Fino a pochi anni fa aprile, per i soggetti allergici, era un mese infernale. Starnuti, occhi gonfi, naso che gocciola: era inequivocabilmente il mese dell’allergia. Oggi, invece, aprile sta diventando un mese come tutti gli altri. Purtroppo, però, non nel senso che avremmo voluto. Le allergie primaverili non sono svanite, ma piuttosto si sono estese a tutto l’anno. Questo perché le temperature anomale che si registrano in tutto il mondo, ogni anno più alte del precedente, hanno scombussolato del tutto i cicli naturali delle piante. il risultato è una fase della fioritura prolungata, quasi perenne, e di conseguenza un aumento esponenziale della quantità di pollini nell’aria.
Perché oggi le allergie durano tutto l’anno
Secondo una ricerca pubblicata nel marzo 2022 su Nature Communications , entro il 2100 la quantità di polline prodotta durante la stagione della fioritura potrebbe aumentare del 40%. Ciò, fra l’altro, nonostante siccità e incendi riducano anno dopo anno le aree boschive. La maggioranza dei pollini viene infatti prodotta da erbe e arbusti che proliferano nei climi più caldi, sebbene questa non sia una regola fissa: alcuni grossi alberi produttori di pollini, come la betulla, avranno molta difficoltà a sopravvivere in un’ambiente saturo di anidride carbonica.
La combinazione di aumento di pollini e inquinamento
L’aumento dei pollini va poi correlato ad una sensibilizzazione agli allergeni da parte di tutta la popolazione mondiale. Ciò è legato al diffondersi di agenti inquinanti che sono fortemente irritanti per gli esseri umani, e a come questi inquinanti interagisono con i pollini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che entro il 2050 metà della popolazione mondiale sarà vittima di almeno una malattia allergica. Attualmente , le allergie colpiscono dal 10 al 30% degli adulti e fino al 40% dei bambini.
Gli inquinanti interagiscono con i pollini
Gli inquinanti distruggono le pareti cellulari del polline, “spezzando i grani di polline relativamente grandi in particelle sub-microniche che possono poi penetrare più in profondità nei polmoni e sono più pericolose per i pazienti”, afferma Isabella Annesi-Maesano, epidemiologa ambientale dell’Università di Montpellier in Francia. E gli inquinanti possono rendere il polline stesso più capace di provocare una reazione allergica. Studi condotti in laboratorio dimostrano che un aumento dell’anidride carbonica atmosferica fa sì che il polline contenga più proteine allergeniche, che provocano la produzione di anticorpi responsabili dei sintomi fisici di una reazione allergica.
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