I pregi della liquirizia sono innumerevoli: buona, profumata e rilassante. Ma non solo. Favorisce la digestione e aiuta la minzione, aiuta a liberare dai muchi le vie respiratorie e protegge le pareti dello stomaco. Un vero e proprio cibo miracoloso, conosciuto fin dall’Antichità, quando gli Sciti ne facevano largo uso nella loro dieta per sopportare le lunghissime traversate nel deserto senza essere sopraffatti dalla sete. Addirittura alcuni bastonicini di liquirizia furono ritrovati nella mitica tomba di Tutankamon. Oggi poi veniamo a scoprire che proprio questi bastoncini potrebbero essere l’arma in più per vincere la sfida del decennio, se non del secolo: quella contro il COVID19. La glicirrizina, principale componente della liquirizia, sarebbe infatti in grado di bloccare, o quantomeno di rendere più difficoltoso, l’ingresso del coronavirus all’interno delle cellule dell’organismo umano e di replicarsi.
“L’urgenza di trovare molecole che possano contrastare l’insorgenza di Covid-19, nell’attesa che sia pronto un vaccino efficace, ha fatto sì che l’attenzione della scienza si sia rivolta anche a tutte quelle molecole che hanno un potenziale farmacologico contro il Sars-Cov-2, che sono sicure in termini di effetti avversi e che possono quindi rappresentare validi presidi di profilassi – ha spiegato Desiderio Passali, past president dell’Italian Society of Rhinology – ebbene, un recente studio condotto dall’Università di Napoli ha confermato quanto già diversi studi internazionali avevano evidenziato, e cioè la che la glicirizzina ha la capacità di ostacolare l’ingresso all’interno delle cellule umane“. A cosa sarebbe dovuta questa sorprendente capacità? Secondo quanto sostenuto da Passali la glicirrizina “è in grado, in vitro, di legarsi sia al recettore Ace delle cellule umane che alla proteina Spike del virus, rispettivamente la serratura e la chiave di accesso del virus all’interno delle cellule dell’organismo umano. La glicirrizina sarebbe in grado di ostacolare l’interazione di queste due componenti tra loro, e come risultato provocherebbe l’oggettiva difficoltà da parte del virus di entrare nella cellula umana e di replicarsi”. “Questa sostanza – continua Passali – è da sempre considerata una molecola dal grande potenziale farmacologico per le caratteristiche peculiari che la contraddistinguono in quanto, nonostante il basso profilo tossicologico, possiede spiccate proprietà antinfiammatorie e antivirali, queste ultime in particolare rispetto alla famiglia dei Coronavirus Sars”.
Già in passato, infatti, le proprietà della glicirrizina erano state testate per contrastare la diffusione di patogeni appartenenti alla famiglia dei coronavirus, e in particolare con quello della SARS, che con quello del COVID19 ha in comune il 79,5% delle informazioni del genoma. In quella circostanza la rivista medica The Lancet pubblicò una lettera di ricerca che suggeriva che la glicirrizina potesse combattere la SARS: “Abbiamo valutato il potenziale antivirale di ribavirina, 6-azauridina, pirazofurina, acido micofenolico, e glicirizzina contro due isolati clinici di coronavirus da pazienti con SARS (…) Tra tutti i composti, la glicirrizina è stata la più attiva nell’inibire la replicazione del virus associato alla SARS. I nostri risultati suggeriscono che la glicirrizina dovrebbe essere valutata per il trattamento della SARS“. Se queste proprietà fossero confermate, si aprirebbe la strada a un nuovo tipo di farmaci, non invasivi, che andrebbero applicati alla base del naso e sulle palpebre, e potrebbero limitare fortemente la capacità del Sars-Cov-2 di penetrare all’interno del corpo umano. Insomma, potrebbero essere di fatto l’armatura che stiamo cercando per combattere questa battaglia.