Un blog ideato da CeMON

3 Novembre, 2020

Marylena: spettatrice della sua stessa vita

La sofferenza del corpo, significato e guarigione

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ogni lunedì riceverai una ricca newsletter che propone gli articoli più interessanti della settimana e molto altro.
Tempo di lettura: 4 minuti

Lavorare per molti anni, in tante nazioni, a stretto contatto con culture diverse, mi ha permesso di vedere le grandi differenze e le grandi somiglianze tra noi uomini. Devo dire che il luogo in cui tutto il linguaggio umano, visibile ed invisibile, si manifesta palesemente è nel corpo. Il nostro corpo quando soffre, rivela involontariamente ciò che non potremmo mai sapere o esprimere: il nostro senso di sofferenza.

È questa la vera Medicina dell’Evidenza. Ognuno ha la propria vita, dialoga con la sua storia. Il nostro passato costruisce il nostro presente nel vivere quotidiano, attraverso realtà invisibili che si manifestano nel modo in cui vediamo e tocchiamo, godiamo o soffriamo.

Marylena, una donna sulla sessantina, ha trascinato la sua gamba sinistra affetta da poliomielite da quando era  bambina. Il motivo del consulto era una dermatite molto rossa sotto l’ascella sinistra di un colore molto intenso, come di carne cruda. La chiamava il suo ardente pianeta rosso. Questa piaga era apparsa negli ultimi mesi. Il pianeta rosso fuoco è Giove, e manifesta i momenti importanti per le decisioni, in questo caso affettive. Indagando in questo senso si rivelò la fine di un rapporto appassionato ma impossibile per le caratteristiche dell’uomo di cui  era innamorata, anche se non voleva ammetterlo apertamente. Era un uomo tendenzialmente anarchico ed emotivamente instabile. La metteva di fronte alla decisione di abbandonare il marito con cui stava insieme da 40 anni, al quale era legata, malgrado fosse un rapporto insoddisfacente per mancanza di erotismo proprio per colpa sua. Si era sempre protetta. Non si era mai abbandonata all’amore. Il danno che presentava era in relazione alle decisioni nella sua vita erotica e con la sua profonda condizione di donna. Il corpo, senza dubbio, parla, se lo si sa comprendere.

I nostri mali affondano nella nostra storia

La ragione di questa situazione attuale aveva motivazioni antiche, interne, invisibili, che portava fin dall’infanzia. La ferita della paralisi alla gamba sinistra parlava della difficoltà di camminare emotivamente. La mancanza del padre, fin da un’eta’ precoce,  fondamentale per la fiducia in se stessa e per la solidità della sua condizione femminile, si  manifestò con chiarezza e forza inconscia. Ha portato questa mancanza con se’ silenziosamente per tutta la vita. I suoi sentimenti di donna li aveva messi a tacere cercando, invano, di ritrovare se stessa, la sua dimensione affetiva.

Ripercorrendo insieme la sua storia, mi racconta che è figlia unica e che i suoi genitori non andavano molto d’accordo. Il padre era sempre fuori di casa e sua madre non poteva prendersi bene cura di lei. Tant’è che gli viene naturale di raccontare che quando aveva 4 anni, all’uscita della scuola, invece di tornare a casa, andava al bar a guardare la televisione o zoppicando prendeva un treno per andare a vedere gli animali di una qualche fattoria vicina. Con questo atteggiamento di grande curiosità per tutto, di  determinazione, ma sempre da spettatrice. Con la gamba che  trascinava, orfana dentro di sé, costruiva la sua vita, convinta che le cose dovessero andare semplicemente così. Un principio di realtà e buon senso secondo ciò in cui viveva. Sempre dentro la barricata. Indipendente, libera. Sì, ma era la libertà dell’abbandono.

Giovanissima si era unita con il suo attuale marito. Si sono fatti buona compagnia per tutta la vita, soprattutto perché lui cedeva in tutto e per quarant’anni hanno condiviso amicizia, solidarietà, sostegno e buona convivenza, ma senza sviluppare un senso di maturità di coppia. Non hanno avuto né cercato figli e così sono arrivati ​​al momento presente, dove la vita presenta inevitabilmente il conto di ciò che è stato vissuto. Dove senti dolorosamente ciò che manca o ciò che non hai saputo fare e l’afflizione che ti spinge ad andare avanti con la speranza e chiudere la tua stessa storia sentendo che, come dice in modo drammatico Marguerite Yourcenar “la vita è un fallimento accettato”.

Il sentiero di Marylena prende nuova forma

Quando ho visto Marylena per la prima volta, ho visto una donna molto trasandata, un po’ sporca. Con i capelli corti e vestita come un adolescente ribelle. Il giorno successivo dopo aver parlato della sua vita, cadde e si slogò molto gravemente proprio la caviglia della gamba ferita, il suo corpo segnalava cosi’con “la caduta”, lo shock dell’antico e invisibile problema che risiedeva nel profondo del suo cuore.

Questa caduta è stata accompagnata da un profondo riconoscimento del suo attuale modo di essere nella vita: – “Ho la sensazione di essermi fermata, di aver sprecato e di essermi allontanata da me stessa. All’improvviso e senza sapere perché voglio mordere. Mi sento come se avessi il bisogno di riconoscere ed esprimere i miei sentimenti senza mettere uno schermo protettivo in mezzo”.

E giorni dopo mi scrive: – “Ogni sentiero per il paradiso è paradiso (Caterina da Siena)… Ma io ho chiamato il sentiero dell’amore una mancanza, una privazione. ed eccomi qui, impegnata nel compito di rinominare la vita”. 

Con questi sintomi (manifestazioni di sofferenza riconosciute e organizzate) ho somministrato Sulphur 6LM 3 gr ogni 3 giorni x 3 volte.

Un mese dopo l’ho trovata curata e carina. Il suo aspetto gioviale era appropriato per una donna della sua età. Il pianeta rosso fuoco stava svanendo e lei aveva deciso che non voleva separarsi da suo marito, ma parlare con lui profondamente e sinceramente per “aprire le porte all’amore e alla resa”. Porte che, in fondo, aveva sempre tenuto chiuse per “chissà quale motivo”. Forse perché non era l’uomo dei suoi sogni… quello che cercava nel dolore della sua infanzia: suo padre.

Siamo unicità complesse e meravigliose

Con questo racconto voglio confermare ancora una volta l’importanza e la potenza del rimedio omeopatico accompagnato  dall’arte medica incentrata sulla restituzione dell’insieme del paziente.

Rapidita’, leggerezza, e trasformazione permanente, nel modo più diretto ed efficace possibile, senza lasciare ferite o tormenti … come richiesto dall’ideale di guarigione esposto da Hahnemann nel paragrafo 2 della sua opera fondamentale, l’Organon del Medicinale. Ed è confermato il fatto incontrovertibile, seppur messo in dubbio negli ultimi decenni,  che corpo e anima, mente, volontà, intelligenza, i sentimenti di ognuno di noi sono un’unica realtà che si manifesta sempre congiuntamente.  Contemporaneamente.

1 commento

  • Grazie dottoressa Al cover! È sempre formativo e pieno di speranza il suo modo di lavorare.
    Spero di leggerne altri di casi.
    Partecipare ai suoi seminari mi emoziona l’inverosimile!
    Grazie,
    Drssa sara leoncini (Bagnacavallo, Ravenna)

I commenti sono chiusi.