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16 Ottobre, 2024

Epidemia Blue Tongue: trattamento omeopatico negli allevamenti ovini nel crotonese

RedazioneRedazione
Al 3 ottobre in Italia 3.000 focolai e più di 20.000 animali deceduti. Nell'articolo video-intervista alla dr.ssa Angelica Crisci medico veterinario consulente dell’Associazione Allevatori della Calabria.

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La Blue Tongue ( o Lingua Blu, detta anche febbre catarrale degli ovini) è una malattia infettiva che colpisce ovini, caprini, bovini, ruminanti selvatici e camelidi causata da un virus appartenente alla famiglia Reoviridae genere Orbivirus, molto resistente nell’ambiente. Nei bovini e nei caprini l’infezione non è generalmente associata ad una sintomatologia manifesta, tranne alcune eccezioni (e soprattutto recentemente) e per i sierotipi virali ad elevata virulenza. Sono conosciuti 24 sierotipi virali tradizionali poco correlati tra loro, ovvero ogni sierotipo induce un’immunità strettamente omologa e nulla o molto scarsa verso sierotipi eterologhi (questo aspetto è di fondamentale importanza per la produzione degli stipiti vaccinali). Attualmente in Italia sono circolanti i sierotipi 3, 4 ed 8.

Il paese dal quale ha avuto origine la malattia è il Sud Africa negli anni ’50. La prima epidemia in Italia (Sardegna, Sicilia e Calabria) risale al 2000. Nel corso degli anni l’infezione è progredita, con la circolazione di più sierotipi differenti. In Europa è presente in Portogallo, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Repubblica Ceca, Austria, Svizzera, Islanda, Grecia, Germania, Italia.

Epidemiologia (insorgenza e diffusione della malattia)

Non è una malattia contagiosa (ovvero non si trasmette direttamente da un soggetto infetto ad un altro) bensì viene trasmessa da insetti vettori del genere Culicoides, piccoli moscerini ematofagi. Anche gli aghi contaminati possono essere una fonte di trasmissione. Sono indenni i paesi dove le condizioni climatiche estreme (molto freddo), non permettono la sopravvivenza degli insetti vettori. L’andamento della malattia è dunque solitamente stagionale, in relazione alla presenza dei culicoidi nell’ambiente (prevalentemente mesi caldo-umidi). La trasmissione per via venerea o transplacentare ha una scarsa importanza, eccezion fatta per il bovino. La conservazione del virus nei periodi interepidemici è probabilmente da attribuire alla presenza di ospiti serbatoio, come bovini e caprini, che sono meno sensibili alla malattia, non presentano sintomi evidenti, ma possono conservare il virus per lunghi periodi. L’uomo non è sensibile all’infezione virale; il latte, i derivati e la carne non rappresentano un pericolo per i consumatori.

Meccanismo patogenetico della malattia

Il virus, una volta penetrato nell’organismo, replica nei linfonodi e nella milza. Alla replicazione del virus nelle cellule immunitarie, segue una fase di viremia associata ad un elevato rialzo febbrile (caratterizzata dalla presenza del virus in linfociti, monociti, globuli rossi e piastrine). Il virus esplica la sua azione patogena negli endoteli delle arteriole e delle venule, con conseguente occlusione vasale, stasi ematica, essudazione, ipossia, edema. Vengono colpiti selettivamente alcuni distretti vascolari. Il periodo di incubazione, ovvero il tempo che intercorre dall’infezione alla comparsa dei primi sintomi, è di 6-7 giorni. Gli anticorpi si sviluppano dopo 7-28 giorni post-infezione Si tratta di virus molto virulenti, ma in funzione della razza, dell’età e dello stato di salute individuale, la malattia può avere un andamento iperacuto, lieve o può decorrere in maniera del tutto inosservata (sono più colpite le pecore di circa un anno di età).

