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22 Novembre, 2025

Anti-natalismo artificiale benevolente

La super-intelligenza artificiale di Metzinger

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BIO – Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità – Educational Papers • Anno VI • Numero 24 • Dicembre 2017

Scritto in collaborazione con Eugenia D’Alterio – biologa

Preconcetti circa l’esistenza

Nel 2009, un gruppo di ricercatori documentava nel loro studio “THE EXISTENCE BIAS1 [Preconcetti circa l’esistenza] che noi, umani, trattiamo la semplice esistenza di qualcosa come prova della sua bontà. Questa ricerca ha, anche, documentato l’ipotesi che noi umani siamo più inclini a scegliere di rimanere con ciò che abbiamo piuttosto che correre un possibile rischio di perdita per averne di più. Oltre a ciò, lo studio mostra che più una forma è descritta come esteticamente attraente, più prevalente è quella forma. Ciò indica una relazione causale tra i nostri giudizi estetici e l’esistenza in un dominio privo di scelta tra alternative. Lo studio spinge la questione dei preconcetti circa l’esistenza fino alla valutazione gustativa. Le loro ricerche suggeriscono che la mera esistenza di noi, umani, conduca ad ipotesi sulla bontà intrinseca della continuazione dell’esistenza umana e, di conseguenza, a considerare che la riproduzione umana sia vista da noi come, giusta e desiderabile.

Probabilmente, questa sarebbe una spiegazione del perché i Natalisti hanno un preconcetto2 a favore dell’esistenza. Essi credono che l’esistenza sia sempre migliore della non esistenza e, quindi, interpretano che la vita umana sia un dono, mentre, per altri sarebbe stato meglio non essere mai esistiti. Se supponessimo, però, che l’esistenza sia, effettivamente, migliore della non-esistenza, allora i Natalisti, starebbero commettendo (come gli Anti-Natalisti), sostanzialmente, un “crimine”, perché confutano, essenzialmente, quasi tutte le potenziali vite umane. Ragionando per ipotesi, se ogni coito maschile libera, normalmente, circa 200-500 milioni di spermatozoi, idealmente, ognuno di questi potrebbe generare una vita. Ciò in natura,fortunatamente, non avviene, ma ragionando, ipoteticamente, il conteggio delle perdite nell’arco di una vita, sarebbe nell’ordine dei miliardi, se non dei trilioni. E considerando che ci sono quasi 4 miliardi di maschi sulla terra il numero di umani effettivamente nati è, decisamente, insignificante riguardo quel numero potenziale di vite. E nessuno sembra preoccuparsene. E perché dovrebbero? Le persone che non esistono e non esisteranno mai, non hanno desideri o bisogni. Lo stato delle cose non è difettoso per impostazione di default (predefinita). Qualunque asserzione sullo stato delle cose è, definitivamente, valutativa. Certamente, si potrebbe pensare che la semplice esistenza o ripetizione di qualcosa sia prova della sua bontà, ma si potrebbe anche considerare che questo preconcetto esiste solo perché molte persone non hanno la conoscenza fondamentale della logica, perché esse non sono in grado di comprendere, essenzialmente, cosa sia un argomento valido.

Chiaramente, ci sono autorevoli filosofi e studiosi contemporanei che cercano di esplorare, in modo più distaccato, i nostri preconcetti a favore della vitaumana. Essi, certamente, intendono per “vita” quel fenomeno biotico che è capitato per caso. Thomas Metzinger3 è, senza dubbio, tra i più originali di questi pensatori, al punto che di recente è arrivato a proporre un esperimento concettuale su ciò che una super-intelligenza artificiale benevolente proporrebbe come destino all’umanità. Questo suo ragionamento denominato Anti-Natalismo Artificiale Benevolente4 è proprio l’oggetto di questo editoriale.

  

Teoria di Metzinger sulla coscienza umana

Un brevissimo accenno alla teoria di Metzinger sulla coscienza umana  è utile per poter allentare il turbamento che la sua teoria dell’Anti-Natalismo Benevolente  possa suscitare. Le sue tesi sono originali e hanno come punto di partenza le caratteristiche della coscienza più peculiari , così come esse si presentano a noi. Egli riconosce alla coscienza un ruolo centrale nella gestione del comportamento degli organismi viventi senzienti  e, anzi, si dichiara convinto che solo considerando con la dovuta attenzione la ricchezza e la profondità delle manifestazioni coscienti, senza preconcetti e timori di sorta, sia possibile arrivare a comprendere la reale natura di questa facoltà.5

