Noi e i Bambini del colore del cielo

Riflessioni sul mondo dei bambini portatori di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD
2 Ottobre, 2020
Tempo di lettura: 7 minuti

Si sta parlando molto del rientro a scuola, di bambini, di banchi, di modalità più o meno confortevoli di accoglienza nelle aule, di distanziamento e di mascherine, (a volte viste come simbolo di soffocamento e repressione). Poche parole sono state spese per quei bambini che già prima del lockdown manifestavano difficoltà di concentrazione, di comportamento ed iperattività. Studenti a cui è stata diagnosticata la sindrome dell’ADHD, stiamo parlando del 3 o 4 per cento, sull’intera popolazione studentesca, un numero che oscilla tra i 270.000 ed i 360.000 bambini.

Disturbo o una complessità che comprendiamo poco

Cos’è  questo disturbo che da qualche anno sembra essere sempre più presente?

Alcune filosofie di pensiero li hanno chiamati bambini indaco poiché sembrerebbero avere i corpi cosiddetti “sottili” (che stanno attorno al corpo fisico), o aurea energetica, di color indaco.

La prima relazione sui “bambini indaco”, risale alla pubblicazione del libro “Understanding your life through color” (Capire la propria vita attraverso il colore) di Nancy Ann Tappe, nel 1986, la quale è stata in grado di definire il carattere generale degli esseri umani per mezzo del colore della loro “aura”. “(..) Per imparare il valore della diversità, forse, bisogna essere dei diversi, e quelli della scuola steineriana lo sono. Per loro sono importanti prima di tutto l’empatia, le capacità relazionali dei bambini, la loro possibilità di diventare esseri umani virtuosi, rispettosi, degni di essere imitati. Solo dopo vengono le abilità cognitive, la performance, i bei voti. Per questo vengono presi in giro e vessati da tanti supponenti esperti che hanno certo altre priorità in mente.

Leggo su: “Antroposofia”, febbraio 2005 de I misteri dei bambini indaco. Claudio Gregorat.

 
“Questi bambini molto particolari, diversamente dagli altri bambini, manifesterebbero potenzialità del tutto nuove o perlomeno non propriamente riconosciute.

Nel 2003, due autori, Lee Carol e Jan Tober, in una conferenza internazionale su l’autodisciplina e potenziamento della facoltà umane, hanno presentato le loro considerazioni di studiosi insieme ad un discreto numero di interviste fatte a genitori, insegnanti e specialisti nel campo, che li hanno osservati e studiati nei loro aspetti più profondi.

Lee Carroll e Jan Tober li descrivono in questo modo:

Vengono al mondo con un senso di regalità (e spesso si comportano di conseguenza).

– Hanno la sensazione di “meritare di esserci” e sono sorpresi quando gli altri non lo condividono o riconoscono.

– L’autostima per loro non costituisce un problema.

– Spesso sono loro stessi a dire ai loro genitori “chi sono”.

– Hanno problemi con l’autorità assoluta (che non dà spiegazioni né scelte).

– Diventano frustrati se costretti a interagire in sistemi orientati ritualisticamente, che non richiedono cioè il ricorso al pensiero creativo.

– Spesso intravedono un modo migliore per fare le cose, sia a casa che a scuola, il che li fa sembrare dei “demolitori di sistemi” (non si conformano infatti a nessun sistema).

– Appaiono antisociali, a meno che non siano circondati da persone con un certo spessore umano.

– Se non hanno intorno persone con una consapevolezza simile alla loro, spesso si chiudono in sè stessi pensando di non essere capiti.

– La scuola spesso rappresenta per loro una prova estremamente difficile a livello sociale.

– Non sono timidi.

– Non rispondono alla disciplina che instilla il “senso di colpa”.

“Chi è in carica? Il bambino o tu?

Melanie Melvin, Ph.D., FBIH, RSHom, CHC, dottorato in psicologia e diploma in medicina omeopatica, riferendosi ad Angel, una bambina che stava seguendo, scrive:

Tra i bambini indaco che ho incontrato ricordo particolarmente Angel, una bambina di quattro anni della scuola Montessori.
Un aspetto davvero angelico, bionda, capelli chiari e boccoli, uno sguardo dalla spiritualità quasi tangibile. Era arrivata da me poiché a scuola aveva cominciato a prendere a calci gli insegnanti. Ciò che ne avevo dedotto era che non li riteneva all’altezza del loro compito educativo. Era arrabbiata con la madre poiché la sentiva “inadeguata” nel suo compito di seguirla e trarre il meglio da questa esperienza senza farsi sopraffare dalla sua aggressività, non altro che frutto di una frustrante sensazione di non venir capita e trattata nel modo corretto.