Sintomatologia e lesioni anatomo-patologiche

Nelle pecore nelle forme acute gravi la malattia esordisce con febbre elevata (anche 40-41°C), inappetenza, iperemia (ovvero arrossamento di colorito variabile dal rossastro al giallastro) della mucosa orale, delle labbra, della lingua, del musello; segue un’intensa salivazione ed uno scolo nasale, dapprima sieroso poi catarrale, a volte emorragico. La lingua (organo di selezione del virus) può diventare molto edematosa e cianotica, quasi di colore violaceo (da questo deriva il nome della malattia”blue tongue o lingua blu” in italiano), l’edema può diffondersi anche alle labbra, alla regione intermandibolare e alla punta del petto. Dopo qualche giorno possono comparire delle ulcere a carico della mucosa orale. Possono essere presenti dei sintomi anche a livello del cercine coronario (ovvero la parte del piede al confine tra l’unghiello e la cute) che può presentarsi eritematoso ed emorragico con conseguente zoppia. Possono essere presenti fenomeni degenerativi a livello dei muscoli scheletrici con rigidità, debolezza, torcicollo. Nelle femmine gravide può esserci aborto, natimortalità o malformazioni fetali. Le lesioni anatomo-patologiche riguardano anche l’esofago ed il rumine con iperemia ed emorragie puntiformi. Il polmone è sede di edema alveolare ed interstiziale; l’intero albero bronchiale è riempito di un liquido schiumoso (che fuoriesce dalle narici e dalla bocca negli animali nelle fasi più gravi della malattia). Possono essere presenti pleurite, peri- ed endocardite.

morìa di pecore in allevamenti ovini del crotonese colpiti dal virus della Bleu Tongue

Terapia convenzionale ed omeopatica

La mia esperienza di intervento e trattamento riguarda sette allevamenti di ovini della provincia di Crotone. Un’elevatissima percentuale di allevamenti nelle zone in cui lavoro (Cutro, Isola Capo Rizzuto, Mesoraca, Petilia Policastro, Roccabernarda), è colpita dalla malattia in alcuni casi in maniera devastante (come dato generale si riporta che la mortalità di questa malattia è compresa tra il 2 e il 50%).

I farmaci che più frequentemente sono utilizzati per la terapia sono antibiotici (tetracicline, penicilline, amminoglicosidi, cefalosporine), antinfiammatori non steroidei (flunixin, paracetamolo), cortisonici (desametasone). Allo stato attuale non è purtroppo ancora disponibile un vaccino specifico contro il sierotipo 8 (quello in circolazione nella provincia di Crotone). Per contrastare la diffusione dei culicoidi sono utilizzati prodotti antiparassitari a base di piretrine/piretroidi. Come sostanze naturali prodotti a base di Olio di Neem.

Porre in prossimità degli ovili vasi con piante di basilico a foglie piccole, può avere un discreto effetto repellente per il forte potere aromatico di queste piante. È di fondamentale importanza l’igiene degli allevamenti e la pulizia della lettiera e dei ricoveri, ovvero la rimozione del letame, e soprattutto delle acque stagnanti e delle pozzanghere che facilitano la sopravvivenza e lo sviluppo delle larve dei culicoidi

Il primo caso riguarda un allevamento, dove sono presenti anche alcune capre (totalmente asintomatiche), in cui l’allevatore riferisce di avere avuto già una decina di pecore decedute durante l’estate nell’arco di pochi giorni dalla comparsa dei sintomi. Tutti i tentativi di trattamento con le più comuni terapie soprattutto nei casi clinici di estrema gravità non hanno dato nessun beneficio agli animali colpiti purtroppo in forma molto grave. Al momento della mia visita, alcuni animali, circa una ventina (15-20% del totale dell’allevamento) hanno ancora sintomi della malattia con diversi gradi di intensità. Molti animali, circa una 15ina, hanno avuto la malattia e l’anno superata, e si presuppone abbaino raggiunto almeno per il momento un buon livello di immunizzazione.