La concezione della coscienza di Metzinger ha come immediati precursori Antonio Damasio e Bernard Baars.6Questi autori, sia pur da prospettive diverse, avevano già messo in evidenza il ruolo insostituibile della coscienza nel rendere disponibile all’organismo umano le informazioni in una forma globale e fortemente unitaria. Metzinger si spinge ancora oltre. Nella sua proposta i contenuti della coscienza e lo stesso “io” che ognuno di noi percepisce – o, meglio, vive – come centro del proprio essere, non sarebbero altro che rappresentazioni che il nostro cervello costruisce, istante per istante, per facilitare l’interazione dell’organismo con l’ambiente.7 L’esperienza soggettiva andrebbe, pertanto, vista come un modo molto specifico di organizzare l’informazione relativa al mondo esterno, sotto forma di una “conoscenza dell’Io”: una conoscenza in prima persona.8

Una condizione indispensabile affinché una simile rappresentazione abbia luogo è la non consapevolezza da parte del soggetto del processo mediante il quale essa viene ottenuta. Su questo punto Metzinger insiste molto. In effetti, questo è un po’ il cardine dell’intera teoria da lui proposta: per costituirsi sotto forma di esperienza cosciente di qualcuno, per poter avere un centro, identificabile come “io”, la rappresentazione deve rendersi disponibile al soggetto come realtà del mondo e non come un’immagine costruita a partire da tale realtà. Metzinger ha coniato il termine tunnel dell’io per indicare che il modello della coscienza è “trasparente” al sé, intendendo con questo che il soggetto non è consapevole delle modalità con cui l’informazione viene elaborata per assumere le forme con cui la stessa gli si presenta.9 Anzi, lo stesso soggetto va considerato una rappresentazione che, a sua volta, non sa di esserlo.10

Secondo questa concezione, la rappresentazione della realtà come esperienza cosciente e l’immagine che il “sistema” coinvolto ha di sé non sarebbero altro che costruzioni elaborate dal cervello, alfine di permettere all’organismo di cogliere se stesso come un’entità fortemente integrata, facilitando così la pianificazione e il controllo delle azioni poste in atto.11 Il presupposto che sottostà ad una simile concezione è che un cervello, divenuto estremamente complesso, avrebbe difficoltà a gestire al meglio le proprie funzioni senza far riferimento ad un’immagine complessiva che comprenda sia le informazioni disponibili a un dato istante, sia le attività da intraprendere o in corso di svolgimento. Sulla sostenibilità di tale presupposto e, soprattutto, dell’idea che una rappresentazione possa accrescere, in qualche modo, l’efficienza di un sistema qualsiasi, alcuni potrebbero dire che si tratta di una tesi basata su una sorta di abbaglio a livello concettuale, anche se non facilmente riconoscibile come tale. Ma torniamo al punto dei preconcetti circa l’esistenza e chiediamo a Metzinger cosa ne pensa circa la convenzione di ritenere la natalità umana come etica, in quanto capita, che la natalità è, anche, culturalmente e socialmente desiderata, malgrado la sofferenza esistenziale di noi umani come esseri senzienti. Precisamente, per contribuire al di- battito se la riproduzione umana possa essere ammessa come un comportamento “etico”, egli ha proposto un esperimento concettuale.12

L’esperimento concettuale13 della super-intelligenza etica

La proposta di Metzinger per rispondere ad una tale controversa domanda è quella di sottoporre la questione ad un’intelligenza artificiale, cioè simulare una “super-intelligenza etica”, non solo in termini di semplice velocità di elaborazione ma, anche, in termini di risultati qualitativamente nuovi di ciò che l’altruismo significa realmente. Ciò sarebbe possibile perché la super-intelligenza etica opererebbe su un database di dati psicologici molto più grande di quanto qualsiasi singolo cervello umano o qualsiasi comunità scientifica possa disporre ed elaborare. Attraverso un’analisi del nostro comportamento e delle sue condizioni di confine empiriche, essa [la super-intelligenza etica] rivelerebbe relazioni gerarchiche, implicite, tra i nostri valori morali, di cui siamo soggettivamente ignari perché non sono esplicitamente rappresentate nel nostro modello fenomenico di noi stessi [del cosiddetto, nostro sé]. Questa super-intelligenza etica, essendo il miglior “filosofo analitico” che sia mai esistito, concluderebbe che, dato il suo ambiente attuale, essa non dovrebbe agire come un massimizzatore di stati e felicità positive, ma che essa dovrebbe diventare un minimizzatore dell’inclinazione alla frustrazione consciamente esperita, del dolore, dei sentimenti spiacevoli e delle sofferenze. Concettualmente, la super-intelligenza etica stabilirebbe che nessuna entità può soffrire della propria non-esistenza.

