Una scoperta significativa nel campo della geriatria sta cambiando il modo in cui vengono interpretate le cadute negli anziani. Secondo una ricerca pubblicata su Jama Network Open, quando una persona over 65 subisce una caduta, il rischio di ricevere una diagnosi di demenza entro l’anno successivo diventa considerevolmente elevato, interessando un paziente su dieci.
Lo studio, condotto presso il Brigham and Women’s Hospital di Boston, ha esaminato un campione eccezionalmente ampio di oltre due milioni e quattrocentomila persone ultrasessantacinquenni. La ricerca ha rivelato che il 10,1% degli anziani giunti al pronto soccorso per una caduta ha ricevuto una diagnosi di Alzheimer o altra forma di demenza nell’anno successivo, in netto contrasto con il 6,1% riscontrato nei pazienti che avevano subito altri tipi di infortuni, come incidenti stradali.
I ricercatori enfatizzano l’importanza di introdurre uno screening cognitivo sistematico per gli anziani che si presentano al pronto soccorso dopo una caduta. Tale valutazione richiederebbe un approccio multidisciplinare, coinvolgendo diverse figure professionali: dal chirurgo al geriatra, fino al medico di medicina generale, tutti uniti nel monitoraggio della salute cognitiva del paziente.
Il Centro regionale per la cura dell’invecchiamento cerebrale (Cric) di Padova conferma la validità di questi risultati. L’esperienza clinica del centro evidenzia come il declino cognitivo sia frequentemente accompagnato da alterazioni motorie, particolarmente nelle forme di demenza vascolare. Gli esperti sottolineano un punto cruciale: la relazione tra cadute e demenza non è di causa-effetto. Non è il trauma della caduta a provocare la demenza, come dimostrato dall’accurata distinzione dei casi con trauma cranico nello studio.
Le cadute vengono ora considerate come un “sintomo sentinella” di una demenza non ancora manifesta. Questo si aggiunge ad altri segnali precoci, come il disturbo acuto confusionale post-operatorio, spesso erroneamente attribuito agli effetti dell’anestesia, ma che può rivelare un declino cognitivo preesistente.
Un dato particolarmente rilevante emerge dall’analisi del contesto abitativo: il rischio di diagnosi di demenza dopo una caduta aumenta del 27% per gli anziani che vivono nella propria abitazione, mentre si riduce al 10% per coloro che risiedono in strutture di assistenza specializzata. Questa differenza significativa suggerisce che molti anziani potrebbero già presentare un declino cognitivo non diagnosticato al momento della caduta, condizione che potrebbe essere la vera causa della perdita di equilibrio.
La ricerca sottolinea l’importanza di una valutazione più approfondita delle cadute negli anziani, considerandole non solo come eventi traumatici isolati, ma come possibili indicatori di processi neurodegenerativi in corso. Questo nuovo approccio potrebbe rivoluzionare le strategie di prevenzione e diagnosi precoce delle demenze, offrendo opportunità di intervento più tempestive ed efficaci.