L’allevatore mi riporta che da un punto di vista sintomatologico la malattia nelle sue pecore esordisce con forte abbattimento, dimagrimento e febbre, smettono di mangiare forse per la febbre e/o alcune per i sintomi di stomatite e glossite, come vedremo più avanti. Nei casi di lieve entità, c’è un abbattimento generale con febbre e scolo catarrale dal naso (lo scolo catarrale dalle narici è presente in tutti i soggetti colpiti), ma poi recuperano nell’arco di qualche giorno. Nei casi più gravi sono molto marcati ed invalidanti i sintomi a carico della bocca (sede di elezione della replicazione virale): si osserva scialorrea, le mucose nelle pecore più gravi sono di colore violaceo (molto iperemiche). Sono interessate tutte le mucose dalla gengiva alla lingua. La lingua si gonfia a dismisura, esternamente il gonfiore si manifesta sotto ed intorno al corpo della mandibola per la forte componente edemigena. L’allevatore mi racconta che questi animali muoiono per soffocamento.

Cianosi della mucosa orale ed edema della lingua in una pecora colpita da Blue Tongue
Edema sottomandibolare in una pecora colpita da Blue Tongue
Scialorrea e scolo nasale mucoso in una pecora colpita da Blue Tongue

Apparentemente non sono presenti altri sintomi; ho chiesto se ci sono anche sintomi riproduttivi, mi è stato riferito che le pecore che sono in calore in questo periodo si accoppiano normalmente. L’unica osservazione negativa riguarda uno degli arieti che sembra essere colpito da una retrazione/atrofia dei testicoli, l’allevatore riferisce che i testicoli “si asciugano”, ovvero si riducono di volume. Bisognerà aspettare qualche giorno per capire se saranno presenti o meno anche problemi di fertilità o di aborto, o alterazioni a carico del feto.

Da un punto di vista comportamentale, mi sembrano avere un atteggiamento reattivo, nonostante i sintomi molto gravi nei casi più conclamati. Cercano di stare in gruppo, gli animali colpiti non si isolano, ma cercano il conforto delle altre pecore.

Cercando sul repertorio omeopatico alcuni sintomi, tra cui prima di tutti quelli patognomonici della malattia a carico della lingua, sotto la rubrica “Bocca, gonfiore della lingua”, ci sono diversi rimedi, ma la mia attenzione si è concentrata sul considerare Crotalus horridus (alla diluizione di 30 CH), o comunque qualche rimedio molto velenoso, caratterizzato da peculiari alterazioni emodinamiche e dalla forte intensità e gravità dei sintomi. Come diagnosi differenziale ho considerato altri serpenti come Lachesis mutus, ma quest’ultimo quando sta male vuole stare per i fatti suoi, e Vipera.

Il giorno dopo l’allevatore mi ha riferito che le pecore erano già più sgonfie sia a livello della lingua che della mandibola, sotto ed intorno al mento e che il rimedio gli aveva fatto bene. Ho consigliato di continuare con la somministrazione della medicina fino alla scomparsa dei sintomi, di somministrarla a tutte le pecore colpite dalla malattia (secondo il principio di rimedio epidemico), anche in forma meno grave e di dare eventualmente la concentrazione più elevata del farmaco (200 CH monodose) a quelle in fase di miglioramento, ma non ancora di risoluzione.

La seconda esperienza riguarda un allevamento che non ho visitato personalmente, ma solo per colloquio telefonico. L’allevatore mi era sembrato molto affranto e dispiaciuto per la morìa dei suoi animali, ed esausto per gli innumerevoli tentativi di cura nessuno dei quali andato a buon fine negli animali colpiti dal virus in forma molto grave. Poiché i sintomi che mi sono stati descritti erano sovrapponibili a quelli precedentemente visti nel primo allevamento, mi sono permessa di consigliare all’allevatore lo stesso rimedio del caso precedente, ovvero Crotalus horridus alla 30 CH, e di passare alla potenza più concentrata nel caso di mancata totale risoluzione dei sintomi. L’allevatore inizialmente è stato molto restio nel raccontarmi come fosse andata la cura (posso capire la sua diffidenza), ma poi risentendolo nei giorni successivi mi ha riferito che gli animali stavano molto meglio.

