In epoca moderna si è sviluppato un largo uso dei farmaci chimici di nuova generazione con un notevole progresso della pratica medica; assistiamo però anche ad un frequente uso improprio o eccessivo di alcune molecole chimiche con conseguente danno per la salute, al punto che le malattie di origine iatrogena sono in netto aumento. La salute è un problema complesso e spesso una risposta semplice e riduttiva come quella esclusivamente farmacologica è controproducente. Occorre saggezza e lungimiranza per affrontare la complessità del soffrire umano, e questa attitudine non è sempre nelle corde dell’approccio medico contemporaneo. Dietro all’abuso farmacologico abbiamo da un lato la fascinazione della tecnologia scientifica e delle sue millantate promesse e dall’altro la consumistica illusione di una rapida soluzione del malessere. Affrontare il problema alla radice è una prerogativa delle medicine della persona ed in particolare di quella omeopatica, relegate da tempo nel ruolo di complementarietà e sudditanza.
Antidepressivi e stabilizzatori dell’umore
È noto agli operatori della salute che antidepressivi e stabilizzatori dell’umore sono farmaci da assumere con cautela perché possono comportare dipendenza e numerosi effetti collaterali. Nonostante questa avvertenza, secondo Data Pharma Factory, il mercato degli antidepressivi negli ultimi 12 mesi in Italia è stato di 525 milioni di euro pari a 49 milioni di confezioni vendute. Si tratta di un aumento del 3,2% dei profitti delle case farmaceutiche rispetto all’anno precedente. L’aumento dei consumi riguarda tutte le classi di età ma soprattutto le fasce più giovani: +10,4% tra i 25 e 34 anni e +9,8% tra i 15 e 24 anni. Le autorità sanitarie dovrebbero indagare le cause di questa epidemia tra gli adolescenti e intervenire per fermare una tendenza pericolosa: il trattamento farmacologico non può essere l’unica soluzione.
Una ricerca condotta su un campione di 2.510 ragazze e ragazzi italiani, tra i 10 e i 24 anni, dall’Associazione Nazionale DiTe (Dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo) in collaborazione con il portale studentesco Skuola.net. afferma che il 26,8% dei giovani tra i 10 e i 24 anni non ha legami significativi coltivati regolarmente con incontri al di fuori delle piattaforme digitali; il 14,4% spesso, se non sempre, fa fatica a incontrare i propri amici dal vivo; il 34,2% si sente spesso triste o insoddisfatto dopo un uso prolungato delle piattaforme sociali. La stessa percezione delle emozioni e del proprio futuro è pesantemente condizionata da questo ritiro relazionale: Il 62,3% degli intervistati, infatti, confessa di fare fatica a immaginare la propria vita futura.
Uso degli antibiotici
In Italia si assumono anche troppi antibiotici: questi farmaci vengono somministrati al 44,7% della popolazione, anche quando non sono strettamente necessari; consideriamo che la media Ue è del 33,7%. L’uso degli antibiotici in Italia è in aumento: il 35,5% dei pazienti, non solo ricoverati, ne ha ricevuto almeno uno negli ultimi 2 anni, contro il 32,9% del periodo 2016-17. L’eccessivo impiego di antibiotici rende i batteri più forti (antibioticoresistenza) e comporta un elevato rischio che un’infezione grave non risponda più all’antibiotico necessario. L’aumento del numero delle infezioni è diretta conseguenza di questa cattiva pratica medica. 12.000 decessi annui ospedalieri, un terzo delle morti tra i ricoverati, è dovuto a questa causa. È facile contrarre infezioni quando si è ospedalizzati: 430.000 casi tra il 2022 e il 2023. La media europea è del 6,5%, in Italia 8,2%; peggio dell’Italia c’è solo il Portogallo con l’8,9%.
La Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) sostiene che l’impatto delle infezioni potrebbe essere ridotto del 30% grazie ad una maggiore oculatezza delle prescrizioni mediche. In Italia gli over 65 (anziani e fragili) sono circa 14 milioni, il 24,1% della popolazione totale; si tratta di soggetti che si ammalano più facilmente e che inevitabilmente assumono più frequentemente antibiotici. Questo dato non è però sufficiente a giustificare l’aumento dell’uso di antibiotici. Il loro impiego inappropriato è già stato oggetto di studi, articoli e ricerche statistiche riportati in questo blog. Probabilmente altri fattori esercitano un ruolo importante, in primis una condizione diffusa di debolezza immunitaria causata da stili di vita sedentari e stressogeni, dall’inquinamento ambientale chimico ed elettromagnetico, oltre che da abitudini alimentari scorrette con conseguente alterazione del microbiota. Opportuna sarebbe in alcuni casi una adeguata integrazione vitaminica, capace di promuovere il rafforzamento delle difese. Un ruolo importante nella genesi delle malattie microbiche è rappresentato anche dal tono umorale che in deflessione determina una diminuita reattività immunitaria. Soltanto una campagna di informazione e di educazione sanitaria che metta al centro questi aspetti di elementare conoscenza e prevenzione può invertire la rotta.