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10 Dicembre, 2025

Vaccinazioni pet e linee guida WSAVA

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Sarà capitato a molti umani conviventi di cani e gatti di ricevere da parte del loro medico veterinario di fiducia una mail o un messaggio che gli ricorda di dover effettuare la vaccinazione annuale per il loro pet. Ma quanto c’è di utile e vero?

Sicuramente una visita clinica annuale è fortemente consigliata affinché piccoli segnali di disequilibrio della salute dei nostri amici a quattro zampe possano essere tempestivamente individuati e curati dal nostro veterinario, ma per quanto concerne i vaccini?

Già dagli anni ’80 un immunologo americano, il dott. R. D. Schultz, professore presso la University of Wisconsin-Madison, iniziò delle ricerche per capire come mai gli esseri umani potevano essere vaccinati con intervalli di tempo molto lunghi, mentre i veterinari consigliavano la vaccinazione annuale per cani e gatti. Schulz iniziò una serie di indagini volte a capire se il sistema immunitario di cani e gatti differisse così tanto da quello degli umani, a tal punto da rendere necessaria una vaccinazione annuale per malattie come ad esempio il cimurro, virus strettamente imparentato con quello del morbillo. Mentre gli esseri umani guariti da morbillo erano considerati protetti tutta la vita e quelli vaccinati protetti per intervalli di tempo di 5 o più anni, i cani venivano sottoposti a vaccinazione annuale per il cimurro, come anche quelli che lo avevano contratto ed erano guariti. L’immunologo dopo estese e lunghe ricerche dimostrò che il sistema immunitario di cani e gatti non era molto dissimile da quello degli esseri umani, ed attraverso l’esecuzione di test anticorpali dimostrò che l’immunità per alcune malattie durava a seguito di vaccinazione anche 7-8 o più anni.

Grazie a questa scoperta le aziende farmaceutiche più serie e coscienziose, produttrici di vaccini per Pet, iniziarono a testare i loro vaccini e ad oggi è acclarato che per alcune malattie la vaccinazione annuale è inutile e può essere ripetuta anche a distanza di anni.

Shultz ed i colleghi che seguirono il suo filone di ricerche, dimostrarono anche che vaccinare cani e gatti con vaccini che contengono numerose valenze contemporaneamente, può essere rischioso in quanto il sistema immunitario, sottoposto a questa stimolazione massiva, potrebbe non essere in grado di sviluppare anticorpi contro malattie mortali come cimurro e parvovirus, e potrebbe invece accadere che gli anticorpi si formino per malattie meno aggressive come parainfluenza o adenovirus. Per questo motivo questi studiosi iniziarono a consigliare protocolli vaccinali che prevedono meno vaccinazioni in contemporanea e la World Small Animal Veterinary Association(WSAVA), una società scientifica che si occupa di promuovere e tutelare la salute ed il benessere degli animali da compagnia, emanòdelle linee guida sulle vaccinazioni.

Cosa sono le line guida wsava

Già da diversi decenni la WSAVA si occupa di stilare ed emanare delle linee guida su diversi aspetti della salute animale che spaziano dal benessere, alla nutrizione, alle patologie gastroenteriche o renali, fino a quelle sulla vaccinazione di cani e gatti. Queste linee guida sono delle indicazioni che vogliono indirizzare il lavoro del medico veterinario verso una vaccinazione più consapevole e che possa essere adattata alle singole esigenze del paziente. Le condizioni di vita di cani e gatti infatti non sono sempre le stesse; ad esempio la pressione ed il rischio epidemiologici al quale sono esposti cani e gatti che conducono una vita di relazione interspecifica e che hanno libero accesso all’esterno, grazie ad i contatti sociali con i loro simili, sono chiaramente diverse da quelle dei loro simili che conducono una vita prevalentemente casalinga. Così come cani e gatti adulti ed anziani hanno delle esigenze vaccinali diverse dai cuccioli. Le linee guida si propongono quindi di fornire una falsa riga ai medici veterinari di tutto il modo su come procedere con i loro pazienti rispetto ai protocolli vaccinali. Ovviamente le condizioni ambientali giocano un ruolo fondamentale sui protocolli da proporre, in quanto la presenza di epidemie o l’endemia di alcune patologie può far modificare temporaneamente questi protocolli.

