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il sangue dei donatori abituali cambia in meglio, davvero
24 Aprile, 2025

il sangue dei donatori abituali cambia in meglio, davvero

RedazioneRedazione
Un recente studio fa luce su come il corpo si adatta alle donazioni frequenti, rivelando un'inaspettata evoluzione cellulare

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Donare il sangue salva vite umane ogni giorno, ma cosa accade all’interno del corpo di chi dona regolarmente? Un innovativo studio ha esplorato gli effetti delle donazioni frequenti sulle cellule staminali del sangue, rivelando come il nostro organismo si adatti a questo particolare tipo di stress. I ricercatori hanno confrontato 217 donatori maschi con oltre 100 donazioni all’attivo con 212 donatori occasionali, analizzando un fenomeno chiamato “ematopoiesi clonale” – un processo in cui alcune cellule staminali del sangue acquisiscono mutazioni genetiche che conferiscono loro un vantaggio riproduttivo.

Non tutti i donatori sono uguali

Contrariamente alle aspettative iniziali, lo studio non ha riscontrato un aumento generale dell’ematopoiesi clonale nei donatori abituali. Tuttavia, ha rivelato qualcosa di più interessante: un “panorama mutazionale” completamente diverso nel gene DNMT3A, il più comunemente associato a questo fenomeno. “È come se il corpo dei donatori frequenti sviluppasse una strategia genetica specifica per far fronte alla perdita regolare di sangue”, spiegano i ricercatori. Le mutazioni trovate nei donatori frequenti sono principalmente quelle che riducono la stabilità della proteina DNMT3A, come le varianti denominate W305*, S663fs e E733*.

L’eritropoietina: il fattore chiave

Il segreto di questa adattabilità sembra risiedere nell’eritropoietina (EPO), l’ormone che il nostro corpo produce quando deve aumentare rapidamente la produzione di globuli rossi. Dopo una donazione, i livelli di EPO aumentano, e le cellule con certe mutazioni DNMT3A sembrano trarre vantaggio da questo ambiente particolare. Lo studio ha dimostrato che queste mutazioni specifiche favoriscono la produzione di globuli rossi, esattamente ciò di cui il corpo ha bisogno dopo una donazione. È un affascinante esempio di evoluzione darwiniana che avviene all’interno del nostro corpo in risposta a uno stimolo esterno.

Conseguenze per la salute: c’è da preoccuparsi?

I ricercatori rassicurano: le mutazioni osservate nei donatori frequenti non sono associate a un rischio aumentato di sviluppare leucemie o altre malattie del sangue. Al contrario, le mutazioni tipicamente associate a patologie (come R882H e R882C) non sono risultate più comuni nei donatori abituali. “È interessante notare come nel gruppo dei donatori frequenti fossero completamente assenti le mutazioni JAK2, spesso associate a malattie mieloproliferative”, sottolineano gli autori dello studio. Questo suggerisce che solo persone particolarmente sane continuano a donare con tale frequenza.

La generosità ha un impatto biologico?

Questa ricerca rappresenta una finestra inedita su come il nostro organismo si adatti a condizioni particolari come le donazioni ripetute. Le cellule staminali del sangue, sotto questa pressione selettiva, sviluppano strategie evolutive per rispondere in modo efficiente alla richiesta continua di nuovi globuli rossi. Gli esperti consigliano comunque un monitoraggio a lungo termine della salute ematologica dei donatori frequenti, pur ribadendo che al momento non sono emersi rischi significativi. “Ciò che abbiamo osservato non è solo un fenomeno biologico”, concludono i ricercatori, “ma un esempio straordinario della capacità del corpo umano di adattarsi e rispondere a sfide uniche, trasformando un gesto altruistico in un’opportunità di evoluzione cellulare.”

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