Redazione

La variante Omicron colpisce anche i cervi di New York

Uno studio americano ha trovato antigeni del virus in molti degli animali esaminati
23 Febbraio, 2022
Tempo di lettura: 2 minuti

Belli, fieri, simbolo di libertà. È l’immagine che tutti noi abbiamo dei cervi. Il cervo dalla coda bianca, in particolare, è quello che abbiamo imparato a conoscere grazie a Bambi, il film animato della Disney in cui il cucciolo era figlio del Grande Principe della foresta. Lo sfortunato Bambi lo ricordiamo tutti mentre guarda la mamma morire. A quanto pare i cervi dalla coda bianca di New York non sono più fortunati del tenero cucciolo del cartoon. I ricercatori hanno di recente trovato che molto di loro sono infatti infettati dalla variante Omicron di Sars-Cov-2.

La variante Omicron colpisce anche i cervi di New York

Già, proprio il virus che provoca il Covid, nella sua variante più recente. Un team di ricerca della Pennsylvania State University  ha analizzato nel periodo tra dicembre 2021 e gennaio 2022 campioni di sangue e tamponi nasali di 131 cervi dalla coda bianca.  Risultato: quasi il 15% – 19 esemplari – aveva anticorpi contro Sars-Cov-2. Erano, cioè, già stati in contatto in passato col virus. La notizia è molto preoccupante, per almeno due ragioni. La prima è che questi cervi potrebbero fare da serbatoio per il virus. Nel caso in cui riuscissimo ad abbattere la trasmissione umana, il virus potrebbe quindi rimanere in circolazione attraverso al trasmissione animale. In secondo luogo il diffondersi il cellule di animali diversi potrebbe favorire lo sviluppo di altre varianti, potenzialmente più pericolose.

Il rischio di spillback verso gli esseri umani

“È importante sottolineare – scrivono gli autori dell’indagine – che l’RNA di Sars-Cov-2 è stato rilevato nei tamponi nasali di 7 dei 68 (10,3%) cervi campionati. Il sequenziamento dell’intero genoma ha identificato che la variante Omicron sta circolando tra i cervi della coda bianca a Staten Island. Le sequenze di Omicron nei cervi si sono raggruppate strettamente con altre sequenze di Omicron recentemente riportate in infezioni negli esseri umani a New York e altrove. “Sono coerenti con lo spillover da uomo a cervo”.

Non ci aspettavamo di trovare un tale livello di infezione

“Non ci aspettavamo di trovare un tale livello di infezione”. A parlare è Suresh Kuchipudi, primo firmatario e direttore associato dell’Animal Diagnostic Laboratory presso la Pennsylvania State University . “È stato abbastanza sorprendente, e anche abbastanza preoccupante. La circolazione del virus in una popolazione animale aumenta sempre la possibilità di spillback, ma soprattutto offre maggiori opportunità al virus di evolvere in nuove varianti.  E quando un virus muta completamente, può sfuggire agli attuali vaccini”.

Non solo i cervi: i pericolosi precedenti

I cervi dalla coda bianca non sono certo gli unici animali sensibili all’infezione da nuovo coronavirus. Il virus è già stato trovato in molte altre razze, sia selvatiche che domestiche. Oltre a tigri, leoni e visoni, infatti, ha dimostrato di potersi propagare anche tra cani, gatti, maiali e conigli. Questa circostanza rende praticamente impossibile debellarlo. Se anche trovassimo il modo di azzerarlo per un periodo tra gli umani, resterebbe comunque a circolare tra gli animali, e sarebbe sempre pronto a tornare alla carica. La speranza, ora, è che nel caso dei cervi non si debba ricorrere a metodi drastici come l’abbattimento di 17 milioni di visoni avvenuto in Danimarca nel 2020.

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