Dopo Coronavirus. Per forza e per amore

Dott. Stelio Mazziotti di Celso

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11 Aprile, 2020
Tempo di lettura: 2 minuti

La nostra resistenza biologica è l’immunità. Ma anche gli agenti patogeni resistono e si modificano contro le nostre difese, in particolare contro i nostri farmaci. Il mondo non è fatto a misura dell’uomo.

Da La peste di Camus: “Dal momento che il flagello non è a misura dell’uomo, pensiamo che sia irreale, soltanto un brutto sogno che passerà. Invece non sempre il flagello passa e, di brutto sogno in brutto sogno, sono gli uomini a passare, e in primo luogo gli umanisti che non hanno preso alcuna precauzione”.

E’ un po’ che la Filosofia sta ripensando l’impermeabilità e trascendenza della realtà, la sua esistenza indipendentemente da noi, un’oggettività contro cui si infrange il mondo a misura d’uomo. Proprio nel corso di quella che è stata addirittura definita una nuova era geologica, l’Antropocene, caratterizzata dal determinante e devastante impatto dell’uomo sulla Biosfera.

Questa realtà su cui noi non abbiamo più presa è costituita da Iperoggetti. Così li chiama Timothy Morton, pensando per esempio al riscaldamento globale, tant’è che il sottotitolo del suo libro è: Filosofia ed ecologia dopo la fine del mondo. Gli Iperoggetti sono viscosi, resistenti. E sono non-locali: come un minuscolo virus che ha come conseguenza la pandemia. Ancora Camus: “Da questo momento si può dire che la peste ci riguardò tutti. Finora, nonostante la sorpresa e la preoccupazione suscitate da questi eventi straordinari, ognuno dei nostri concittadini aveva continuato come poteva a dedicarsi alle proprie occupazioni, al proprio posto. E così doveva senz’altro essere in seguito. Ma dopo che furono chiuse le porte, tutti si accorsero, compreso il narratore, di essere sulla stessa barca e di doversene fare una ragione.”

La pandemia al tempo stesso ci accomuna tutti e ci mostra un mondo che può fare a meno dell’uomo. Ci credevamo liberi, ma – Camus – “nessuno sarà mai libero finchè ci saranno dei flagelli”. I flagelli sono quel terribile e sublime, di fronte a cui siamo fragilissimi. Dopo la prudenza di temere le conseguenze delle nostre azioni, può forse anche arrivare l’audacia di saper osservare il mondo come qualcosa che non ha bisogno di noi, che prescinde da noi.

Noi semmai abbiamo bisogno gli uni degli altri. Nella resistenza c’è una forza, che è già amore e che può farci riscoprire liberi.

Con il titolo di un bel film italiano (2016, regia di Alessandro Comodin), che narra le immagini di un primitivo e fiabesco bosco, incontaminato e melmoso, dove due giovani cercano di sfuggire alla guerra ed al loro destino: I tempi felici verranno presto.

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