È estate, e tutti i telegiornali consigliano agli anziani di non uscire nelle ore più calde. Abbiamo sentito questa raccomandazione così tante volte da averla trasformata in una barzelletta sui luoghi comuni. Eppure, forse dovremmo dare più peso a questa regola di buonsenso. Le ondate di calore non rappresentano solo un pericolo immediato per la salute degli anziani, ma potrebbero letteralmente accelerare il processo di invecchiamento a livello cellulare. È quanto emerge da una ricerca innovativa pubblicata sulla prestigiosa rivista Science Advances, che per la prima volta dimostra come le temperature estreme possano modificare chimicamente il nostro DNA.
Come il calore modifica il nostro patrimonio genetico
Lo studio, condotto su oltre 3.600 adulti anziani negli Stati Uniti, ha rivelato che le persone che vivono in aree soggette a caldo estremo – classificato come temperature di 32 gradi Celsius o superiori – mostrano segni di invecchiamento accelerato a livello molecolare rispetto a chi vive in zone più temperate.
I ricercatori hanno stimato che una persona che vive in un’area che raggiunge i 32 gradi per 140 giorni o più all’anno potrebbe invecchiare fino a 14 mesi più velocemente rispetto a qualcuno che vive in una zona con meno di 10 giorni di caldo estremo annuali.
Gli orologi epigenetici rivelano l’età biologica reale
Per condurre questa ricerca rivoluzionaria, gli scienziati hanno analizzato tre biomarcatori dell’invecchiamento noti come “orologi epigenetici”, derivati da campioni di sangue di persone di età superiore ai 56 anni. Questi strumenti misurano i cambiamenti biologici che potrebbero predire il rischio futuro di malattie o morte associato all’età avanzata.
Come spiega la dottoressa Eun Young Choi, coautrice dello studio presso la USC Leonard Davis School of Gerontology: “Gli orologi epigenetici stimano quanto bene il corpo stia funzionando a livello molecolare e cellulare”. Mentre il DNA è fisso dalla nascita, fattori esterni come stress o inquinamento possono scatenare cambiamenti molecolari che attivano o disattivano i geni, influenzando il loro funzionamento.
Il meccanismo biologico dell’invecchiamento da calore
Il DNA può essere paragonato a un progetto architettonico, ma i cambiamenti epigenetici funzionano come un “centralino che controlla quale parte del progetto viene attivata”. Questa scoperta rappresenta la prima analisi a livello di popolazione che stabilisce una connessione tra esposizione al calore e invecchiamento epigenetico negli esseri umani, basandosi su ricerche separate che hanno trovato cambiamenti simili in pesci, topi e cavie.
Questa ricerca pionieristica potrebbe aprire nuove strade per comprendere come interventi preventivi, come l’aria condizionata o una maggiore ombreggiatura urbana, potrebbero contrastare gli effetti negativi dell’invecchiamento accelerato. In un’ottica di medicina integrativa, questi risultati suggeriscono l’importanza di considerare fattori ambientali nella valutazione dell’invecchiamento biologico.
Limiti della ricerca e prospettive future
Saranno necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno questo fenomeno. Lo studio non fornisce dettagli sugli stili di vita individuali, come l’accesso all’aria condizionata o il tempo trascorso in ambienti chiusi. Inoltre, i cambiamenti epigenetici non sono necessariamente negativi e potrebbero riflettere adattamenti positivi al calore piuttosto che effetti dannosi.
Rimangono aperte molte domande cruciali: come influisce l’aria condizionata sull’invecchiamento epigenetico? Brevi visite in aree più calde possono accelerare l’invecchiamento? È possibile invertire questi effetti trasferendosi in zone più fresche?
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