Aggressività: risorsa per la sopravvivenza o comportamento patologico?
L’aggressività è definita come un’azione o una risposta di un individuo che comporta un danno ad un altro individuo. Può essere reattiva, ovvero provocata da un’azione esterna, oppure può avvenire senza una provocazione. Negli animali l’aggressività riveste un aspetto fondamentale per la sopravvivenza stessa poiché tutti i bisogni fisiologici come mangiare, allontanare un pericolo, difendersi da un predatore, guadagnarsi uno spazio di vita, riprodursi e difendere la propria prole, richiedono un pizzico di aggressività.
L’aggressività quindi di per sé non deve essere considerata in modo negativo negli animali, specialmente in quelli dotati di organi di “offesa”, come zanne, artigli, corna o palchi, come notò l’etologo Konrad Lorenz che scrisse il primo importante saggio sul comportamento aggressivo degli animali, nella sua opera pubblicata nel 1962 e che si intitola appunto “L’aggressività”.
In questa ottica il comportamento aggressivo, più che un comportamento patologico, deve essere considerato una risorsa per la sopravvivenza stessa dell’animale che lo esperisce.
Diversamente da questi comportamenti aggressivi che sono funzionali alla sopravvivenza vi sono le aggressioni rivolte contro altri individui e prive di una motivazione valida o esternate non a seguito di una provocazione. Quando il cane morde ed aggredisce senza un motivo si entra infatti in quello che è il filone dell’aggressività patologica. Tuttavia le aggressioni vanno sempre contestualizzate poiché molto spesso lo sguardo dell’essere umano non riesce a cogliere la motivazione scatenante del comportamento aggressivo. Mentre in alcuni casi è facile capire la motivazione che ha spinto un cane a mordere, in altri no. Se proviamo a sottrarre del cibo o il proprio cucciolo ad un cane ci aspetteremo una reazione aggressiva, ma talvolta noi esseri umani mettiamo in atto alcuni comportamenti non proprio chiari che scatenano un’aggressione, come ad esempio posture del corpo o espressioni facciali. Ma quando è che si passa dall’aggressività conservativa e quindi fisiologica a quella patologica? Vediamo insieme in primo luogo quali sono le cause dell’aggressività.
L’aggressività pur essendo un comportamento naturale di tutti gli animali, uomo compreso, può essere esacerbata da alcuni fattori. Vi sono infatti alcune specie e, all’interno delle specie, alcune razze, soprattutto di cani, che sono state selezionate per centinaia di anni per avere un livello di aggressività più alta, come ad esempio le razze di cani da guardia e da difesa, o come quelli utilizzati nella terribile attività dei combattimenti. In questi casi è l’uomo stesso ad aver selezionato generazioni di cani scegliendo gli esemplari che manifestavano comportamenti aggressivi, per sfruttarne i benefici. La genetica tuttavia risente moltissimo dell’ambiente e di eventuali fattori che possono incidere sulla predisposizione a determinati comportamenti. Non è quindi detto che tutti i cani da difesa o da guardia siano aggressivi e mordaci e che tutti i cani da compagnia non lo siano ma anzi, spesso le aggressioni con morsicatura vengono cagionate proprio da cani di taglia piccola, da compagnia.
L’importanza della cucciolata
Ma quali sono i fattori scatenanti il comportamento aggressivo e le aggressioni? Volendo cercare di sintetizzare il più possibile si può dire che i fattori dipendono dalle esperienze vissute nelle prime settimane di vita, come ad esempio il fondamentale rapporto con la madre ed i fratelli e dalla relazione che i cani riescono ad instaurare con l’uomo. Il primo fattore scatenante comportamenti aggressivi è infatti il vissuto dei primi mesi del cucciolo: un’eccessiva deprivazione dagli stimoli o viceversa una sovraesposizione ad essi, soprattutto senza una guida sicura rappresentata dalla madre, possono creare dapprima nel cucciolo, e poi nell’adulto, dei sentimenti di insicurezza tali da necessitare il ricorso a comportamenti di aggressione da difesa.
Altre volte la sovra stimolazione che non riesce ad essere contenuta può comportare aggressività da irritazione. La relazione con la madre ed i fratelli riveste poi un ruolo fondamentale: la madre infatti attraverso l’accudimento pone il cucciolo in una condizione di sottomissione, ispezionandogli le aree addominale e peritoneale, aree del corpo inermi e delicate e per le quali i cani hanno un forte istinto di protezione. Ma la madre, accudendo in questo modo i cuccioli, gli insegna a sottomettersi quando questo serve e se per caso loro si ribellano in maniera incisiva, li riporta ad una condizione di sottomissione anche con mezzi bruschi.
