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7 Febbraio, 2025

Lettera dal castello

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Caro dottore, angosciato da terribili sensi di colpa, trascorro questi giorni di rabbia e di vergogna, stando nascosto in una minuscola stanza di questo castello, solo, lontano da amici e conoscenti, tutti ancora sconvolti dalla grande delusione che ho arrecato alla mia nobile famiglia.

Ebbene sì, io, conte Radu Vlad, sono un povero fallito e, infelice, osservo attraverso la finestra i monti illuminati dai raggi di una splendida luna, scorgo il fiume, laggiù in basso, scorrere lungo la valle, dove il turbinoso rumore dell’acqua copre, a tratti, l’ululato dei lupi che corrono famelici nella fitta boscaglia a caccia di prede. Rumori che mi tengono sveglio e mi turbano, come lo sbattere di ali dei pipistrelli sui torrioni e il verso stridulo degli uccelli rapaci, suoni melodiosi che mi ricordano la selvaggia vita notturna di questa meravigliosa Transilvania, terra di razziatori e di prede squartate, fatte a pezzi poi divorate.

Un paradiso, per me, fino a un mese fa, quando giunse il giorno della mia iniziazione, il momento solenne più importante della mia vita, quello del passaggio dall’infanzia alla vita adulta. Mio padre Radu Anastasiu  meglio conosciuto come  Nosferatu,  mi accompagnò per compiere il mio primo pasto su una vittima piena di vita e di sangue!

Insieme entrammo nella vecchia locanda, quella che si trova alla periferia del paese, tra la farmacia e la scuola elementare e, mentre mio padre si lanciò a succhiare il sangue della grassa cuoca, io vidi, in una delle stanze al primo piano, Alina, la figlia dell’oste, dalla pelle bianca e le vene gonfie di sangue. Colpito e profondamente attratto da tanta bellezza, mi gettai su di lei, la mia bocca fu subito a contatto con il suo collo e, in preda a un delirio di sensi, iniziai a succhiare il suo caldo sangue. 

Che schifo! Il sapore del sangue mi diede il voltastomaco. Non avevo mai provato nulla di più ripugnante. In preda a forte nausea e a terribili capogiri, tornai rapidamente al castello e là persi i sensi. Pensando a un momentaneo malessere o all’incontro con un gruppo sanguigno sbagliato, una settimana dopo mi recai nell’albergo del paese dove poche ore prima era giunta una comitiva di turisti provenienti dal Texas degli Stati Uniti d’America, cow boys con tanto di cappello e pistole nel cinturone.

Tra loro scelsi una giovane donna, mora dagli occhi scuri, con la pelle nera come la pece. Il sangue sgorgò dal suo polso come una sottile macchia rossa. Con avidità succhiai quel nettare prelibato. Ma nuovamente mi venne la nausea e vomitai. Inoltre la texana mi rincorse con una scopa in mano e, mentre cercavo di fuggire volando attraverso la finestra, i suoi compagni mi tirarono dietro di tutto: libri, utensili da cucina, pezzi di cibo, soprammobili e….pure proiettili!
Capisce, caro dottore? Quei bovari, cafoni e maleodoranti di stalla, ricchi solo per il petrolio trovato nelle loro terre,  spararono contro me, il conte Vlad.

Confuso e ancora nauseato dal sapore  del sangue che continuava a tormentarmi, persi l’orientamento e finii in un campo frequentato da lontani parenti, poveracci emigrati qualche anno fa dal sud, nascosti in un carico di copertoni per auto. 

Ebbene costoro, appena appresero la mia triste storia, iniziarono a prendermi in giro:- Sei una mammoletta, Vlad! Anziché andare a caccia di sangue, torna a prendere il latte dalla mamma.

– Capisce? Ridevano e sghignazzavano sul mio dolore.

Più che tigri, come vengono normalmente chiamati, sembravano tante iene ridens. Umiliato e offeso tornai mestamente in questo castello, per nascondermi nella stanza più remota e inaccessibile, quella dove adesso mi trovo, senza più uscire.

Ma la fame, dopo un mese di digiuno, inizia a farsi sentire e devo decidermi ad andare fuori per tornare a caccia. Non voglio abbuffarmi, mi accontento anche di poco sangue, magari quello di Ioana, la figlia anemica del sindaco o quello di Larisa la sclerotica madre novantenne del becchino, però il dubbio mi blocca. Se fallissi ancora, cosa accadrebbe?

Per questo motivo guardo e riguardo il tubulo di Nux moschata, il rimedio omeopatico che lei due settimane fa mi ha inviato per curarmi da tutti quei sintomi che mi compaiono alla vista del sangue, come paura, capogiri, svenimento, confusione mentale, perdita dell’orientamento. Ho paura ma so che devo assumere questi granuli se non voglio morire di fame.

Intanto che decido, un caro saluto da

Vlad, la zanzara più misera e sfortunata di tutta la Transilvania.