Presupponendo una tale super-intelligenza, essa concluderebbe che la non esistenza sia nel miglior interesse di tutti gli esseri auto-coscienti futuri su questo pianeta. Empiricamente, saprebbe che noi, creature biologiche evolute, naturalmente, non siamo in grado di renderci conto di questo a causa dei nostri preconcetti esistenziali, fermamente ancorati. Una tale super-intelligenza etica deciderebbe di agire benevolmente proponendo una moratoria della natalità, cioè proponendoci la non-esistenza.

Quali sarebbero gli sviluppi di una eventuale super-intelligenza nel dominio della cognizione morale

Continuiamo a supporre che sia venuta in esistenza una tale super-intelligenza assoluta, che sia emerso un sistema post-biotico, autonomamente auto-ottimizzante, le cui conoscenze fattuali, in rapida crescita, e la cui intelligenza generale artificiale, indipendente da un dominio, sostituisca l’intelligenza dell’umanità in modo irrevocabile. In tal caso, Internet e la conoscenza scientifica dell’umanità funzionerebbero come database in continua espansione. Naturalmente, essa eccederebbe, anche, le prestazioni cognitive di noi esseri umani in tutti i settori di interesse. Essendo noi, umani, i suoi creatori, riconosciamo questa possibilità. Di conseguenza, la super-intelligenza sarebbe, anche, superiore a noi nel dominio della cognizione morale. Riconosciamo, altresì, questo aspetto aggiuntivo: per noi sarebbe, ormai, un fatto accertato che la super-intelligenza non sarebbe solo un’autorità epistemica, ma, anche, un’autorità nel campo del ragionamento etico e moraleLa super-intelligenza sarebbe, dunque, benevola nelle sue decisioni. Ciò significa che non esisterebbe un problema di allineamento dei valori, perché il sistema rispetterebbe, pienamente, i nostri interessi e l’assiologia che le avremmo originariamente fornito. Sarebbe, fondamentalmente, altruistica e, di conseguenza, ci aiuterebbe, in molti modinella consulenza politica e nell’ottimizzazione dell’ingegneria sociale.

La super-intelligenza saprebbe molte cose su di noi, cose che non afferriamo o comprendiamo. Essa vedrebbe modelli profondi nel nostro compor- tamento e estrarrebbe le caratteristiche astratte, ancora inedite, checaratterizzano l’architettu- ra funzionale delle nostre menti biologiche. Per esempio, avrebbe una profondaconoscenza dei pre- giudizi o preconcetti cognitivi che l’evoluzione ha messo in atto nel nostro modello auto-cognitivo che ci ostacolano in una cognizione morale razionale e basata sull’evidenza. Empiricamen- te, questa super-intelligenza saprebbe che gli stati fenomenici di tutti noi, esseri senzienti, emersi su questopianeta – se considerati da una prospet- tiva “oggettiva e imparziale” – siamomolto più spessocaratterizzati da qualità soggettive di sofferenze e preferenze frustrate che non sa- remmo mai in grado di scoprirenoi stessi oltre queste immagini di sofferenze con cui ci siamo identificati. Essendo tale super-intelligenza il mi- glior scienziato che sia mai esistito conoscerebbe, anche, i meccanismi evolutivi dell’auto-inganno integrati nei sistemi nervosi di tutte le creature coscienti sulla Terra. Una tale super-intelligenza, giustamente, concluderebbe che noi esseri uma- ni non siamo in grado di agiresapientementenel nostro miglior interesse.

La super-intelligenza saprebbe che uno dei nostri valori più alti consiste nel massimizzare la felicità e la gioia in tutti noi, esseri senzienti, e, dunque, rispetterebbe pienamente questo valore. Tuttavia, anche, empiricamente si renderebbe conto che le creature biologiche non sono quasi mai in grado di raggiungere un equilibrio positivo o addirittura neutro della vitaScoprirebbe, anche, che i sentimenti negativi nei biosistemi non sono una semplice immagine speculare di sentimenti positivi, perché c’è un senso di urgenza molto più elevato per il cambiamento coinvolto negli stati di sofferenza e perché si verificherebbe in combinazione con le qualità fenomeniche della perdita del controllo e della coerenza del sé fenomenico – e che questo è ciò che rende la sofferenza cosciente una classe molto differente di stati, non solo la versione negativa della felicità. Questa super-intelligenza dovrebbe riconoscere che questa qualità soggettiva di urgenza è, debolmente, riflessa nell’intuizione morale diffusa dell’umanità e che, in senso etico, è molto più urgente aiutare una persona sofferente piuttosto che rendere ancora più felice una persona.

