La figura del naturopata

25 Agosto, 2022
Tempo di lettura: 7 minuti

Nel corso degli ultimi decenni, si è rivelato nella società occidentale un netto aumento delle malattie cronico degenerative da stress e da invecchiamento.
A fianco dei consueti presidi terapeutici, un numero crescente di persone si è rivolto con risultati soddisfacenti a discipline naturali che sono ormai riconosciute come valide coadiuvanti del benessere, capaci di migliorare la qualità della vita. Discipline che utilizzano tecniche e trattamenti ispirati ad una concezione della vita in cui la natura è il momento centrale e prendono origine dalle grandi tradizioni di oriente ed occidente basate sulla visione unitaria di mente e corpo che si sono dimostrate di grande giovamento per numerose persone.

Con l’affermarsi di questa realtà si è andata quindi sempre più delineando la necessità di formare figure professionali capaci e seriamente preparate che possano operare in questo nuovo settore del benessere, un settore in continua espansione a cui il pubblico guarda con crescente interesse.

L’invecchiamento della popolazione e l’accelerazione dei ritmi dovuta ai rapidi cambiamenti tecnologici e sociali hanno portato infatti in primo piano l’importanza di una buona qualità della vita, intesa non solo come la necessità di vivere in un ambiente adeguato, ma anche di migliorare il proprio stile alimentare, di ritrovare un rapporto armonico con se stessi e una comunicazione felice con gli altri, di imparare a conoscere il proprio corpo, a interagire con le emozioni, a prevenire disturbi che possono degenerare in patologie vere e proprie.

Il Naturopata aiuta ciascuno di noi a vivere meglio, in sintonia con se stesso secondo i principi della psicosomatica e con la natura, in una prospettiva olistica che si rifà alla tradizione ma anche alle scoperte della fisica moderna.

Ha competenze specifiche nei campi tradizionali della Naturopatia, come l’Ayurveda, l’aromaterapia, la fitoterapia, la floriterapia, la reflessologia, il massaggio, l’alimentazione naturale e i contributi più significativi delle nuove tecniche di prevenzione e benessere volte al ripristino delle risorse biologiche, come ad esempio il miglioramento delle risposte immunitarie.

Riserva ampio spazio  alle tecniche psicosomatiche come l’Autostima, la scoperta del proprio Talento, il Rilassamento, particolarmente indicate nell’assistenza dei disagi esistenziali per fare emergere la potenzialità vitale, le capacità di autoguarigione dell’organismo e l’energia creativa, con il ripristino delle risorse psichiche.

I moderni studi neurofisiologici hanno infatti messo in luce che ogni nostro stato di coscienza è in grado di modificare, in positivo o in negativo, il sistema limbico ipotalamico (la parte più ancestrale del nostro cervello) dove il nostro corpo viene istante per istante ricreato e rigenerato.

Dentro di noi la vita si genera, si svolge, si sviluppa senza alcuno sforzo. Da un embrione diventiamo neonati, bambini e uomini senza accorgercene.
Fino a qui ci guida l’intelligenza innata. Poi arrivano l’educazione, la cultura, la morale e si forma l’intelligenza cerebrale: è quell’intelligenza che troppe volte ci fa sentire prigionieri di quel labirinto che è il nostro Io. Ma la salute nel senso più profondo del termine, la salute come equilibrio psicofisico nasce e si realizza attraverso quell’intelligenza totipotente che ci abita e che ci rigenera in ogni istante

La salute, come la felicità, non è qualcosa che può scaturire dalla mente razionale. Nasce dalla capacità di attingere a quelle forze che senza sforzo conducono la nostra vita, a patto che le lasciamo fluire senza ostacolarle.

Il nostro corpo è una miniera di esempi illuminanti a questo proposito.