Linee guida vaccinali

Dopo otto anni dalla loro terza edizione sono state aggiornate e pubblicate le nuove linee guida WSAVA 2024 sulla vaccinazione del cane e del gatto, ed il lavoro pubblicato differisce per circa per tre quarti rispetto alla precedente edizione.

Malgrado queste novità sono stati in ogni caso confermati alcuni punti fermi ed apportate modifiche grazie ad aggiornamenti bibliografici, riducendo le parti delle vecchie linee guida del 2016 che erano basate su esperienze ed opinioni personali.

Tra i punti fermi delle linee guida 2024 che non si sono modificate rispetto alla precedente edizione troviamo:

• Il primo ciclo di vaccinazione del cane e del gatto non deve avvenire prima delle 16 settimane di età; quindi la prima vaccinazione deve essere praticata a 4 mesi compiuti

• l’attribuzione della dicitura “core”, ovvero necessari, per i vaccini contro la parvovirosi, l’epatite infettiva e il cimurro nel cane, e contro la panleucopenia, la rinotarcheite infettiva e la calicivirosi nel gatto

• la raccomandazione di vaccinare quanti più cani e gatti possibili con i vaccini “core”, ma contemporaneamente, in modo da creare una sorta di immunità di gregge in un dato territorio o contesto, specialmente in contesti ad alto rischio come canili e gattili

• di ridurre numero di vaccini praticati ai singoli soggetti, cercando di non somministrare più vaccini di quanti necessari. E, per implementare quest’ultimo punto, si suggerisce la vaccinazione triennale per le valenze virali “core” ed il ricorso alla titolazione anticorpale.

• Resta inoltre consigliato il richiamo annuale per le valenze quali herpesvirus e calicivirus nei gatti che hanno rischi di esposizione particolari

Titolazione anticorpale: di che si tratta?

La titolazione anticorpale è un test sierologico che si effettua attraverso un prelievo di sangue e mira a dimostrare la presenza di anticorpi protettivi nei confronti dei virus che possono essere contratti da cani e gatti, o che possono essere sviluppati a seguito della somministrazione dei vaccini. Essa si può effettuare già dopo 4 settimane dall’ultima dose del primo ciclo di vaccinazione, ovvero a 20 settimane di vita se si effettua l’ultima dose a 16 settimane.

Questo test serve a confermare l’avvenuta immunizzazione verso le valenze virali “core” del cane, cioè nei confronti di cimurro, parvovirus e epatite infettive, e verso la panleucopenia del gatto sostenuta dal parvovirus felino.

La titolazione anticorpale si raccomanda inoltre in tutta una serie di circostanze, come ad esempio in animali immunodepressi, animali con malattie autoimmunitarie, nelle quali la vaccinazione potrebbe risultare problematica e non scevra di effetti collaterali.

Inoltre si può utilizzare la titolazione anticorpale in alternativa al richiamo vaccinale triennale, a patto che vengano utilizzati test ritenuti “gold standard” preferendoli a test effettuati con kit rapidi che possono dare risultati non attendibili.

Casi particolari: leptospira, rabbia e leucemia felina

Nelle precedenti linee guida vaccinali la WSAVA proponeva di vaccinare cani a gatti solo se adulti contro queste temibili patologie, in quanto considerati vaccini “non core” e quindi non strettamente necessari in determinate condizioni epidemiologiche. Le nuove linee guida consigliano invece la vaccinazione contro queste patologie raccomandando di anticipare il richiamo vaccinale prima del compimento di un anno di età. Ci sono inoltre condizioni ambientali nelle quali questi vaccini vanno considerati parimenti importanti quanto quelli “core”.

