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Da FederBio le regole anti-pandemie per gli allevamenti
8 Gennaio, 2021

Da FederBio le regole anti-pandemie per gli allevamenti

RedazioneRedazione
No agli antibiotici, sì all'Omeopatia. La regola è lasciare che la Natura segua il suo corso

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L’uomo, gli animali, le piante. Una classificazione antica, ma purtroppo fuorviante. Perché tra questi mondi non c’è alcun confine se non quelli che abbiamo artificiosamente costruito. In realtà la vita, al suo interno come al suo esterno, non esiste se non all’interno di un equilibrio sistematico più grande. Per quante volte l’essere umano cerchi di dimenticare la lezione, questa continuerà a ripresentarsi. Così è stato, ad esempio, per il Covid19. Una terribile pandemia scatenata dalla rottura dell’equilibrio tra l’uomo e l’animale, di cui ogni giorno paghiamo l’elevatissimo costo in vite umane.

Da FederBio le regole anti-pandemie per gli allevamenti

Per questo motivo ritrovare l’armonia tra le diverse sfere naturali è la missione più urgente che ci viene affidata. Non solo perché il nostro approccio all’allevamento animale è diventato meccanizzato e sadico, ma perché questa stessa malvagità ci si ritorce contro ogni giorno e in modo sempre più evidente. Oggi ne va della nostra stessa sopravvivenza. Per questo motivo FederBio, la federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, ha elaborato un nuovo standard per gli allevamenti, che metta il benessere dell’animale al centro, e che possa prevenire la diffusione di nuovi virus.

Stop a antibiotici e ormoni, sì all’Omeopatia

“High Welfare”, o “alto benessere”. È questo il nome scelto dal FederBio per il suo nuovo regolamento, sul quale lavora dalla fine del 2016 in collaborazione con CIWF Onlus.  La regola principale è lasciare che la Natura segua il suo corso. Niente forzature, quindi, sui tempi di crescita degli animali o sulla produzione. Banditi ormoni e promotori della crescita. Rispetto delle esigenze comportamentali specifiche degli animali, grazie a spazi sufficienti a garantir loro libertà di movimento e un comportamento sociale naturali. Un’alimentazione accuratamente selezionata e interamente biologica. E, soprattutto, niente antibiotici, sostituiti da medicinali omeopatici e fitoterapici.

Il grande rischio degli antibiotici

L’utilizzo smodato degli antibiotici in zootecnia è, infatti, uno dei grandi mali del nostro secolo. Gli allevatori bombardano gli animali negli allevamenti con questi farmaci, per evitare che possano sviluppare infezioni, dati gli standard terribili di igiene e vivibilità in cui vengono cresciuti. Questo uso indiscriminato degli antibiotici, però, favorisce la nascita di batteri immuni ai farmaci, che costituiscono un grandissimo rischio per la salute umana. Il Ministero della Salute ha sollevato molte volte il problema, ed ha a questo scopo redatto un “piano di contrasto dell’antibiotico resistenza“.

L’avvertimento del Ministero della Salute

In esso si legge che “Nel settore veterinario viene consumato oltre il 50% degli antibiotici utilizzati globalmente. Questo rappresenta un fattore di rischio per la selezione e diffusione di batteri resistenti. Il trasferimento di batteri resistenti dall’animale all’uomo può avvenire sia per contatto diretto o mediante alimenti di origine animale sia indirettamente attraverso più complessi cicli di contaminazione ambientale. La relazione tra impiego di antibiotici e sviluppo di AMR  nel settore zootecnico, così come il rischio di trasmissione di batteri resistenti all’uomo, sono dimostrati”.

“Meno conosciuti e documentati sono, invece, i meccanismi di trasmissione – continua il testo – in particolare attraverso il consumo di alimenti di origine animale, e l’entità del rischio, che necessitano, quindi, di ulteriori approfondimenti. Oltre alle ripercussioni descritte sulla salute umana, un utilizzo non corretto degli agenti antimicrobici in medicina veterinaria può comportare anche un rischio per la salute animale, un aumento del potenziale rischio sanitario per gli allevatori ed essere responsabile di riduzioni delle produzioni e dell’efficienza degli allevamenti”.

VEDI ANCHE: L’AGRICOLTURA BIODINAMICA – INTERVISTA A CARLO TRICARICO

 

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