Consideriamo, ad esempio, nell’ambito delle ricerche condotte in campo immunologico, ciò che scrive Michael Gazzaniga nel suo libro “La mente della natura – il cervello umano tra ereditarietà e ambiente”:

Per anni si è ritenuto che il sistema immunitario producesse anticorpi diretti contro qualsiasi antigene naturale; data la percentuale elevata di sostanze a cui esso reagisce, tale teoria è sempre stata considerata valida. Ma l’organismo può sviluppare anticorpi anche contro sostanze di sintesi che non esistono in natura. Nel caso in cui un corpo estraneo vi penetri, una cellula preesistente lo riconosce immediatamente come tale e, a scopo difensivo, inizia a moltiplicarsi e a produrre proteine. Durante tale processo avvengono talora mutazioni che conferiscono alle proteine una maggiore aggressività nei confronti dell’antigene. Alla luce di questa scoperta, quello che un tempo era considerato un processo formativo (l’organismo produce una nuova sostanza in risposta all’ambiente) si è rivelato essere, in sostanza, un processo di selezione (l’ambiente seleziona una cellula già esistente dell’organismo per generare un anticorpo adeguato.)”

Niels Jerne  fu il primo a chiedersi nel 1968 se lo stesso processo non avvenga anche a livello cerebrale o, in altri termini, se quasi tutte le forme di apprendimento non siano illusorie. Le nostre decisioni o le nostre azioni sono causati dal fatto che scopriamo ciò che già esiste nel nostro cervello?
Socrate, come suggerisce Jerne, aveva dunque ragione e il povero Locke aveva torto? Il filosofo inglese, convinto assertore della teoria della formazione, considerava il cervello come un foglio di carta bianca su cui veniva scritta ogni esperienza, sostenendo di conseguenza che la mente non è specifica e che risulta priva di qualsiasi struttura.
Socrate e i sofisti greci non erano invece tanto convinti dell’influenza dell’ambiente. Come sottolinea Jerne, “Socrate concluse che ogni forma di apprendimento consiste nel ricordare ciò che preesiste all’interno del cervello.”

Anche le pratiche tradizionali come l’erboristeria, la fitoterapia, sono trattate nella prospettiva olistica.

Angelo Angelini nel “Serto di Iside” scrive:

“Se vogliamo adottare per curare i nostri disturbi un approccio globale, olistico, non sintomatico, non possiamo limitarci ad utilizzare un erba solo in ragione di un suo specifico principio medicamentoso. È importante considerare la pianta non come un aggregato dei principi attivi, ma come un essere vivente, che prolunga la sua vita dentro di noi. Fiori, erbe,  alberi devono essere colti nella loro globalità. Conoscere il carattere di una pianta è importante. Solo così possiamo scoprire affinità o divergenze col nostro carattere, il nostro stile che la nostra personalità. Per fare questo, dobbiamo essere consapevoli di tutte le caratteristiche che la contraddistinguono nel vasto mondo vegetale. Che tipo di terreno predilige? Calcareo? I terreni calcarei tendono all’alcalinità. E sono soggetti a ristagni d’acqua. In pratica, le gocce di pioggia non vengono filtrate ma respinte. E l’acqua, a lungo andare, corrode la roccia. Che cosa ci dice questo elemento a proposito del carattere della pianta? Che ha un difficile rapporto con l’emotività.
Sappiamo che l’acqua è legata all’inconscio, a ciò che non si può vedere, né conoscere, e quindi suscita un naturale sentimento di timore.”

E cosa si intende per cura?
Ci risponde magistralmente Giuliano Kremmerz ne ” La scienza dei magi”:

“Non impedite che un ammalato si faccia curare dal suo medico laureato, nè che spenda in rimedi il poco che ha. Proponete di ‘sanare chi ricorre a voi’, senza neanche il desiderio che egli lo sappia e tanto meno che vi resti riconoscente. Amatelo e siate saggio a non volere le cose impossibili. Consolatelo con una parola e richiamate col vostro Amore su di lui quel potere compensativo che nella natura umana tien luogo di ricostruttore dell’equilibrio vitale.
L’ammalato fuori della legge della materia in equilibrio, nel sui fattori non determinabili della chimica ordinaria, senza altra droga che un magnete imponderabile che emana da noi, può ritornare, spesso è obbligato a ritornare, nella legge dei compensi fisici e psichici e compie il miracolo da se stesso. Lo constaterete mille volte senza superbia e senza desiderio, vi basti.