Per la leptospirosi canina, il suggerimento è stato quello di considerare “core” il vaccino in contesti ambientali in cui la malattia è endemica, specialmente se da indagini epidemiologiche risultano noti i siero-gruppi implicati nella persistenza ambientale della patologia, e sono disponibili vaccini idonei a contrastare i siero gruppi coinvolti. Questa distinzione tra le diverse realtà territoriali nasce dal fatto che gli attuali vaccini non sono in grado di proteggere i cani nei confronti di tutti i siero-gruppi da campo, e questi ultimi non sono sempre noti; pertanto non può essere considerato come “core” un vaccino se non si conoscono i siero gruppi presenti in quel dato territorio, e se il vaccino non contiene le valenze necessarie a proteggere la popolazione canina esposta.

Tuttavia, grazie a studi epidemiologici pubblicati da Tagliabue et al., nel 2016, e da Bertasio et al. Nel 2020 si ritiene che in l’Italia il vaccino contro la leptospirosi canina debba essere considerato “core” a causa della presenza massiva di Leptospire nel nostro Paese.

Per quando riguarda la leucemia felina (Felv), le linee guida suggeriscono quando già proposto nelle linee guida americane emanate nel 2020 da Stone et, ovvero di considerare “core” il vaccino FeLV nei gatti di meno di un anno di età, come nei gatti adulti che hanno accesso all’esterno, tranne in paesi dove la malattia risulta ancora rara e presente solo in pochi sporadici casi.

In merito alla rabbia, la vaccinazione viene chiaramente considerata “core” per cani e gatti che vivono in aree endemiche o nelle quali la legislazione locale impone l’obbligo di vaccinazione. Nel nostro Paese, salvo modifiche di regolamenti sanitari temporanei, la vaccinazione per la rabbia deve essere praticata soltanto per uscire dai confini, sia per portare i nostri pet in Europa che nel resto del mondo. Pertanto se si ha intenzione di viaggiare con il proprio amico con la coda al seguito è fortemente consigliato contattare il proprio veterinario di fiducia per conoscere le tempistiche per ottenere i permessi necessari alla movimentazione di animali.

Con che intervallo devo vaccinare fido e micia?

L’altra significativa modifica rispetto alla precedente edizione è il consiglio di anticipare ai 6 mesi di età il richiamo delle vaccinazioni considerate “core”, con l’eccezione del vaccino FeLV quando considerato “core”, per il quale si suggerisce richiamo dopo un anno. Il consiglio di anticipare il richiamo ha il fine di evitare che i pochi soggetti non immunizzatisi nel primo ciclo di vaccinazione, restino scoperti fino all’anno di età, in attesa del richiamo vaccinale, e va pertanto applicato in quei casi in cui la pressione ed il rischio epidemiologici sono molto alti. Tuttavia, anche in questi casi, se si vuole evitare una vaccinazione inutile si può ricorrere alla titolazione anticorpale da effettuarsi 4 settimane dopo l’ultima dose di vaccino.

Gli effetti collaterali: come scongiurarli?

Gli effetti avversi alle vaccinazioni sono un’evenienza possibile; essi possono manifestarsi nell’immediato subito dopo la somministrazione del vaccino, ed è pertanto consigliabile trattenere il paziente presso lo studio almeno 15-20 minuti dopo la somministrazione del vaccino. Si possono manifestare immediatamente come reazione anafilattica. ma anche alcuni giorni dopo. I più frequenti sono dolore nel sito di inoculo ed iperpiressia. Per prevenirli è importante vaccinare soltanto animali che risultino sani all’anamnesi ed alla vista clinica. Se ci sono dei dubbi si possono richiedere prima della vaccinazione delle analisi ematologiche e sarebbe preferibile sottoporre tutti gli animali che devono essere vaccinati ad esami coprologici. Un cane o un gatto affetto da parassitosi o da altri problemi di salute infatti non solo potrebbe andare incontro ad un peggioramento del suo quadro clinico, ma potrebbe anche non siero convertire, ovvero non produrre anticorpi protettivi per le valenze contenute nei vaccini, in quanto il suo sistema immunitario in quel momento è impegnato a contrastare altre condizioni patologiche.