È sempre più facile per un professionista esterno che non è così coinvolto emotivamente mantenere il distacco e la prospettiva. Così durante le nostre sessioni, la prima cosa che ho fatto è stata stabilire chi era al comando. Ero ferma, amorevole, leale e rispettosa, e mi aspettavo lo stesso da lei. La seconda cosa che ho fatto è stata darle un rimedio omeopatico. Questo rende molto più facile il mio lavoro di psicologa. Il rimedio stimola le cellule del corpo a riequilibrare la disarmonia. Il giorno dopo che il rimedio è stato dato, gli insegnanti hanno chiamato per vedere cosa era successo perché Angel era diventata davvero un angelo – niente capricci, niente calci, niente bullismo!

Tuttavia, sapevo che il lavoro non era completo. Dovevamo dedicarci agli adulti, ora che Angel era diventata più equilibrata; altrimenti, l’ambiente l’avrebbe messa di nuovo in “disarmonia”, e lei non avrebbe risposto così prontamente la prossima volta. Aveva bisogno che sua madre e gli insegnanti fossero forti, fermi e amorevoli, così da potersi fidare di loro e sentirsi abbastanza sicura da sistemarsi per fare il suo lavoro. Abbiamo tutti bisogno di un sentimento di sicurezza di base prima di poter continuare a realizzare il nostro scopo.

Il costo di essere diversi

Mentre la rabbia si attenuava, il dolore sottostante emergeva – si sentiva antipatica agli altri bambini e diversa in maniera negativa. Un altro rimedio omeopatico per il dolore e la perdita, insieme ad alcuni consigli, ha aiutato a guarire le ferite emotive. Ci siamo anche concentrati sul suo apprendimento di alcune abilità sociali.

Non vorremmo che gli Indaco fossero come tutti, ma è una strada difficile quella di essere diversi. A volte si sentono soli e non fanno parte del gruppo – questo fa male. Tuttavia, non aiuta dire loro che non sono diversi… sanno già di esserlo. Aiutali a vedere che la differenza è preziosa. Chiedi loro se vorrebbero essere come tutti, citando esempi specifici; probabilmente diranno di no. Questo ricorda loro la scelta di essere chi sono.

L’amore è la chiave

La più grande opportunità che abbiamo per la crescita è nelle nostre relazioni con gli altri. È solo come ci vediamo riflessi in loro che otteniamo feedback su chi siamo. Se riesci a vedere i problemi che i tuoi figli ti presentano come opportunità per lo sviluppo del personaggio sia per te che per loro, troverai le difficoltà molto meno problematiche.

Aggiungiamo solo le difficoltà quando ci preoccupiamo, incolpiamo o cerchiamo di sfuggire alle sfide che stiamo affrontando con i nostri figli. Guarda cosa è arduo da gestire per i tuoi figli; quindi vedi qual è la lezione per te. Mentre ti occupi di questo, rilascerai la lotta con il bambino e la tua relazione migliorerà. Ricorda di vedere l’umorismo nella situazione o nella relazione e senti l’amore che hai per questo essere umano che è molto speciale per te.

Dai loro il tuo tempo, la tua attenzione e te stesso; questo è amore. I bambini ricordano gli eventi importanti con te, ma non ricordano la frequenza con cui si sono verificati. Quindi dai loro tutto il tempo possibile.”

Fonte: The Indigo Children: I nuovi bambini sono arrivati
di Lee Carroll e Jan Tober.

Melanie Melvin, Ph.D., FBIH, RSHom, CHC, ha combinato l’omeopatia con la psicoterapia per i suoi clienti, compresi molti bambini, per oltre 20 anni.

Manifestazioni esterne di un mondo interiore.

