Una donna che aveva insultato su Facebook un medico omeopata è stata condannata in primo grado a due mesi di reclusione per diffamazione. Si tratta di uno dei rari casi in cui la Legge si è schierata a difesa dell’onorabilità del medico, un professionista della salute a tutti gli effetti e come tale meritevole di rispetto. Il processo che ha portato alla condanna della donna è un esempio delle controversie che possono sorgere quando si affrontano argomenti sensibili come l’autismo e le terapie alternative.
I limiti del diritto di critica
La donna si era rivolta a gruppi di genitori che si confrontavano su queste tematiche, ma purtroppo si è trovata coinvolta in un contesto in cui erano presenti opinioni estreme e atteggiamenti aggressivi. È comprensibile che abbia reagito emotivamente, ma è importante ricordare che il diritto di critica deve essere esercitato con responsabilità. Il suo aver dato del “cialtrone” al medico, personaggio noto anche per le sue posizioni critiche sui vaccini, in un contesto pubblico come la piazza virtuale di un social network, evidentemente travalicava il normale diritto di critica.