Anche un orologio guasto porta l’ora giusta due volte al giorno.” Così, nel profluvio di dichiarazioni di ogni genere con cui il presidente USA Donald Trump ci delizia quotidianamente, capita di imbattersi in notizie di importanza cruciale. È proprio in questi casi che la stampa di regime si scatena, pronta a difendere i suoi paladini – o, più prosaicamente, i suoi finanziatori – di Big Pharma.
È accaduto di nuovo: Trump ha invitato le donne incinte a non assumere paracetamolo (Tylenol negli Stati Uniti), riportando all’attenzione pubblica uno studio di Harvard che evidenzia un possibile legame tra l’uso del farmaco in gravidanza e l’aumento del rischio di autismo nei bambini.
La notizia? In Italia, e non solo, etichettata come “fake news” nel giro di poche ore.
Lo studio che la stampa non vuole raccontare
Il caso nasce da una serie di ricerche scientifiche che hanno acceso i riflettori sull’uso del paracetamolo in gravidanza. Una delle più autorevoli arriva proprio da Harvard, con dati che mostrano un’associazione tra l’esposizione prenatale al farmaco e disturbi dello sviluppo neurologico, inclusi autismo e ADHD (link allo studio).
Gli scienziati non gridano al verdetto definitivo: precisano che serve ulteriore ricerca, che la correlazione non equivale a un nesso di causa-effetto. Ma il punto è un altro: nonostante la cautela, la comunità scientifica di altissimo livello chiede attenzione, prudenza e linee guida aggiornate. Eppure, davanti a queste evidenze, la maggioranza dei media ha preferito liquidare le parole di Trump come bufale, senza neppure citare lo studio che sta alla base della questione.
La posizione degli esperti e l’intervento della FDA
L’FDA ha annunciato di voler aggiornare le etichette dei farmaci a base di acetaminofene (il principio attivo del paracetamolo), inserendo un avvertimento specifico per le donne in gravidanza. Un passaggio tutt’altro che marginale: vuol dire riconoscere un rischio potenziale che merita trasparenza. Il Mount Sinai di New York, in una metanalisi recente, ha parlato di possibili meccanismi biologici che collegano il farmaco allo stress ossidativo, a squilibri ormonali e a cambiamenti genetici che potrebbero interferire con lo sviluppo cerebrale fetale. Anche qui la cautela è massima, ma il messaggio è chiaro: serve prudenza.
Eppure, il Collegio Americano di Ostetricia e Ginecologia (ACOG) continua a definire l’acetaminofene “sicuro”, pur raccomandando alle donne incinte di consultare sempre il medico. La stessa azienda produttrice di Tylenol ribadisce che non esiste alcun nesso causale con l’autismo.
La verità sepolta dalle narrazioni
Se le dichiarazioni di Trump sono state – come sempre – grossolane e urlate, è altrettanto evidente che questa volta non si tratta di una sparata senza fondamento. A dar manforte ci sono studi di prestigiose università e il coinvolgimento diretto della FDA.
Ma quando la politica, volenti o nolenti, entra in rotta di collisione con Big Pharma, ecco che la stampa reagisce come un corpo unico: screditare, deridere, insabbiare. Così, mentre i cittadini dovrebbero ricevere informazioni chiare per poter scegliere in modo consapevole, vengono nutriti di slogan tranquillizzanti e rassicurazioni interessate.
Una riflessione finale
Lo studio di Harvard invita a non liquidare con superficialità i possibili rischi legati all’uso del paracetamolo in gravidanza. Ridicolizzare o ignorare i dubbi scientifici significa tradire il ruolo del giornalismo e piegarsi a logiche che hanno più a che fare con il marketing che con la tutela della salute pubblica.
Forse è qui che la lezione di questa vicenda risuona più forte: non si tratta di propendere per una parte politica o l’altra, ma di affermare il diritto a un’informazione libera, capace di riportare i fatti senza piegarsi a interessi economici. Non sorprende che, di fronte a questo scenario, sempre più persone scelgano di orientarsi verso percorsi di cura più consapevoli e naturali, in cui la salute non sia ridotta a una mera questione di farmaci ma a un equilibrio da proteggere con attenzione e rispetto.
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