Riflessioni sul ruolo della mamma

10 Giugno, 2023
Tempo di lettura: 3 minuti

Il mese scorso è stata la Festa della Mamma ed i social sono stati invasi da tutta una serie di post, articoli che ci ricordavano l’importanza della mamma nella vita di ognuno di noi.

La mamma sarà sempre tale, la mamma è il punto di riferimento per ogni figlio “sempre”, solo la mamma può capire i figli.

A volte neanche il medico può fare diagnosi ad una persona, se la mamma non è d’accordo. Perché la mamma ha sempre ragione e sa tutto.

Sia chiaro, madre e padre sono fondamentali nella crescita di un bambino.

Ma quello della madre (come del padre) è una funzione, che tra l’altro cambia con la crescita del bambino.

Una donna che ha uno o più figli non è mamma e poi qualche altra cosa. Una donna che ha dei figli è, per prima cosa, una donna. È una donna che svolge, tra l’altro, la funzione di madre con i propri figli.

Lo so, è brutto a dirsi. È smitizzante. Toglie valore alla madre dire che è una funzione e non un ruolo perenne da svolgere.

Sembra quasi toglierle valore il dire che una mamma non deve sacrificarsi per i propri figli, non deve pensare a loro prima che a se stessa, non deve rinunciare al lavoro, alla palestra, agli amici, alla cura per sé per i figli. Non deve ripetersi come un mantra che deve rubare il tempo per andare dal parrucchiere perché deve pensare ai ragazzi.

Odiatemi, vi prego. Consideratemi, come qualcuno a volte mi ha detto, una madre degenere e poco affettuosa, poco materna ma per me questo tipo di madre così mitizzata è dannosa per qualunque figlio, sia maschio che femmina.

Una donna diventa anche – e sottolineo anche madre – quando partorisce. Quando la monade costituita dalla donna incinta e dal feto si rompe e, attraverso il taglio del cordone ombelicale, si originano due individualità.

Quando nasce un bambino nasce anche una madre.

Ed il processo di crescita del bambino coincide con quello della madre. Il distacco, la separazione è difficile e traumatica sia per la madre che per il figlio.  Entrambi, nel tempo, devono imparare a mettere dei confini per diventare individualità.

Il bambino, col tempo, deve imparare a “comprendere” (virgolettato perché non è un processo cognitivo) che è altro rispetto alla madre, che ha dei suoi bisogni, delle sue necessità, dei suoi desideri. E, soprattutto, che può allontanarsi dalla madre senza morire.

Anche la donna deve imparare a mettere dei confini, a comprendere che i suoi bisogni non sono quelli del figlio, che i suoi desideri e le sue aspettative non sono quelle del figlio e che, nel tempo, dovrà lasciare andare una persona diventata individuo.

Il compito della mamma è quello di separarsi dal figlio aiutandolo ad autonomizzarsi.

Deve insegnargli l’importanza dell’accoglienza, della protezione, dell’amore, del rispetto. Deve aiutarlo a superare la dipendenza da lei, facendogli comprendere che ci sono diversi tipi di amore. Deve insegnargli che il modo di dimostrare amore cambia nel corso della crescita.  Perché, se il neonato ha bisogno di una presenza continua e di una madre che soddisfi ogni suo bisogno, un bambino ha bisogno di una madre che ci sia quando ci sono bisogni o necessità che non è in grado di soddisfare. Un adolescente ha bisogno di una madre che sia donna, che gli faccia comprendere che una donna ha una sua identità e dei suoi bisogni indipendenti da quelli dei figli (ma anche del marito): ha bisogno di imparare che l’amore non necessita di presenza continua e di annullamento di sé, che amare non significa fare ciò che desidera l’altro mettendosi sempre in secondo piano. E che si ama anche a distanza. Anche senza che l’oggetto amato sia al centro della propria vita.

La madre di un adulto deve riconoscerlo come diverso da se, come individuo e lasciarlo andare. Anche se pensa di conoscerlo meglio di qualunque altro, deve lasciarlo libero di scegliere e di fare la propria vita, le proprie scelte, sapendo che sarà una persona, sempre importante, ma non l’unica della sua vita.

Perché il maggiore successo di una mamma è vedere un figlio che non ha più bisogno di lei ma la ama lo stesso. Forse anche di più.

Perché il figlio, diventato adulto, avrà capito che c’è differenza tra amore e dipendenza e che si ama davvero quando non si ha più bisogno.

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