Pecore colpite dal virus della Blue Tongue e decedute per edema polmonare acuto

La terza esperienza riguarda un allevamento in cui le pecore presentavano dei sintomi diversi rispetto ai precedenti due allevamenti. L’allevatore mi racconta che gli animali colpiti iniziano a camminare in maniera stentata, si accorge dei soggetti positivi al virus poiché sono quelli che al pascolo rimangono più in dietro, non ce la fanno a camminare per la debolezza (molto probabilmente legata alla febbre), sembra quasi siano “ubriache”. Noto che queste pecore tendono a camminare in modo claudicante su tutti e quattro gli arti, probabilmente per le lesioni a carico del cercine coronario degli unghielli (anche se esternamente non sono presenti alterazioni evidenti), o per via della degenerazione dei muscoli scheletrici che porta ad una rigidità nei movimenti. All’ispezione della bocca alcune pecore presentano le mucose delle gengive iperemiche (di colorito rossastro), e la lingua appare di volume normale, ma di colorito e con una sorta di patina giallastra; non è presente in nessun caso edema sottomandibolare. Le pecore più gravi sono colpite in questo allevamento da una forma iperacuta gravissima, poiché iniziano ad avere pesanti difficoltà respiratorie, inizia a fuoriuscire una schiuma biancastra dalle narici e dalla bocca e muoiono nell’arco di poche ore (dalla comparsa dei gravi sintomi respiratori) per edema polmonare acuto. Senza che nei giorni precedenti siano particolarmente evidenti i sintomi a carico del’apparato respiratorio, come la tosse. Alcune pecore, dopo pochi giorni di convalescenza, in cui si presentano fortemente abbattute, ma non mostrano altri sintomi particolarmente evidenti, riescono a riprendersi e a superare la malattia. Da un punto di vista comportamentale in questo caso gli animali colpiti sono molto più appartati e meno reattivi (probabilmente per i problemi a carico di bronchi e polmoni), tendono a stare sdraiati e ad isolarsi dal resto del gruppo. Da un punto di vista omeopatico considerati i sintomi comportamentali, i sintomi legati al colorito giallo della lingua molto caratteristico e l’edema polmonare ho scelto di somministrare un altro rimedio di serpente ovvero Lachesis mutus (alla solita posologia). Anche in questo caso gli allevatori sono stati molti riservati nel comunicarmi l’andamento della cura, ma risentendoli dopo qualche giorno mi hanno raccontato di non aver avuto più decessi.

La medicina omeopatica si avvale dei veleni di diversi serpenti, la cui azione può agire in vari distretti. Possiamo osservare: una azione edemigena per l’effetto del veleno sulla permeabilità capillare (in particolare Crotalus e Lachesis possono causare edema polmonare mortale); un’azione necrotizzante per sostanze ad azione citotossica che provocano emolisi, ischemia e leucopenia; un’azione miotossica per la produzione di certi serpenti di miotossine specifiche (fosfolipasi) in grado di produrre necrosi muscolare; un’azione cardiotossica per effetto delle neurotossine che causano squilibri elettrolitici e delle cardiotossine che danneggiano il muscolo cardiaco; un’azione anticoagulante per sostanze che provocano esaurimento dei fattori della coagulazione e conseguenti emorragie, un’azione sul sistema nervoso per produzione di fosfolipasi che agiscono sia a livello presinaptico che postsinaptico. Da quanto descritto, il motivo per cui le medicine ottenute (in maniera omeopatica) da veleni di serpente seppur in pochi allevamenti, sembrerebbero aver risolto alcune situazioni sintomatologiche molto gravi, è dato dall’estrema similitudine e sovrapposizione dei sintomi causati dal virus della Blue tongue con i sintomi causati dall’azione di alcuni serpenti.