Lasciate che il medico curante se ne senta ringraziare e il farmacista venda i suoi farmaci. Questo non vi riguarda. Stando così le cose, oggi come ieri, sorge un antico aforisma ermetico che è stato tutto un rompicapo dopo degli alchimisti del secolo XVII: La vita comanda alla vita, tutte le scuole di terapia sono buone o false secondo che il medico che ad opera un rimedio qualsiasi, dall’olio d’oliva allo stramonio, dal sale di cucina alla stricnina, abbia o no il potere, la virtù, la forza di infondere al medicamento la vitalità che compensa le energie disperse nel corpo infermo; in altri termini il medico che compì il miracolo, dà parte del suo principio vitale all’infermo che ne manca. Così il principio terapeutico ermetico è lo stesso principio vitale, la cui deficienza determina lo stato morboso”.

Ma come trovare la chiave di lettura del grande libro della Natura, che ci conduca ad un’autentica visione olistica del rapporto tra l’uomo e l’universo?

Giuliano Kremmerz nel “Commentarium” precisa:

“L’universo essendo un’unità incommensurabile x è uguale in funzioni (ovvero per analogia) a qualunque unità organizzata di un ordine inferiore; il corpo umano è un esempio. Nel corpo umano, considerato come sintesi, sia una unità organica le cui parti sono le membra, i visceri, le appendice, considerati come unità, è formato di muscoli di sangue di cellule ecc..
Qualunque movimento di un muscolo o di un membro ha relazione con l’unità organica del corpo umano. Ponete un uomo in posizione verticale, fate che egli sollevi un piede e resti appoggiato su di uno solo, tutta l’unità organica del corpo ne risente lo sforzo e l’impressione: così per qualunque movimento o sensazione.
Analogamente guardiamo l’unità-Universo. Le membra, i visceri le appendici di questo mostro inafferrabile nelle sue sintesi, sono le stelle, i pianeti, il sole,  la luna ecc..
Un qualunque movimento di una di queste parti dell’umanità ha relazione con tutto il resto a noi visibile o sensibile allo stesso rapporto ed attribuito nelle membra umane rispetto all’unità del corpo fisico. Questo è innegabile. Non vi è nessuno al mondo che vorrà negare che il sole spuntando ad oriente fa sentire il suo beneficio effetto su tutta la terra che illumina; che la comparsa di determinati gruppi di stelle dell’orbita apparente del sole dà principio alle stagioni; che certi segni dello zodiaco diano la pioggia o il bel tempo.
Si può obiettare che nell’uomo-unità la volontà umana non è soggetta a nessuna fissa nella direzione dei movimenti delle parti, mentre l’universo si trova soggetto a leggi matematiche nel movimento di tutti i suoi pianeti, tanto che perfino le orbite delle comete da noi maggiormente lontane sono dal nostri astronomi precisate misurate. Ma questo è falso. Perché nel corpo umano (microcosmo) come dell’universo (macrocosmo) noi osserviamo una identica analogia tra leggi fisse dei movimenti prestabiliti e i movimenti accidentali di ogni natura.”

“Ma l’ermetismo, scavando nel sacco, trova una coadiuvante che tutti i medici moderni dimenticano, nello spirito o vitalità intelligente profonda dell’ammalato, sul quale spirito non si agisce con droghe ma con la quintessenza di tutte le droghe dei tre regni che è sintetizzate nello spirito o vitalità intelligente del medico che cura, cioè che aiuta l’ammalato a vincere.”

Il naturopata, come figura olistica, non separa salute e malattia ma li considera estremi di un continuum. L’individuo è una totalità somatopsichica.
Qualsiasi squilibrio in una parte coinvolge la totalità.
Lo stato di salute è una forma di equilibrio dinamico. Continui squilibri si succedono all’interno di un intervallo di tolleranza: un eccesso di staticità è altrettanto patologico di uno squilibrio che eccede l’intervallo di tolleranza.
Il tutto non è mai riconducibile alla somma delle sue parti e ogni processo è contemporaneamente causa ed effetto dei processi concomitanti.

Il naturopata è quella figura  che più di altre favorisce il ritorno dell’uomo a una dimensione armonica con se stesso e con l’ambiente che lo circonda, premessa di qualsiasi guarigione.

Grazie alla narrazione del paziente e all’ascolto, di preziosa importanza,  porterà avanti in modo olistico e profondo il percorso terapeutico, rispettando i canali preferenziali della persona, nel pieno rispetto delle caratteristiche individuali intervenendo sul piano fisico, psicoemotivo e spirituale. Il tutto che gli appartiene e che lo circonda.

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