Redazione

L’impatto ambientale della guerra in Ucraina

L'orrore del conflitto non si fermerà alle morti causate dai bombardamenti, ma riguarderà la totale distruzione di un'intero eco-sistema
5 Maggio, 2022
Tempo di lettura: 3 minuti

Ogni giorno vediamo immagini di morte e indicibili sofferenze patite dal popolo ucraino. Ma c’è uno spettro ancor più terribile che angoscia tutti noi: l’olocausto nucleare. L’ombra del disastro atomico è presente dai primi giorni di guerra, e si è fatta più concreta nei giorni in cui le truppe russe hanno occupato Chernobyl. Il solo nome di quell’ex-centrale genera terrore in tutti noi, anche più di quanto sia ragionevole (AIEA ha chiarito che i rischi per la sicurezza sono stati molto gonfiati dai media). Spaventati dallo spauracchio nucleare tendiamo a sottovalutare i danni molto più concreti che la guerra produce sull’ambiente.

L’impatto ambientale della guerra in Ucraina

La questione ambientale scivola per noi in secondo piano davanti al disastro umanitario a cui stiamo assistendo. È normale che sia così. Ma il cambiamento climatico non aspetterà che gli esseri umani abbiano esaurito la loro furia omicida per fare sentire il suo impatto. Già oggi, gli esperti avvisano che i danni all’ambiente sono incalcolabili. Eppure all’orizzonte non si vede alcuno spiraglio di luce. Le ultime sette settimane hanno portato all’azzeramento di un paesaggio che richiederà decenni per essere riparato. Oltre all’impatto diretto sulla popolazione ucraina, le conseguenze della guerra si faranno sentire a livello sociale, economico e ambientale.

Le conseguenze non riguarderanno solo gli ucraini

“L’invasione russa dell’Ucraina solleva una serie di preoccupazioni ambientali uniche e potenzialmente profonde non solo per il popolo ucraino, ma per una regione ben più ampia, che include gran parte dell’Europa”, ha detto all’ABC Carroll Muffett, presidente e CEO del Center for International Environmental Law. “L’impatto umano della guerra assume molte forme e molte dimensioni, e dura molto tempo dopo che le ostilità sono cessate“.

Cosa abbiamo imparato dai precedenti conflitti

Facciamo un paragone con un altro conflitto moderno, per avere un’idea chiara del problema. Come risultato della guerra globale al terrorismo iniziata nel 2001, sono state rilasciate 1,2 milioni di tonnellate di gas serra, l’equivalente delle emissioni annuali di 257 milioni di autovetture, più del doppio dell’attuale numero di auto in circolazione nel Stati Uniti, secondo un rapporto del 2019 pubblicato dal Watson Institute of International and Public Affairs della Brown University . Secondo il rapporto non si è limitato alle centinaia di migliaia di tonnellate di monossido di carbonio, anidride carbonica, ossidi di azoto, idrocarburi e anidride solforosa emessi da veicoli militari e altri macchinari pesanti. In Afghanistan, infatti, si è verificata una forte deforestazione a causa del disboscamento illegale, soprattutto da parte dei signori della guerra, che ha poi distrutto l’habitat della fauna selvatica.

Miniere, raffinerie, impianti chimici bersagliati dai missili

L’Ucraina è un paese fortemente industrializzato, soprattutto nelle sue regioni orientali. Contiene un gran numero di miniere e raffinerie di impianti chimici che producono sostanze come ammoniaca e urea. La valutazione dei danni causati dagli attacchi ai siti industriali e ai nuovi impianti nucleari non è ancora verificabile, ma dovrà essere una priorità al termine delle ostilità. “Abbiamo già indizi su come potrebbe andare a finire”, ha detto Muffett, aggiungendo che diverse raffinerie in Ucraina sono già state colpite. “Una delle cose che abbiamo appreso dall’invasione del Kuwait e dalla guerra in Iraq è che gli attacchi contro strutture di questo tipo comportano profondi rischi di massicci rilasci e danni davvero a lungo termine“.

Non solo emissioni: i danni ambientali sono incalcolabili

Ma il rilascio di emissioni inquinanti non è certo l’unico dei problemi. Olha Boiko, attivista ucraina per il clima e coordinatrice del Climate Action Network per Europa e Asia orientali, ha affermato che lei e i suoi colleghi ancora in Ucraina sono preoccupati per lo stato dei campi agricoli e la loro idoneità a coltivare grano (una delle maggiori esportazioni del paese) dopo la guerra. Boiko ha anche affermato che le forze russe hanno fatto saltare in aria attrezzature per l’esportazione di petrolio, inquinato il Mar Nero e riempito i campi di mine.

La fase di ricostruzione sarà un “compito enorme”

I combattimenti vicino a Kherson, vicino alla costa meridionale dell’Ucraina, hanno provocato incendi nella Riserva della Biosfera del Mar Nero che erano così grandi da essere rilevabili dallo spazio. E secondo l’osservatorio è probabile che abbiano distrutto alberi e habitat unici per gli uccelli. Quando le truppe russe si sono ritirate dalle aree alla periferia di Kiev, la devastazione lasciata in città come Bucha, Borodyanka e Irpin è stata immediatamente evidente. La fase di ricostruzione sarà un “compito enorme”, ha detto Weir. Così come lo sarà l’individuazione e la bonifica di tutte le aree ad alto rischio.

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