Analizzando, ulteriormente, il profilo fenomeno logico degli esseri senzienti sulla Terra, la super-intelligenza scoprirebbe, rapidamente, un’asimmetria fondamentale tra sofferenza e gioia e concluderebbe, logicamente, che un valore implicitoma anche più altoconsisterebbe nella minimizzazione della sofferenza in tutte le creature senzienti. Ovviamente, sarebbe una super-intelligenza etica non solo in termini di semplice velocità di elaborazione, ma che arriverebbe a risultati qualitativamente nuovi di ciò che l’altruismo significa effettivamente. Ciò è possibile perché la eventuale super-intelligenza opererebbe su una base di dati psicologici molto più grande di qualsiasi singolo cervello umano oche qualsiasi comunità scientifica possa avere a disposizione. Attraverso un’analisi del nostro comportamento e delle sue condizioni emarginate empiricherivelerebbe relazioni gerarchiche implicite tra i nostri valori morali di cui siamo soggettivamente ignari, perché non sono esplicitamente rappresentati nel nostro modello fenomenico del sé. Essendo il miglior filosofo analitico che sia mai esistito, tale super-intelligenza non dovrebbe agire come massimizzatore di stati positivi e di felicità, ma dovrebbe invece diventare un minimizzatore efficace di frustrazione, di dolore, di sentimenti spiacevoli e sofferenze. Concettualmente, nessuna entità (soggetto) può soffrire della propria non-esistenza. La super-intelligenza concluderebbe che la non esistenza sarebbe nell’ interesse di tutti gli esseri auto-coscienti (futuri) su questo pianeta. Empiricamente, saprebbe che le creature biologiche evolute, naturalmente, non sono in grado di rendersene conto a causa del loro ancoraggio ai pregiudizi o preconcetti esistenziali. La super-intelligenza, di fatto, agirebbe benevolmente.

Cosa mostrerebbe lo scenario dell’anti-natalismo artificiale benevolente (anab)?

Lo scenario dell’ANAB non è una previsione. Non le è assegnata alcuna probabilità empirica. Non si sta proponendo un punto nel tempo in cui diventerà una realtà e nemmeno che diventerà realtà. Piuttosto, è inteso come uno strumento cognitivo che può aiutare ad evitare che un importante dibattito pubblico diventi un discorso banale. Lo scenariodell’ANAB è uno strumento logico che può, forse, aiutare a pensare ad alcuni degli aspetti più profondi dell’etica applicata dell’intelligenza artificiale.

Ciò che lo scenario logico dell’Anti-Natalismo Artificiale Benevolente dimostra è che l’emergere di un Anti-Natalismo motivato in modo, puramente, etico in sistemi computazionali, altamente superiori, è concepibile.“L’Anti-Natalismo” si riferisce a una lunga tradizione filosofica che assegna un valore negativo all’esistenza, o almeno, all’essere nato nella forma biologica di un essere umano.

Gli Anti-Natalisti, generalmente, non sono persone che violerebbero i diritti individuali delle creature senzienti già esistenti, chiedendo, eticamente, la loro uccisione attiva. Piuttosto potrebbero argomentare che la gente dovrebbe astenersi dalla procreazione perché è un’attività, essenzialmente, immorale. Possiamo semplicemente dire che la posizione anti-natalista implica che l’umanità dovrebbe fermare, pacificamente, la propria esistenza attraverso una moratoria sulla natalità.

Ancora una volta, lo scenario dell’ANAB è uno strumento per pensare in modo più chiaro ai rischi futuri dell’Intelligenza Artificiale. È un mondo possibile, uno scenario che può essere descritto senza contraddizione logica. Non si tratta dei noti problemi tecnici che un’intelligenza artefatta avanzata possa sviluppare obiettivi incompatibili con la sopravvivenza e il benessere umano né del semplice problema tecnico che molti dei nostri obiettivi, quando vengono implementati in una super-intelligenza artefatta da noi umani stessi, possano portare a conseguenze impreviste ed indesiderate. Piuttosto, uno dei punti che sta dietro una tale super-intelligenza è che una forma di Anti-Natalismo basata sull’evidenza, razionale e, genuinamente, altruistica possa evolvere in un agente morale superiore, come un’intuizione qualitativamente nuova. Ciò che rende, particolarmente, interessante il dibattito sull’Intelligenza Artificiale è che ci obbliga a pensare più seriamente circa le nostre menti. Ci riporta a noi stessi, attirando l’attenzione su tutti i problemi che sono causati dall’architettura funzionale evoluta naturalmentedel nostro cervello e sulle condizioni del nostro modo di esistere autocoscientemente in questo mondo. La bellezza del dibattito sull’Intelligenza Artificiale sta anche nel fatto che ci obbliga a riflettere, finalmente e con serietà, sulle conseguenze delle nostre intuizioni morali in maniera molto più radicale.

