stata valutata come eccellente o buona in oltre il 90% dei pazienti per entrambe le terapie, confermando il favorevole profilo di sicurezza di entrambi gli approcci. Lo studio ha fornito evidenze robuste sull’efficacia comparabile tra l’approccio omeopatico e quello convenzionale nel trattamento delle vertigini. La buona tollerabilità di entrambi i trattamenti, unita alla loro efficacia nel ridurre i sintomi, offre ai clinici opzioni terapeutiche valide per la gestione di questa condizione debilitante. La ricerca sottolinea l’importanza di considerare multiple strategie terapeutiche nel trattamento delle vertigini, aprendo nuove prospettive per la gestione personalizzata dei pazienti affetti da questa condizione.
Nonostante i risultati promettenti, ulteriori ricerche potrebbero approfondire l’efficacia di questi trattamenti in sottogruppi specifici di pazienti e per periodi di osservazione più estesi. La comprensione dei meccanismi d’azione del rimedio omeopatico, in particolare, potrebbe aprire nuove vie nel trattamento delle vertigini e nella personalizzazione delle strategie terapeutiche.
2 commenti
Franca Lopes
Sono molto interessata sll’argomento visto che soffro di vertigini. Gradirei conoscere il nome del farmaco per sottoporlo al mio medico omeopata
Grazie
Generiamosalute
Nell’articolo c’è il link allo studio scientifico, dove è indicato il prodotto e che può portare al suo medico omeopata. Tenga conto che se il suo medico è un omeopata classico, preferirà curarla con un rimedio unico altamente personalizzata, impostazione con cui concordiamo.