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30 Dicembre, 2024

Rispetto: la bussola smarrita di una società in affanno

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Nel 2024, la parola “rispetto” è simbolo del dibattito culturale italiano grazie alla scelta dell’Enciclopedia Treccani che la consacra “parola dell’anno”. Un termine che, in un mondo segnata da tensioni sociali e conflitti globali, risuona come un appello universale, un richiamo potente per ritrovare l’essenza della nostra umanità condivisa.

L’Osservatorio della Lingua Italiana ne ha colto la centralità, indicandola come chiave per affrontare le sfide contemporanee. Derivato dal latino respectus, il termine non è solo un atteggiamento formale, ma un valore profondo, capace di regolare le relazioni umane in ogni contesto. Rispetto significa riconoscere la dignità dell’altro, guardarlo negli occhi e accettarlo nella sua complessità, oltre le differenze e i pregiudizi.

Mai come oggi questa parola si carica di significati urgenti. Viviamo in un clima sociale fragile, attraversato da episodi drammatici: la violenza contro le donne, le discriminazioni verso le minoranze, gli attacchi alle istituzioni democratiche e una crisi ambientale che non dà tregua. Anche il linguaggio quotidiano tradisce questa crisi. Espressioni come “con tutto il rispetto” sono spesso usate per introdurre critiche o sarcasmo, svuotando il termine della sua autenticità.

Treccani invita a riscoprire il significato profondo del rispetto, proponendolo come un pilastro per le nuove generazioni. Questo richiamo parte dall’educazione infantile, ma deve estendersi a ogni ambito: dalla famiglia alle scuole, dai luoghi di lavoro alle istituzioni politiche e religiose. Non è solo un monito: è un progetto per rifondare il tessuto sociale.

La lingua italiana, con espressioni come “portare rispetto” o “rispetto reciproco”, racconta quanto questo valore sia radicato nella nostra cultura. Eppure, il rispetto sembra oggi minacciato dal dilagare dell’individualismo e dello hate speech sui social media, dove il confronto cede il passo alla superficialità e alla violenza verbale.

Rispetto è più di una parola: è una bussola morale per ritrovare l’equilibrio, un antidoto alla deriva del panem et circenses, quel torpore collettivo in cui si cerca distrazione anziché consapevolezza. Che il 2025, squarciato il velo dell’indifferenza sociale e digitale, ci ricordi che tra uno scroll e l’altro batte ancora il cuore della civiltà e della nostra comune appartenenza al genere umano.

 

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