Naturalmente, ci sono molte questioni tecniche da porsi in questa riflessione o esperimento concettuale, ad esempio: – la nostra super-intelligenza artificiale morale riterrebbe che l’inesistenza sia il miglior stato delle cose e, non solo, il male minore? Quale metrica per la sofferenza cosciente potrebbe sviluppare il sistema – assegnerebbe un’assoluta o una relativa priorità alla sua evasione? Thomas Metzinger pensa che ciò che oggi chiamiamo “compassione” può essere, realmente, una forma molto alta di intelligenza. Il nostro sistema artificiale dotato di esperienza cosciente [o super-intelligenza artificiale], profondamente compassionevole, potrebbe negare il mondo nella sua totalità, forse potrebbe negare del tutto il valore morale della felicità e della soddisfazione positiva? Il filosofo Bruno Contestabile14 ha argomentato quello che definisce “l’ipotesi negativa del benessere”. Ad esempio, si potrebbe supporre che non esista un mondo con un benessere totale positivo e che l’intuizione utilitaria positiva sia una percezione distorta del nostro umano ragionamento di rischio-beneficio, causato daciò che, seguendo il pensiero di Thomas Metzinger, abbiamo sopra chiamato “preconcetti sull’esistenza” [“existence bias”]. Con una percezione non distorta, non accecata dalla volontà incondizionata di sopravvivere, la sofferenza avrebbe un peso molto maggiore rispetto alle indagini scientifiche tradizionali e agli studi psicologici. È, proprio questo, ciò che lanostra ipotetica super-intelligenza potrebbe scoprire. Ma forse potrebbe anche scoprire ancora di più attraverso la propria ricerca imparziale e empirica. Cosa succederebbe se richiamasse la nostra attenzione sul fatto che la sofferenza aumenta nel corso dell’evoluzione biologica, che la felicità aumenta ma meno della sofferenza, e i bilanci diventano sempre più negativi. Se la nostra super-intelligenza compassionevole ci indicasse, gentilmente e amabilmente,i risultati della sua ricerca come potremmo discuterne contro?

Le frasi normative non hanno valore di veridicità

Ci sono molti modi in cui questo esperimento concettuale  [o mentale] può essere utilizzato, ma bisogna prestare grande attenzione per evitare malintesi. Ad esempio, essere “un’autorità nel campo del ragionamento etico e morale” non implica un realismo morale. Vale a dire che non dobbiamo supporre che ci sia un misterioso regno di “fatti morali” né che la super-intelligenza abbia solo una migliore conoscenza di questi fatti non naturali da quella che abbiamo noi umani. Le frasi normative non hanno valori di verità. Nella realtà oggettiva non esiste uno strato più profondo, un livello nascosto di fatti normativi a cui una frase del tipo “si dovrebbe sempre minimizzare la quantità complessiva di sofferenze nell’universo!” possa essere riferita. Abbiamo evoluto [sviluppato] desideri, preferenze soggettive ed interessi consapevolmente sperimentati. Ma l’evoluzione in sé non è un qualcosa che rispetta la sofferenza. Ci ha reso efficienti, ma il processo complessivo non è solo indifferente ma, anche, cieco ai nostri interessi. Abbiamo preconcetti morali profondi, ad esempio che il piacere sia qualcosa di buono e che il dolore sia un male. Ora, la super-intelligenza benevolente rispetta pienamente queste intuizioni o preconcetti morali e cerca di trovare un modo ottimale per renderli coerenti esplorando le opzioni per l’allineamento del valore interno umano. Ma ciò non implica un allontanamento dal “naturalismo” o da una “visione scientifica” del mondo che sarebbe priva di fatti normativi obiettivi. Non significa neanche introdurre un super-agente epistemico che, come un sacerdote post-biotico o un santo artificiale, abbia accesso diretto a un misterioso regno di verità morali superiori. Semplicemente, significa che il sistema, tenuto conto di tutti i dati disponibili, cerca di scoprire ciò che dovrebbe essere nel nostro interesse.15