Questa sorta di palestra comportamentale è fondamentale per l’equilibrio psicologico dei cuccioli, così come lo sono i rapporti tra i fratelli di una cucciolata; durane l’esperienza del gioco infatti i membri della cucciolata mettono in atto molti schemi comportamentali che avranno anche da adulti come ad esempio la predazione, l’aggressione, il richiamo al gioco e le reazioni che manifestano tra componenti della cucciolata sono molto importanti per trasformarsi in adulti equilibrati.
L’esempio più lampante di quanto sia importante questa sorta di training tra fratelli è il comportamento appreso di inibizione al morso: quindi un cucciolo infatti morde un fratello, quest’ultimo emetterà un guaito molto acuto e stridulo che funzionerà da stop nei confronti del cucciolo morsicatore. Anche la madre, se morsicata durante il gioco, ringhierà per far smettere il suo cucciolo. I cuccioli che non hanno ricevuto questi insegnamenti saranno più soggetti ad avere una difficoltà di inibizione al morso. Inoltre il continuo cambio di ruoli tra e sottomesso e dominatore che avviene durante il gioco abitua i cuccioli futuri adulti a tollerare la frustrazione, uno dei primi trigger delle reazioni aggressive.
È fondamentale tenere a contatto madre e fratelli quanto più possibile per evitare di creare una mancata inibizione al morso ed in generale fenomeni comportamentali anomali. In tal senso la legge italiana è molto chiara in quanto prevede il divieto di allontanare i cuccioli dalla madre prima dei 60 giorni di vita compiuti; il problema ovviamente si pone nel caso di cuccioli orfani e soli che andrebbero accorpati ad altre cucciolate per ovviare a questi disagi, ed in caso non fosse possibile, è necessario il ricorso ad un medico veterinario esperto in comportamento che possa fornire consigli sulla gestione di questi cuccioli.
L’importanza dell’uomo
Per i cani noi esseri umani fungiamo da leader e da caregiver. Senza il nostro intervento infatti non hanno un riparo, un territorio, del cibo, dei rapporti sociali e quindi siamo fondamentali per il loro sostentamento e per la loro serenità psicologica. Un cane che non vede l’uomo col quale convive come un caregiver e come una sorta di mister da seguire sarà un cane insicuro e esitante in molti aspetti della propria vita e da questi sentimenti di insicurezza e incertezza potrebbe provare ad affrancarsi con reazioni di difesa aggressive.
È importantissimo quindi instaurare una relazione basata sulla fiducia col proprio cane e questa fiducia deve essere biunivoca: il nostro cane deve sentire di potersi affidare a noi, ma anche noi dobbiamo avere fiducia nelle sue capacità. Affinché questo avvenga dobbiamo imparare a conoscerci e rispettarci e soprattutto noi esseri umani dobbiamo imparare a rispettare i bisogni del cane e degli altri animali, il cosiddetto etogramma di specie, ovvero quell’insieme di bisogni, comportamenti e necessità che caratterizzano il comportamento fisiologico di una data specie animale.
Non dimentichiamo mai che il nostro cane ed il nostro gatto sono mammiferi predatori che amano vivere in una condizione di socialità intraspecifica ed interspecifica e pertanto privarli del sacrosanto diritto alla predazione, anche se messa in atto nei confronti di una pallina o un gioco di peluche, è per loro un vero e proprio abuso. Così come privarli della possibilità di interagire con altri esseri viventi della loro specie o di specie diverse relegandoli alla solitudine, o non consentirgli un minimo di tempo dedicato all’esplorazione ed alla perlustrazione di luoghi naturali come un parco o un giardino, sono tutte gravi mancanze di rispetto di quelli che sono i loro bisogni.
L’aggressività quindi, intesa come risposta ad una problematica comportamentale, può essere prevenuta in diversi modi. In primis cercando di far rispettare alcuni parametri comportamentali agli allevatori, e poi nella gestione consapevole di quelli che sono le necessità ed i bisogni dei nostri amici a quattro zampe. Prevenire è infatti possibile e nel prossimo articolo vedremo insieme come prevenire l’aggressività nel cane ed in altri animali.