Vaccinare o non vaccinare?

È molto importante chiarire che la vaccinazione di cani e gatti risulta importante per proteggerli dalle malattie infettive, forse maggiormente che per gli esseri umani. In medicina umana infatti la maggioranza della popolazione è protetta grazie ai protocolli obbligatori di vaccinazione e da standard igienici più elevati. Inoltre alcune valenze dei vaccini utilizzati in umana non sono più presenti come malattie circolanti in determinate aree geografiche; ne è un esempio la poliomielite in Europa che è stata dichiarata polio-free già dal 1982. Questo fatto non è ancora accaduto in medicina veterinaria ed i virus contro i quali si vaccinano cani e gatti sono presenti nell’ambiente. Vi è poi il problema della pressione epidemiologica alla quale sono soggetti cani e gatti che vivono in ambienti dove non si ha una certezza della copertura vaccinale della popolazione locale, né della circolazione della malattia da campo, e pertanto vi è un rischio di esposizione molto più alto rispetto a quello al quale sono soggetti gli esseri umani. Cani e gatti vanno pertanto vaccinati con una serie di cautele: non somministrare il primo vaccino prima dei 60 giorni, salvo casi di necessità come in canili o gattili, per non creare un’interferenza con gli anticorpi materni; seguire quanto più è possibile le linee guida effettuando l’ultimo vaccino del primo ciclo a 16 settimane, e proporre la titolazione degli anticorpi per evitare vaccini inutili. Inoltre effettuare vaccinazioni “non core” solo quando strettamente necessarie a causa di rischio epidemiologico nel territorio in cui gli animali vivono.

Omeopatia e vaccinazioni

Chi si cura con la medicina omeopatica avrà sicuramente sentito dire che alcuni rimedi omeopatici possono prevenire gli effetti collaterali dei vaccini; rimedi come Sulphur o Silicea o Thuja vengono sovente prescritti da assumersi subito prima e subito dopo una vaccinazione.

La realtà è che non tutti i soggetti producono effetti avversi a seguito di un vaccino e pertanto il corretto atteggiamento che il medico omeopatico dovrebbe avere è quello di aspettare l’eventuale comparsa dell’effetto avverso, modalizzare i sintomi espressi dal paziente, e dopo effettuare la sua prescrizione, sempre nel rispetto della legge di similitudine. In poche parole, un paziente che necessita di Suplhur manifesterà determinati sintomi a seguito del vaccino, e se gli viene prescritto Silicea o Thuja non avrà alcun beneficio. A maggior ragione pazienti in trattamento cronico con un determinato rimedio omeopatico, si gioveranno del proprio rimedio costituzionale al momento della vaccinazione e questo potrà essere somministrato sia in prevenzione prima della vaccinazione, che subito dopo, per limitare gli effetti avversi.

Bibliografia

Squires et al. 2024 guidelines for the vaccination of dogs and cats – compiled by the Vaccination Guidelines Group (VGG) of the World Small Animal Veterinary Association (WSAVA). J Small AnimPract. 2024; 65(5):277-316. doi: 10.1111/jsap.13718

Bertasio et al. Detection of New Leptospira Genotypes Infecting Symptomatic Dogs: Is a New Vaccine Formulation Needed? Pathogens 2020, 9, 484; doi:10.3390/pathogens9060484

Day et al. Guidelines for the vaccination of dogs and cats. Small Anim Pract. 2016; 57(1):4-8. doi: 10.1111/jsap.12431

Stone et al. 2020 AAHA/AAFP Feline Vaccination Guidelines. J Am Anim Hosp Assoc 2020; 56:249–265. doi 10.5326/JAAHA-MS-7123

Sykes et al. Updated ACVIM consensus statement on leptospirosis in dogs. J Vet Intern Med 2023; 37(6):1966-1982. doi: 10.1111/jvim.16903.

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