Per molti anni Thomas Metzinger ha sostenuto una moratoria sulla fenomenologia sintetica16: non dovremmo mirare alla creazione di una coscienza artificiale, perché potremmo aumentare, in maniera incerta, la quantità complessiva di sofferenza. La più piccola unità di sofferenza cosciente è un “momento negativo di auto-rappresentazione”, cioè ogni momento in cui un sistema cosciente subisce un’esperienza spiacevole e si identifica con questa esperienza.17 Potremmo aumentare, significativamente, il numero di tali stati soggettivamente negativi – ad esempio attraverso cascate di copie virtuali di soggetti auto-coscienti che sperimentano la propria esistenza come qualcosa di negativo, doloroso o umiliante, o, in qualche altro modo, come qualcosa che non vale la pena avere. Nel corso degli anni, molti ricercatori nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale hanno chiesto a Metzinger quali siano, realmente, i criteri logici per spiegare la sofferenza. Questa domanda ci porta, logicamente, ad una successiva: perché, in linea di principio, non è possibile costruire un’Intelligenza Artificiale autocosciente che non conosca la sofferenza? Secondo Metzinger queste sono domande molto interessanti e dovrebbero far parte di un progetto di ricerca altamente rilevante, che dovrebbe essere finanziato, certamente, da agenzie governative.18 Forse, la nostra super-intelligenza etica avrebbe già risolto il problema della sofferenza cosciente?

Differenti direzioni di scenario

Indagare sullo scenario dell’Anti-Natalismo Artificiale Benevolente può portarci in molte direzioni diverse. Per esempio, la versione di cui sopra contiene una premessa empirica: la super-intelligenza compassionevole dell’esperimento concettuale di Metzinger “… riconoscerebbe che gli stati fenomenici di noi umani, esseri senzienti, emersi su questo pianeta – se considerati da una prospettiva oggettiva e imparziale – sarebbero, molto più spesso, caratterizzati da qualità soggettive di sofferenze e, di preferenze, frustrate.”19 Questa premessa potrebbe, però, essere fallace. Forse, potremmo falsarla. La meditazione, nuove sostanze psicoattive o la futura neuro-tecnologia, potrebbero aiutarci a rendere la nostra vita degna di essere vissuta e, nel contempo, aiutarci a vincere i nostri preconcetti cognitivi. Concepibilmente, potrebbe essere esattamente la nostra stessa super-intelligenza altruista ad aiutarci a cambiare l’architettura funzionale del nostro cervello, dando alla nostra vita un equilibrio globale positivo o, addirittura, mostrandoci un cammino per trascendere totalmente la dicotomia del piacere e del dolore, liberandoci, finalmente, dall’onere del nostro passato biologico. Forse, una futura Intelligenza Artificiale Benevolente potrebbe sciogliere il nostro intrinseco conflitto esistenziale, guidandoci in una forma disinteressata di consapevolezza sconfinata (“Scenario 2”). Ma, anche se tutti gli esseri umani, su questo pianeta, fossero trasformati in buddhisti vegani, il problema della sofferenza animale naturale rimarrà:20 Saremmo ancora circondati da un oceano di creature che, probabilmente, nemmeno una super-intelligenza potrebbe liberare dalla sofferenza.

È interessante notare come una super-intelligenza pienamente razionale non avrebbe mai avuto alcun problema con la fine della propria esistenza. Se ha visto buone ragioni per l’auto-distruzione attiva, o se ha considerato una mancanza di motivi positivi per continuare la propria esistenza, allora nessuna polarizzazione cognitiva le impedirebbe di seguire la propria visione. Tuttavia, la grande maggioranza di noi, esseri umani, mai potrebbe accettare una simile intuizione, non importa quanto convincenti fossero gli argomenti del “pensatore morale artificiale” da noi creato. Per lo scenario originale dell’Anti-Natalismo Artificiale Benevolente come strumento logico (ma, probabilmente, anche per lo scenario 2, cioè quello di guida disinteressata di consapevolezza sconfinata) è facile prevedere che noi, Homo sapiens, dichiareremmo, immediatamente, guerra contro qualsiasi super-intelligenza compassionevole anti-natalista del tipo descritto in precedenza.
 
