Detox emozioni

20 Febbraio, 2022
Tempo di lettura: 5 minuti

Nell’ultimo periodo invernale, quello che precede la primavera, istintivamente sentiamo la necessità di ripulirci, di rigenerarci, di alleggerirci dal peso di una stagione poco vitale, la meno ricca di ore di luce, la più fredda. Ecco quindi nascere il desiderio di purificarci da tutto ciò che potrebbe aver intossicato il nostro organismo allontanandoci anche dal “sentire”. La congestione di un organismo appesantito, intasato, crea blocchi che interferiscono anche nella connessione con la parte più profonda di sè, con la luce interiore, l’intuizione, la creatività.

La medicina olistica risulta da sempre la prima scelta per affrontare percorsi detossificanti o drenanti. Ognuno di noi con il suo canale preferenziale. Ma quando si parla di intossicazione, non escludiamo la tossicità che arriva dai pensieri e degli stati psicoemotivi. In questo tempo di individuazione, sarebbe bene riconoscere o riconoscersi anche in quelle che comunemente chiamiamo emozioni tossiche, o comportamenti tossici.

Molte sono le piante che Madre Natura mette a disposizione per venirci in aiuto, sia per l’azione funzionale, fisiologica, sia per l’azione indiretta sul territorio psicologico, mentale e spirituale. Ogni disturbo o malessere arriva da un disordine, da una perdita di equilibri protratti nel tempo. Le piante hanno proprietà che riescono ad agire in profondità, arrivando ad una pulizia psico fisico emotiva.

Tra i rimedi più efficaci troviamo le estrazioni da gemma fresca, che già evoca una rinascita, e segue il ritmo stagionale. Poi la floriterapia, soprattutto quella originale del dott. Edward Bach.

In gemmoterapia, i fitoembrioestratti ad esempio, ottenuti dai meristemi (elementi embrionali primari dei vegetali) hanno un’ intensa attività sul piano fisiologico, funzionale, ma portano anche tutta l’informazione della pianta. Rappresentano l’espressione massima del principio di rinascita, l’incontro tra le forze cosmiche e le forze terrene, per similitudine con l’uomo.

Come i floriterapici possono intervenire ed avere riscontro “nell’identità” di un individuo, o meglio, nel modo di essere, di porsi rispetto a sé stesso e al mondo. Nei percorsi di “pulizia” del terreno, alcune gemme in particolare, oltre a drenare e rigenerare, per la loro simbologia, agiscono anche a livello mentale. Il ginepro, sciogliendo le tossine cristalloidi che si accumulano nei tessuti del corpo umano, ripulisce i pensieri eliminandone le “scorie”; la betulla pubescente, depurando e drenando il terreno “acido”, aiuta ad eliminare “il rigurgito di pensieri” quando non si riesce a liberarsene; la betulla bianca, stimolando i tessuti, stimola anche la crescita personale, dando la spinta a “decollare”;

il rosmarino, riducendo i danni epatici e regolarizzando le distonie neuro-vegetative, attenua le manifestazioni colleriche, dona fiducia in sé stessi, infondendo forza psichica;

la noce, nel riequilibrare i disordini degli organi emuntori, che potrebbero originare anche da somatizzazioni, lenisce la paura nell’affrontare le difficoltà, avvicina alla luce interiore aiutando ad accettare il concetto di “morte”;

il frassino, nella sua funzione tonica, drenante ed antinfiammatoria, dona forza di volontà a chi rischia di rimanere passivo rispetto a ciò che desidera senza mai passare all’azione;

l’erica, nel ripristino della funzionalità renale, filtra e purifica i pensieri negativi, non utili per l’evoluzione della propria vita.

In floriterapia invece, i fiori non sono “rimedi”, ma archetipi funzionali, portatori di una frequenza capace, come un diapason, di riaccordare l’analoga struttura energetica presente in ogni organismo vivente. Rispondono alla domanda “chi è” non “a cosa serve”, ovvero quale funzione psicosomatica incarna.
Non sono in relazione con le caratteristiche di personalità individuale, ma derivano dal modo in cui ognuno di noi reagisce agli eventi, alle esperienze e alle condizioni che incontriamo nella vita.
Ogni personalità-tipo ha tendenze diverse, sulla base delle proprie debolezze.
Sono indicati nei processi di detossificazione di origine emotiva, quando è necessario correggere una vibrazione, proprio perché da pensieri ed  atteggiamenti negativi nascono emozioni tossiche.

