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29 Novembre, 2023

Violenza sulle donne: le strutture sanitarie in prima linea

RedazioneRedazione
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha commentato i dati 2022, che vedono un ulteriore aumento degli accessi al pronto soccorso a seguito di violenza

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L’atroce episodio di femminicidio che ha colpito Giulia Cecchettin, ennesima donna uccisa dall’ex-partner, ha scosso le coscienze italiane: un nuovo, doloroso capitolo in una triste serie di tragedie simili. Se il tasso di omicidi nel nostro Paese è in continua discesa, altrettanto non si può purtroppo dire per quanto riguarda i femminicidi. Il grafico dei dati Istat sugli omicidi commessi in Italia dal 2002 aal 2021 mostra chiaramente questa differenza, con gli omicidi di uomini letteralmente crollati e quelli di donne rimasti più o meno stabili:

Questo drammatico evento ha nuovamente posto l’attenzione sulla persistente piaga della violenza di genere nel nostro paese.

Ancora in aumento gli accessi al pronto soccorso per episodi di violenza

I dati recentemente citati dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante la celebrazione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, gettano luce su una realtà allarmante. Nel corso dell’anno precedente, i casi di donne che hanno fatto ricorso ai pronto soccorso a seguito di episodi di violenza sono aumentati del 13%, raggiungendo la cifra allarmante di 14.448. Questa drammatica crescita sottolinea l’urgenza di affrontare la questione in modo più efficace e globale.

L’importanza delle risposte tempestive dei pronto soccorso

Il ministro Schillaci ha evidenziato che il pronto soccorso rappresenta un crocevia critico per intervenire tempestivamente in casi di violenza. Ha sottolineato che le forme più gravi di violenza sono spesso perpetrate da partner o ex partner, parenti o amici, enfatizzando l’importanza di una rete di protezione solida per le donne vittime di tali atti. Le statistiche dell’Istat relative agli anni 2021 e 2022 confermano che, prima di intraprendere il percorso per uscire dalla violenza, il 40% delle donne si rivolge ai propri familiari, il 30% alle forze dell’ordine, mentre il 19,3% fa ricorso al pronto soccorso e all’ospedale. Questi dati mettono in luce la complessità della situazione e la necessità di risposte integrate e mirate.

Le dichiarazioni del ministro

Il ministro ha affermato che «il nostro sistema sanitario mette a disposizione una rete capillare di servizi e assicura un modello integrato di intervento. C’è, in questo senso, la necessità che gli operatori sanitari siano preparati a una presa in carico tempestiva e idonea, ma dal momento che spesso la violenza rimane nascosta, per individuarne i segnali il più rapidamente possibile, è importante rafforzare le competenze degli operatori sociosanitari che entrano in contatto con le vittime, promuovendo e attivando sempre di più programmi specifici di formazione, anche grazie al rafforzamento dell’assistenza territoriale di prossimità, che assume una rilevanza preminente».

Schillaci ha anche evidenziato che le donne impegnate nelle professioni sanitarie sono particolarmente esposte a aggressioni verbali e fisiche, costituendo il 70% degli operatori sanitari vittime di violenza. Questo sottolinea la necessità di affrontare il problema non solo come una questione sociale, ma anche come una problematica interna agli stessi contesti lavorativi.

Elevata preparazione delle strutture sanitarie

In un quadro generalmente sconfortante, però, viene ala luce anche qualche buona notizia. In particolare, sulla risposta delle nostre strutture sanitarie all’emergenza. Il 77% delle strutture che ha partecipato all’indagine ha implementato i protocolli attuativi del percorso per le donne vittime di violenza, segnalando un impegno diffuso nella gestione di situazioni delicate. L’83% dei pronto soccorso assicura procedure differenziate e modalità di dimissione protetta in caso di valutazione a rischio alto. Il 98% delle strutture, poi, informa la donna sulla presenza di centri antiviolenza sul territorio, mentre nel 99,6% dei casi viene garantita un’informazione tempestiva sulla possibilità di sporgere querela, incluso il contatto diretto con le forze dell’ordine.

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