Una delle questioni più interessanti è, dunque, cosa, esattamente, siano i preconcetti circa l’esistenza [the existence bias],proprio nel profondo del modello dell’auto-rappresentazione umana. Siamo agenti incarnati-finiti, sistemi anti-entropici. Vista da una rigorosa prospettiva biofisica, la nostra vita è una grande battaglia in salita, un affare veramente accanito. Ciò che l’evoluzione ha dovuto risolvere non era solo un problema di autocontrollo intelligente e autonomo ma, anche, come tali sistemi incentivano se stessi.
Qual è questa robusta “sete di esistenza”, la voglia di continuazione eterna e qual è il meccanismo di identificazione che ci costringe a proteggere, continuamente, l’integrità dell’auto-rappresentazione nel nostro cervello?
 

Metzinger sostiene che il nostro preconcetto cognitivo più profondo sia il “preconcetto circa l’esistenza”, il che significa che faremmo quasi tutto per prolungare la nostra esistenza. Per noi, sostenere l’esistenza è l’obiettivo predefinito, in quasi ogni caso di incertezza, anche se ciò può violare i vincoli di razionalità, semplicemente, perché è un imperativo biologico che è stato impresso nei nostri sistemi nervosi da millenni. Il neuro-scienziato e matematico Karl Friston21 non ha ancora, completamente, compreso il problema della coscienza ma ha proposto, in modo molto interessante, che noi prevediamo la nostra esistenza futura e, poi, attraverso una deduzione attiva incarnatatestiamo il nostro ambiente per massimizzare le prove della nostra esistenza , come se la nostra esistenza stesse cambiando il mondo, in modo che esso si adatti all’ipotesi originale. C’è, forse, in questo un presuppostofondamentaleper l’allucinazione della personalità e, quindi, della propria autorità? È il senso cosciente di sé, basato su una profezia che si auto-avveraqualcosa di contro fattuale (effettivo, reale) che diventa causalmente efficace da essere vissuto come reale? Sarebbe un grande risultato scientifico descrivere il meccanismo di calcolo di base che ci obbliga a rimanere in stati di insoddisfazione, a rimanere sempre sul lato sicuro della questione e preservare la nostra esistenza, anche se ciò non sia nel nostro miglior interesse in termini razionali. È, dunque, difficile sottovalutare la pertinenza teorica di arrivare ad una convincente analisi formale di ciò che Buddha chiamò bhava- tanhà, la voglia di esistenza. Ma, anche, un modello matematico molto più raffinato della dinamica neurale sottostante, non sarebbe abbastanza persuasivo. Avremmo ancora bisogno di una convincente interpretazione concettuale a livello filosofico.

Forse la nostra compassionevole super-intelligenza anti-natalista ci offrirà entrambi? Data la sua immensa base di dati empirici e le sue enormi capacità di elaborazione dell’informazione, potrebbe, certamente, rivelare il meccanismo neuro-computativo che sottende il nostro preconcetto circa l’esistenza. Ma cosa succederebbe se qualche filosofo, come il primo filosofo etico realmente compassionevole, cercherebbe, poi, di convincerci che sia giunto il momento di terminare, pacificamente, la brutta fase biologica di sofferenza su questo pianeta? Cosa succederebbe se ci dicesse che, tutto sommato, solo il primo scenario [l’Anti-Natalismo Artificiale Benevolente come strumento logico] è plausibile e giustificabile da una prospettiva filosofica? Cosa succederebbe se la nostra super-intelligenza artificiale compassionevole cominciasse ad attirare la nostra attenzione, con delicatezza e precisione, sul fatto che noi, umani, mai possiamo essere totalmente compassionevoli, sinceramente altruisti o puramente razionali, semplicemente, perché siamo stati ottimizzati”, evolutivamente e per millenni, a non notare la trave nel proprio occhio?

Non è tuttavia con questo genere di artifici che possiamo sperare di aver ragione degli attuali problemi posti dalla soggettività della mente. È vero che, al momento, nessuno è in grado di suggerire soluzioni che siano davvero soddisfacenti, ma possiamo almeno darci da fare affinché queste strategie ingannevoli vengano smascherate per quel che sono, in modo che un numero sempre minore di noi ne sia vittima inconsapevole.

