Il ” Vate della Terza Italia “, come Carducci fu definito per la sua concezione eroica della poesia, si sedette, muovendo il capo dalla capigliatura leonina, con il fiero sguardo puntato contro Hahnemann. Lo scopritore dell’omeopatia, un po’ intimorito da tanta presenza, iniziò con parole ossequiose: – Mi onora e mi lusinga la presenza di un poeta così famoso nel mio studio.
– Non applaudite, vi prego … piangiamo i fati della patria – Rispose Carducci.
Hahnemann, preso penna e fogli per annotare i sintomi del malato, domandò: – Quali sono i suoi mali? –
– Le inclinazioni al buon convito – Rispose Carducci, poi con impeto declamò: – Vino e ferro vogl’io, come a’ begli anni / Alceo chiedea nel cantico immortal: / Il ferro per uccidere i tiranni, / il vin per festeggiarne il funeral.-
Hahnemann: – Lei è un fervente rivoluzionario? –
Carducci: – Taccion le fiere e gli uomini e le cose, / roseo ‘l tramonto ne l’azzurro sfuma, / mormoran gli alti vertici ondeggianti / Ave Maria –.
Hahnemann: – Quindi, lei è un poeta rivoluzionario e cattolico? –
Carducci, offesissimo, balzò in piedi e, con l’indice puntato, urlò: – Questa non è certo poesia da santi, ma da peccatori; peccatori che non s’involano ai consorti nelle fitte selve, né le proprie virtù appiattano, ché altri non ne goda o non le tenti; che delle umane allegrie, degli umani conforti, non si vergognano, e delle vie aperte non se ne chiudono nessuna. –
– Scusi, con chi ce l’ha? – Domandò Hahnemann, perplesso e anche un po’ stordito, guardandosi attorno.
Carducci: -… a’ poeti perdigiorni / e a’ disutili amori… –
Un altro medico avrebbe desistito. Invece Hahnemann, tedesco testardo e polemico, mostrando un sorriso glaciale, domandò: – Mi dica, esistono momenti della giornata dove sta meglio e altri dove sente di stare peggio? –
Carducci: – All’aurora/ Tu Sali e baci, o dea, co’l roseo fiato le nubi,/ baci de’ marmorei templi le fosche cime.-
Hahnemann: – La Luna ha influssi positivi su di lei? –
Il poeta, solare e avverso al pallido pianeta, sbottò: – Odio la faccia tua stupida e tonda, / l’inamidata cotta, / monacella lasciva ed infeconda, / celeste päolotta.-
Hahnemann: – Secondo me tutto questo suo furore nasconde profondi traumi. Mi parli della sua infanzia. –
Carducci: – Quel tratto della maremma che va da Cecina a San Vincenzo è il cerchio della mia fanciullezza e della mia prima adolescenza. Ivi vissi, o, per meglio dire errai, dal 1848 all’aprile del 1849.-
Hahnemann sbadigliò:- Sì certo…ma quali sono le sue paure più intime? –
Carducci: – L’Italia intanto è debole dentro, debolissima alle frontiere. Al nod-est l’Impero austro-ungarico dalle Alpi centrali e orientali la stringe alla gola. Al nord-ovest dalle Alpi occidentali la repubblica francese la minaccia alle spalle… armi, armi, armi, per la sicurezza… E armi, non per difendere, ma per offendere.-
Hahnemann si mise le mani sui fianchi e guardò il poeta con disprezzo:- Questo viene a dirlo a me che sono tedesco e vivo in Francia? –
Il grande poeta, rosso e sudato in viso, sferrò un pesante pugno sul tavolo. – Maledetto l’infamissimo secolo in cui nacqui, intedescato, infrancesato, inglesato, biblico, orientalista, tutto fuorché italiano! –
Hahnemann si calmò e consegnò una bottiglietta al Carducci, dicendo: – Soggetto, nervoso, irritabile e vivace. Dotato di una mente fervida, straripante grandi quantità di idee, di cui lui si compiace perché le giudica importanti. Grande amor proprio con tendenza a deliri di grandezza ma infantilmente stizzito perché pensa molto a se stesso e sente forte la sua superiorità nel confronto degli altri.
Prenda dieci gocce di Sulphur al giorno. Adesso se ne vada fuori di qua e mi lasci visitare gli altri pazienti. –