La quarta esperienza riguarda un allevamento in cui l’infezione esordisce con alterazioni a carico della mucosa orale e della lingua: le mucose appaiono talmente tanto iperemiche, ischemiche e cianotiche da diventare di colore molto violaceo e letteralmente blu. Inizialmente gli animali non presentano un particolare abbattimento, che avviene invece quando compaiono un abbondante scolo mucoso catarrale denso dalle narici (solo in alcune situazioni), una marcata difficoltà respiratoria (respirazione asmatica). In questi casi presumo possano esserci anche sintomi a livello cardiaco poiché gli animali appaiono molto astenici e abbattuti. Quelli che ho visitato non presentavano una forte ipertermia.

Iperemia della mucosa orale e della lingua in una pecora colpita da Blue Tongue
Forte cianosi della lingua (“lingua blu”) in una pecora colpita da Blue Tongue

L’aspetto sintomatologico che più mi ha colpito in queste pecore è la congestione ed il deficit respiratorio sia a livello della mucosa orale e della lingua, che a livello polmonare con crisi respiratorie estremamente invalidanti.

Anche in questa circostanza dei soggetti colpiti, i più gravi deceduti, una buona parte hanno contratto e superato la malattia con l’ausilio delle terapie tradizionali (antibiotici, antinfiammatori ed antipiretici).

Da un punto di vista comportamentale, le pecore sembrano molto reattive e resistenti nelle fasi iniziali dell’infezione e sono molto isolate, debolissime, impaurite quando stanno molto male. Considerando i sintomi patognomonici relativi alla marcata stasi ematica (caratteristica lingua blu), lo scolo denso dalle narici, le gravi difficoltà respiratorie, l’astenia, l’abbattimento, lo sconforto osservati in queste pecore ho consigliato all’allevatore di somministrare Carbo vegetabilis inizialmente alla 30 CH (e poi secondo lo stesso schema posologico visto in precedenza). L’allevatore mi ha poi riferito che già dopo le prime ore dall’inizio della terapie le pecore hanno iniziato a respirare meglio e ad essere più reattive.

La caratteristica di questo rimedio è la scarsa ossigenazione, la stasi circolatoria, la freddezza, l’ecchimosi, la ridotta forza vitale. Il paziente può essere quasi esanime. Si utilizza, tra le altre cose, nei casi di tachipnea, dispnea, fame d’aria, ansia con insufficienza cardiaca congestizia.

La quinta esperienza riguarda un allevamento in cui sono stata colpita, oltre che dal classico corteo sintomatologico caratteristico della malattia, soprattutto dai sintomi a carico dei polmoni. Questo allevamento mi ha dato veramente l’impressione della grave epidemia. Le pecore malate si presentavano debolissime a causa della febbre alta e per gli opprimenti sintomi respiratori (come sintomi del repertorio omeopatico possono essere considerati respirazione ansimante, asmatica, difficile, impedita, parossistica). La colorazione della lingua si presentava nei vari soggetti, di diverse colorazioni: in alcuni animali era pallida e giallognola, in altri rossastra e molto iperemica, in altri ancora tendente al rosso-bluastro e cianotica

Fuoriuscita di muco e schiuma dalle narici in una pecora colpita dal virus della Blue Tongue

