La Francia tra qualche giorno taglierà drasticamente i rimborsi sui prodotti omeopatici. Il tasso di rimborso, ad oggi fissato al 30 per cento per questa categoria di medicinali, scenderà al 15 per cento il primo dell’anno, e, fatte salve improbabili retromarce dell’ultimo minuto, arriverà a zero al termine del 2020. L’Iva in contemporanea verrà elevata dal 2,1 per cento attuale al 10 per cento. Una stangata che impedirà l’accessibilità alle cure ad una larghissima fetta della popolazione. Si conclude così la crociata che il governo d’Oltralpe ha deciso di condurre contro l’Omeopatia, disinteressandosi alle opinioni delle associazioni di settore e dei voleri di una quota consistentissima di persone, che secondo tutti i dati risulta in continua espansione, registrando una crescita annuale a due cifre in tutto il mondo, e che hanno organizzato numerose manifestazioni di protesta in tutto il Paese.
La scure riguarderà circa 1200 prodotti omeopatici, alcuni a larghissima diffusione come il Gelsemium, un eccellente rimedio nella cura degli stati d’ansia. Un altro duro colpo alla libertà di cura del cittadino, che segue quello assestato dal National Health Service britannico che ha revocato i fondi alle cure omeopatiche nel 2017, ulteriore tassello di un accerchiamento che da tempo la medicina Omeopatica si trova a dover contrastare ai quattro angoli del Globo. I laboratori che producono questi rimedi stanno ora cercando di opporsi alla decisione del ministro della Salute francese Agnès Buzyn in tutte le sedi necessarie, e sarà quindi necessario attendere l’esito di tutti i ricorsi, alcuni dei quali hanno chiamato in causa le massime autorità giuridiche francesi, fin su al Consiglio di Stato.
E in Italia? Nel nostro Paese, i medicinali omeopatici non sono rimborsabili. Sono infatti in fascia C, e quindi anche se rispondono ai requisiti igienici di qualità e sicurezza, sono a totale carico del cittadino. Possono solo essere deducibili dalla dichiarazione dei redditi, nel caso siano accompagnati da ricetta medica, scontrino e fattura del medico. E questo nonostante negli ultimi anni si sia instaurato un dibattito pubblico positivo sull’argomento, con incontri in Senato e studi specialistici finanziati dalle Regioni. In questo i pazienti italiani, purtroppo, sono largamente sfavoriti. Non resta che sperare che la crescente sensibilità sull’argomento che va diffondendosi nel mondo possa imprimere una svolta decisa all’orientamento oscurantista intrapreso dai legislatori.