La loro dinamicità richiede molte attenzioni, e la grande sensibilità li porta ad avere comportamenti aggressivi, a volte anche violenti, se impossibilitati dal riuscire ad esprimere questa grande carica vitale che si trasforma in forma distruttiva. Le famiglie e gli educatori spesso si trovano impreparati davanti a loro, tanto da catalogarli come patologici. Chi cresce ed educa questi bambini dovrebbe essere preparato tanto da permettergli di esprimere questa energia fisica in eccesso, rendendosi più disponibile nella maggior parte delle situazioni. Devono essere pronti a cogliere in loro i punti di forza, e non viceversa; trattarli come adulti senza forzarli nelle responsabilità, permettere che scelgano per sé stessi, ascoltarli nella loro saggezza, amarli rispettandoli; interagire con loro, senza vedere la soluzione nel trattamento con psicofarmaci quali il Ritalin, utilizzati solo come sedativi per un miglior controllo.

I vantaggi di una nutrizione corretta

I Bambini Indaco, richiedono sicuramente un grosso impegno ai loro genitori e all’ambiente in cui vivono, ma soprattutto rappresentano un dono immenso per gli altri, perché offrono a tutti coloro con cui hanno a che fare l’opportunità di diventare più consapevoli e di riprendere in mano la propria vita in modo responsabile.

Non a caso curare la loro alimentazione ed il loro stile di vita sarà fondamentale, una vera prova.

Ammesso e non concesso che l’ADHD sia una reale patologia, resta il fatto che i sintomi ad essa correlati sono reali e in evidente crescita nella popolazione infantile e scolastica. In rapporto a questi sintomi e ai crescenti disagi del comportamento, la ricerca evidenzia come uno degli aspetti più importanti e troppo spesso trascurato sia quello della nutrizione in età fetale e cioè da parte della mamma, che già in gravidanza sarà chiamata ad una responsabilità e consapevolezza dalla nuova vita che dentro di lei sta crescendo.

Lo svezzamento precoce, l’utilizzo di latte non materno, l’abuso di zucchero, grassi idrogenati, glutammato e pesticidi non possono che provocare effetti negativi importanti nei bambini, un dato comprensibile con il solo buon senso.

Ma ci sono anche importanti evidenze scientifiche al riguardo, riportate ad esempio dalla campagna studiata per la Pediatric Society of Rio Grande in collaborazione con l’agenzia Pain, ripresa anche dal dottor Claudio Girolandino, segretario generale Sidip Italian Collage of Fetal Maternal Medicine, per ricordare alle neomamme che possono danneggiare la salute del bambino scegliendo una dieta povera di nutrienti o ricca di sostanze nocive.

“Le tue abitudini nei primi mille giorni di vita del bambino possono prevenire lo sviluppo di serie malattie”.

Rischi per il feto, se la madre si nutre male.

La conseguenza di questa “nutrizione negativa”, la cui definizione nasce dalle carenze nutrizionali tipiche dell’alimentazione industrializzata, raffinata, ci privano del supporto antiossidante e protettivo di vitamine essenziali, minerali e molecole attive come clorofilla e caroteni. La gravità di queste carenze determina un vero e proprio crollo della cosiddetta “nutrizione positiva”, o meglio dal valore nutrizionale sano per salute e benessere psicofisico.

Spesso la semplice eliminazione dei fattori inquinanti di questa “nutrizione negativa” dall’alimentazione del bambino è sufficiente a risolvere gran parte dei problemi, ma potrebbe non bastare, perché occorre fare i conti anche con il problema delle carenze nutrizionali ed anche con l’instaurazione di meccanismi fisiologici alterati che richiedono un tipo di intervento capace di risolvere il problema e a riattivare alterazioni o blocchi.

Integrazione ed equilibrio nella scelta dei componenti nutritivi.

Evidente come i normali integratori di vitamine e minerali siano scarsamente assimilati, perché di origine sintetica e/o inorganica, quando non sono addirittura dannosi. Ecco perché diventa sempre più importante trovare fonti alimentari di nutrienti naturali facilmente assimilabili.

Un valido aiuto in tal senso è stato riscontrato dall’utilizzo della rara microalga Klamath e di un suo specifico estratto, che fornisce sia un adeguato supporto nutrizionale che specifiche molecole nutriceutiche capaci di produrre importanti effetti fisiologici anche sul sistema nervoso.

"Il bambino che ha più bisogno di amore, lo chiederà nei modi meno amorevoli”

M. Kutscher

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