Tra i fiori di Bach, uno dei più utilizzati è
Crab Apple, il melo.
Libera dalle impurità di pensiero, quando ci si sente “contaminati”; aiuta a liberarsi dalle fobie o atteggiameni maniacali, riferibili alla pulizia, alla paure di microbi o del contatto, anche fisico, vissuti come “i nemici della vita”.
Questo atteggiamento spesso si traduce nella predisposizione a contrarre malattie infettive nonostante le precauzioni adottate.
Crab Apple, pulisce la mente dalle fissazioni fobiche e il corpo dalle intossicazioni e dalle “infezioni”. 

Ma ci sono anche fiori di aiuto per coloro che provano sentimenti di “rabbia”, non di meno tossica.
Vediamo questi soggetti.

Beech, il faggio,
ipercritico ed intollerante verso il mondo. Spesso per questo sviluppa allergie.
Il fiore aiuta a interiorizzare e a ricomporre la frattura tra il mondo interiore e quello esterno.

Holly, l’agrifoglio,
reprime la rabbia desiderando vendetta.
Lo si vede geloso, rancoroso, sospettoso, sembra odiare tutti.
Soffre per questo di un malessere generalizzato con infiammazioni frequenti, attacchi di tosse (per ciò che non dice) e disturbi gastrointestinali (per la rabbia non “digerita”).
Il fiore risana la ferita, restituisce la capacità di amare e perdonare, sciogliendo l’odio, la gelosia.

Vervaine, la verbena,
si arrabbia poiché sente il bisogno di prevaricare, convinto di possedere la verità, con la pretesa di imporla agli altri, a tutti costi e con ogni mezzo.
Soffre per conseguenza di irritabilità, insonnia, ipertensione, dermatiti o psoriasi e intolleranza alimentari.
Il fiore agisce sul quinto, sesto e settimo chakra, intasati dell’inflazione energetica, riequilibrandoli.

Vine, la vite.
Le emozioni tossiche di questi soggetto arrivano da un’insicurezza di base che lo porta ad irrigidirsi e ad avere un comportamento dispotico, intransigente e rigoroso. Procede senza interrogarsi, non rispettando il cammino o il lavoro altrui.
Il fiore aiuta ad  ammorbidire, ad accogliere, unendo alla forza di volontà quella dell’amore, il potere alla saggezza, a non agire per scopi egoistici, a manifestare autorevolezza, non autorità. 

Willow, salice giallo,
arrabbiato poiché deluso, insoddisfatto e frustrato.
Si sente vittima della malasorte non capendo che è vittima solo di sé stesso e continua così ad intossicarsi delle sue stesse emozioni negative, ipercritiche e giudicanti.
Tende alla depressione perché rifiuta di guardarsi dentro.
Il fiore autoresponsabilizza la persona, insegna che la vita è un processo evolutivo, che ogni esperienza ha un senso e un contenuto, e che la sofferenza nasce dalle resistenze al cambiamento; insegna anche ad agire indipendentemente dal risultato che si ottiene, per il puro piacere di mettersi in gioco. 

Tutto ciò che ostacola lo scopo della nostra vita e interferisce dall’esterno, ci riempie di paura, rabbia e indifferenza. Accumuliamo come scorie queste emozioni e sentimenti ogni giorno.
E poiché le interferenze esterne ci bombardano fin dalla più tenera età, molto presto il dubbio si radica nelle nostre menti, distorce il pensiero, spegnendo l’intelligenza del cuore, rendendoci schiavi dei condizionamenti, in balia di ogni “soffio”, come foglie al vento. Privati della libertà di essere, ci allontaniamo sempre più dalla nostra natura, dal nostro “progetto originario”, fino a dimenticare non solo quale fosse, ma persino di averne avuto uno.
Nascono così gli stati d’animo che segnalano la condizione di infelicità in cui ci troviamo a vivere, che quasi sempre non sappiamo spiegare, ma ci affanniamo a giustificare con mille “buone ragioni oggettive”. La mente razionale, infatti, plasmata sul modello dell’interferenza sociale e culturale, ne diventa la migliore alleata e vigila sul sonno della coscienza, attenta a che nulla possa disturbarlo.

Il nome e la natura della malattia non hanno importanza… per tanto tempo abbiamo additato il batterio, il tempo, il cibo che mangiamo, come cause della malattia, ma parecchi tra noi sono immuni dall’epidemia di influenza, molti amano il vento freddo e altri possono mangiare il formaggio e bere il caffè a tarda notte senza avere conseguenze.  Niente nella natura può farci male quando siamo felici e in armonia; al contrario, tutta la natura è lì per nostro uso e godimento. È solo quando permettiamo al dubbio e alla depressione, all’indecisione e alla paura di penetrarci, che diventiamo sensibili alla forza esterna.

Edward Bach

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