Nelle pecore più gravi ho osservato la tendenza al collasso; lo sguardo perso, fisso, assente; l’espressione della faccia comatosa; una pecora in particolare era in uno stato di shock con leggere convulsioni. In molte pecore si osservava muco e schiuma fuoriuscire dalle narici, impossibili da espettorare. Queste pecore muoiono per soffocamento da edema polmonare. Da un punto di vista comportamentale gli animali si isolano e sono molto prostrati. In questo caso, ciò che mi ha aiutato nella diagnosi differenziale per la scelta del rimedio, è stata una pecora, in condizioni gravissime al momento del mio arrivo tant’è vero che è purtroppo deceduta poco dopo, che presentava un abbondante fuoriuscita di liquido denso giallo dalle narici e dalla bocca, probabilmente proveniente dal rumine. Uno dei rimedi con caratteristiche secrezioni gialle è Veratrum album. Questo rimedio alla 30 CH è stato di grande aiuto nel curare le pecore gravemente malate in questo allevamento.

Ciò che mi ha colpito nelle sesta azienda che ho visitato sono stati i sintomi a livello di arti ed articolazioni. Anche in questo allevamento purtroppo il virus ha colpito gravemente le pecore, l’allevatore mi racconta che sono decedute 50 pecore su 300. Gli animali malati mostravano un’andatura estremamente claudicante, molto dolore nel cammino, probabilmente per le lesioni a carico del cercine coronarico degli unghielli. È stato osservato torcicollo in una pecora forse per la degenerazione muscolare causata dal virus. Oltre a questi erano presenti i caratteristici sintomi di iperemia ed ischemia a carico della lingua (colorazione rossastra e violacea); edemi e gonfiore a livello sottomandibolare e della testa. L’allevatore mi riferisce dei marcati sintomi respiratori: respirazione dispnoica e fuoriuscita di abbondante scolo mucoso e schiumoso dalle narici e dalla bocca. Da un punto di vista comportamentale si nota un forte abbattimento (gli animali presentavano la febbre molto alta) e la tendenza all’isolamento; nonostante tutto era conservata una certa lucidità. In un primo momento ho pensato e consigliato all’allevatore di somministrare Lachesis mutus per via dei gonfiori e degli edemi alla testa e dell’imponente edema polmonare; riconsiderando il caso ho invece suggerito poi di somministrare Elaps corallinus (come sintomo omeopatico dirimente ho considerato il dolore alle unghie delle dita). Il veleno di questo serpente contiene delle neurotossine che causano forti dolori muscolari e gravi alterazioni respiratorie. Al momento non ho ancora notizie sull’andamento della cura in questo allevamento poiché questo rimedio non è facilmente reperibile in commercio.

I casi clinici che ho avuto modo di osservare nel settimo allevamento che ho visitato presentavano un corteo sintomatologico ancora differente rispetto a quelli considerati in precedenza. Anche in questo caso si osservano i sintomi caratteristi dell’infezione ovvero il forte abbattimento delle pecore per la febbre elevata, lo scolo catarrale dal naso, le colorazioni alterate a carico della mucosa orale e della lingua (dal rossastro al violaceo), l’edema e il gonfiore a carico delle labbra e della regione sottomandibolare. Ma quello che mi ha colpito dell’epidemia in questo allevamento sono stati alcuni aspetti, in primo luogo il racconto degli allevatori i quali mi hanno riferito che gli animali letteralmente “si asciugno”, ovvero da quando iniziano a comparire i primi sintomi smettono di mangiare, dimagriscono molto (quindi passano diversi giorni da quando iniziano a stare male a quando muoiono, non sono morti iperacute, come in alcuni precedenti casi), hanno una respirazione molto superficiale, come una sorta di compressione al torace, e a mio avviso presentano una forte pleurite che è poi la causa della morte. Altri sintomi caratteristici di questo allevamento, che lamentano gli allevatori, è che le pecore bevono molto di più rispetto al normale, che alcune presentano sintomi di aborto intorno al secondo mese di gravidanza e che alcune zoppicano per dolori a carico di muscoli ed articolazioni. Ciò che ha colto la mia attenzione in questo allevamento, è stata una pecora magra e che respirava molto faticosamente, che presentava la lingua con una patina di colore bianco e forte secchezza delle fauci. Da un punto di vista comportamentale queste pecore hanno un atteggiamento molto dimesso, tendono ad isolarsi quando stanno male, si sdraiano e stanno immobili, nelle fasi più gravi hanno uno sguardo assente. Considerando alcuni sintomi caratteristici di questo allevamento ovvero la secchezza (data dai problemi alla pleura) con una polarità contrapposta data dalla sete intensa e dagli edemi, i sintomi di aborto, la lingua di colore bianco, le difficoltà nell’andatura ho consigliato agli allevatori di somministrare Bryonia alba alla 30 CH (e nel caso di passare alla 200 CH monodose). Questo rimedio è stato di grande aiuto nelle pecore sofferenti.

