Una lettera nella mia cassetta della posta. Una lettera busta bianca, alcun mittente, scritta a penna in stampatello il mio nome e città e il CAP.
Storco il naso e la bocca dello stomaco, ho già presagio di sventura.
Salgo a casa prima di aprirla, con calma nervosa straccio l’involucro.
Un foglio A4 piegato con cura, righe, stavolta in corsivo, in cui si apre un mondo passato.
Comincia così: “Caro Dottore, le scrivo dopo anni e me ne scuso, ma il ricordo che ho di lei non mi ha mai abbandonato. Il suo sorriso aperto e spontaneo, la sua compassione, il suo partecipare ai miei dolori e sventure non li ho mai dimenticati. Oggi le scrivo, avanti con gli anni, ne ho 86, cercando in lei ancora la stessa sintonia.
Vengo al dunque: non si ricorderà, ma all’epoca mi curò quella serie di crisi dì panico che mi assalivano giornalmente, mozzandomi il respiro, e la mente, rendendomi fragile come un fuscello.
Si ricorderà sposata, un figlio piccolo, un marito enorme, ingombrante, autoritario, e pace all’anima sua, despota.
Si ricorderà del quadro di fiori secchi che le regalai, a fine terapia durata più di un anno, si ricorderà dei pianti e della mia disperazione per quel matrimonio a cui attribuimmo l’origine di tutti i miei mali. No non mi separai mai, anche perché con i suoi consigli e farmaci omeopatici le crisi di panico e le ansie si attenuarono sino a sparire, insieme ad un mesto e profondo perdono verso di lui.
Sono sempre Testimone di Geova, e la mia fede indiscussa mi ha sostenuta sino ad oggi, e per sempre.
E si ricorda, quando la invitavano a cena, della preghiera che recitiamo ogni volta prima di cominciare che lei era costretto a subire da cattivo laico qual è? È sempre così o ha trovato finalmente un Dio?
Ora le scrivo per la mia mancanza di memoria, ricordo con nostalgia eventi remoti, ma scordo facilmente le chiavi di casa, dove ho messo la busta della spesa, le bollette da pagare.
Sembra una nebbia, un lumicino che si sta spegnendo, un affievolirsi delle sincronie interne, nomi, luoghi, mi sento come estraniata da me stessa, un’altra, in un altro sistema.
Mi può aiutare di nuovo, mi può sostenere come fece un tempo?
Con questo la ricorderò nelle mie preghiere e le auguro ogni bene e che stia bene e sempre bello come la ricordo. Carissimi saluti”.
Clarita Rossetti vedova Cipriani.
Lessi tutto di un fiato, e mi sentii come riscaldato, assorbito, commosso, che dire di più.
Le scrissi: “Dolcissima Signora, la sua lettera mi ha colpito nell’animo, riportando alla memoria tempi lontani, quando, giovane medico attraversavo mezza Italia per elargire Omeopatia come un missionario.
Si mi ricordo di lei e delle nostre visite, della sua pena e delle sue sofferenze.
Ma il tempo è galantuomo e oggi posso nuovamente confortarla, suggerendole qualcosa che l’aiuterà sicuramente.
Mi segua….
Baryta Carbonica 6k-MK, una capsula al dì a digiuno da sciogliere in bocca seguendo i numeri per trenta giorni. Poi, Anacardium orientalis 9CH granuli, tre granuli due volte al dì fuori pasto a finire.
Un piccolo integratore in bustine a base di Citicolina, chieda al suo farmacista.
L’abbraccio forte. E, mi perdoni, non scordo neanche i suoi taglioni al tartufo bianco di Acqualagna, da impazzire.
Con perfetta stima.
Il suo dottore “laico”