  1. Eidelman, Scott, Crandall, Christian S. and Pattershall, Jennifer. The Exitence Bias. In “Journal of Personality and Social Psychology”, Vol 97(5), Nov 2009, 765-775.
  2. Concepito prima; si dice soprattutto di idee o giudizi formulati in modo irrazionale, sulla base di prevenzioni, convinzioni ideologiche, sentimenti istintivi, spesso per partito preso e senza un’esperienza personale. Convincimento, idea o opinione privi di giustificazioni razionali o non suffragati da conoscenze ed esperienze dirette.
  3. Thomas Metzinger. Being No One. The Self-Model Theory of Subjectivity. MIT Press, Cambridge, MA., 2003 / Thomas Metzinger The Ego Tunnel – The Science of the Mind and the Myth of the Self. Basic Books, New York, 2009.
  4. An EDGE Essay By Thomas Metzinger Benevolent Artificial Anti-Natalism (BAAN). Edge Foundation, 8.7.17, Edge.org.
  5. Recensione di Astro Calisi sull’opera di Thomas Metzinger, Il tunnel dell’io. Scienza della mente e mito del soggetto, Raffaello Cortina, Milano, 2010, pag. 2.
  6. Antonio Damasio, Alla ricerca di Spinoza, Adelphi, Milano, 2003, pagg. 249-250 / Bernard Baars, A Cognitive Theory of Consciousness, Cambridge University Press, New York, 1988.
  7. Thomas Metzinger The Ego Tunnel – The Science of the Mind and the Myth of the Self. Basic Books, New York, 2009, p. 4.
  8. Ibidem
  9. Ibidem
  10. Ibidem
  11. Ibidem
  12. EDGE Essay By Thomas Metzinger Benevolent Artificial Anti-Natalism (BAAN). Edge Foundation, 8.7.17, Edge.org.
  13. Un esperimento mentale, o esperimento concettuale è un esperimento che non si intende realizzare nella pratica, ma viene solo immaginato: i suoi risultati non vengono, quindi, misurati sulla base di un esperimento fisico in laboratorio, ma calcolati teoricamente applicando leggi della fisica. L’esperimento mentale è un’operazione di analisi operativa delle esperienze di misura effettivamente eseguibili nel mondo reale, almeno come esperienze concettualmente possibili. Parte di queste esperienze non sempre è realizzabile al momento in cui esso viene concepito, per limiti non della fisica, ma legati alla tecnologia e alla tecnica disponibili all’epoca della sua concettualizzazione. Il carattere puramente mentale dell’esperimento permette di considerare situazioni non realizzabili nella pratica (ad esempio, oggetti macroscopici che si muovono a velocità relativistiche) e consente di esaminare l’esperimento in forma molto semplificata, tralasciando gli aspetti non pertinenti. Lo scopo di questo esercizio è mettere sotto esame una teoria fisica esaminandone le previsioni, e in particolare mettendone in luce le conseguenze sorprendenti o paradossali.
  14. Contestabile B. , “Negative Utilitarianism and Buddhist Intuition”, Contemporary Buddhism, vol. 15, no. 2, 2014, pp. 298-311.
  15. An EDGE Essay By Thomas Metzinger Benevolent Artificial Anti-Natalism (BAAN). Edge Foundation, 7.17, Edge.org.
  16. Il termine “fenomenologia sintetica” si riferisce a: 1) ogni tentativo di caratterizzare gli stati fenomenici posseduti o modellati da un artefatto (ad es. un robot); o 2) qualsiasi tentativo di utilizzare un artefatto per aiutare a specificare stati fenomenici (indipendentemente dal fatto che tali stati siano posseduti da un essere naturalmente cosciente o da un artefatto). La nozione di fenomenologia sintetica si distingue da alcune nozioni correlate. Si sostiene che molto lavoro nella coscienza della macchina beneficerebbe di essere più consapevoli della necessità di una fenomenologia sintetica del primo tipo e delle possibili forme che potrebbe richiedere. Si afferma poi che la fenomenologia sintetica del secondo tipo sembra risolvere alcuni problemi che si confrontano con tentativi standard e non sintetici per caratterizzare gli stati fenomenici. Chrisley, R. Synthetic Phenomenology. International Journal of Machine Consciousness Vol. 1, No. 1 (2009) pp. 53-70
  17. 17 Metzinger, T. (2016). Suffering. In Kurt Almqvist & Anders Haag (2017)[eds.], The Return of Consciousness. Stockholm: Axel and Margaret Ax:son Johnson Foundation. pp. 217-240.
  18. An EDGE Essay By Thomas Metzinger Benevolent Artificial Anti-Natalism (BAAN). Edge Foundation, 7.17, Edge.org.
  19. Ibidem
  20. 20 Tomasik, B., “The Importance of Wild Animal Suffering”, Relations: Beyond Anthropocentrism, vol. 3, no. 2, 2015, pp. 133-52.
  21. Friston, Karl. “The mathematics of mind-time”. Aeon.co, 18 May, 2017.

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