Da quanto ho potuto osservare dalle pecore negli allevamenti colpiti dal virus della Blue Tonge, i rimedi che possono essere utilizzati per salvare la vita a questi animali sono per il regno animali i serpenti quali Crotalus horridus, Lachesis mutus ed Elaps corallinus, per il regno vegetale Veratrum album e Bryonia alba e per il regno minerale Carbo vegetabilis. Se saremo in grado di utilizzare con sapienza ed esattezza questi rimedi avremo a mio avviso risolto l’epidemia, almeno nelle pecore; negli altri ruminanti è un’altra storia.

Conclusioni

Questi appunti vogliono essere un suggerimento per gli allevatori ed i veterinari che purtroppo stanno affrontando questo difficilissimo periodo a causa del dilagare improvviso, inaspettato e devastante della Blue Tongue nel nostro ed in altri Paesi. Capisco il significato di sentirsi incapaci ed impossibilitati nel tentare di fare qualcosa di utile. L’aspetto importante da sottolineare da un punto di vista omeopatico e che, seppur trattandosi della medesima infezione, si possono osservare dai quadri clinici differenti e per la scelta del rimedio epidemico per quell’allevamento, è fondamentale individualizzare la sintomatologia. Da quello che ho potuto notare con la mia modestissima esperienza nei confronti di questa malattia, purtroppo nei casi iperacuti, gli allevatori non hanno neanche il tempo di provare ad intervenire con delle terapie, seppur solo sintomatiche, perché le pecore muoiono in pochi giorni o poche ore. È di fondamentale importanza il dialogo con l’allevatore.

Trovo importante concludere che laddove la terapia allopatica tradizionale (non per critica ma per ausilio e possibilità terapeutica), non si dimostra risolutiva, un trattamento omeopatico ben scelto potrebbe essere di grande aiuto per fronteggiare questa gravissima epidemia e per limitare le perdite affettive, produttive ed economiche di realtà allevatoriali importantissime per le tradizioni, la storia, le origini e l’economia della provincia di Crotone così come di altre provincie d’Italia.

Ringrazio vivamente il Dottor Giovanni Iaquinta per la collaborazione e l’aiuto nel tentare di salvare le pecore sofferenti.

Bibliografia

  • Le informazioni riguardanti eziologia, epidemiologia, patogenesi e sintomatologia della BT sono tratte quasi integralmente dal libro: “Trattato di Malattie infettive degli animali”, UTET, Torino, 2002.
  • Le informazioni riguardanti i veleni dei serpenti ed il loro utilizzo come rimedi omeopatici sono tratte dagli Appunti sui serpenti in omeopatia della Dottoressa Chiara Giannelli.
  • Le informazioni riguardanti Carbo vegetabilis sono tratte dai libri “Manuale di omeopatia nel cane e nel gatto” Di Barbara Rigamonti, Urra, Millano, 2009 e “Materia medica omeopatia” di William Boericke, Homeopathic Book Publishers, Londra, 1998.
  • Le informazioni riguardanti Veratrum album Bryonia alba sono tratte dal libro “Materia medica omeopatia” di William Boericke, Homeopathic Book Publishers, Londra, 1998.

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