L’importanza del NOI nella gestione della salute

Imparare da adulti nuove attitudini che possono migliorare il nostro benessere. Un cammino faticoso con una ricompensa preziosa
13 Gennaio, 2020
Tempo di lettura: 5 minuti

La società contemporanea è complessa, stressante, ci chiede di dare tutto quello che abbiamo. Non sempre in cambio riceviamo ciò di cui abbiamo realmente bisogno per compensare. Seppure ben inseriti nei nostri ritmi di vita, contenti e soddisfatti di quello che facciamo e di come lo facciamo, ci capita di avvertire i segnali di qualcosa che non va. Spesso è un coro sommesso, elementi di natura difficilmente interpretabile e facciamo fatica a ricondurli con precisione ad un motivo. Sono spie profonde, umori legati del nostro “corpo” interiore. Non è facile scorgerli con chiarezza nel frastuono delle nostre vite. A volte non riusciamo neanche a trovare il tempo o lo spazio per stare abbastanza a lungo insieme a noi stessi.  Non riusciamo a mantenere quella “connessione” intima per il tempo necessario a sentirci. Si perché questo tempo dovrebbe ricevere in noi lo spazio che merita. Non è facile mantenersi in equilibrio, forse come specie non siamo neanche più equipaggiata per farlo. Abbiamo bisogno di svolgere un lavoro, ci costa fatica. Eppure è ciò che da parecchi secoli viene indicato come il primo strumento per conservarsi in sani.

Come possiamo rimanere in equilibrio vivendo la vita che viviamo?

Un punto dal quale mi piace partire è la finestra che Fritjof Capra spalanca con la sua teoria sistemica: “tutto è uno e uno è tutto”. Il sistema natura è composto da reti di sistemi viventi. Strutture piccole annidate in altre più grandi, correlati compongono un’unica struttura multipla, complessa ed interconnessa. Con questa consapevolezza, con la coscienza di ciò, siamo tenuti ad accordarci con questo tutto. Non siamo né il centro di ogni cosa, né un entità irrilevante… siamo una parte fondante del tutto. Quest’organizzazione non segue la logica del pensiero lineare di causa/effetto. In natura un’unica causa genera molti effetti diversi che si dipanano a raggiera in tutti gli ambiti che la compongono. La nostra vita stessa è soggetta a questa dinamica. I nostri comportamenti, le nostre scelte, il nostro stile di vita sono in grado di influenzare questo sistema in equilibrio, producendo effetti molteplici in molti ambiti della nostra e altrui esistenza. Il mantenimento dell’equilibrio è una prerogativa fondamentale di ogni sistema vivente. La comprensione di questi fenomeni su noi stessi ci potrebbe permettere di accogliere e interpretare la nostra vita da un punto di vista differente.  Una posizione di consapevolezza attiva, capace di evitarci molti dispiaceri e permetterci di prenderci cura di noi stessi profondamente, migliorando la nostra risposta alle avversità ed alle malattie.

Apprendere da adulti per trasmettere ai bambini

Forse è venuto il momento di apprendere, di acquisire questa qualità, di trasformare l’intuizione di pochi nella prassi di molti. Non saranno le nuove generazioni ad imparare, non potranno farlo se gli adulti per primi non saranno capaci di insegnarglielo. Non si tratta di formare nuove generazioni, ma di formare gli adulti di oggi. Per permetterci di imparare dobbiamo fare appello alla nostra percezione, all’ascolto dell’IO, ma soprattutto del NOI. Un’attitudine in difficoltà, siamo sempre più stressati dalla radio, dallo smatphone, dalla pressione dei social media. Tutto questo ci porta a consumare le nostre risorse in relazioni superficiali, basate su posizioni di ego contrapposte, piuttosto che sul riempimento reciproco.

Il primo problema che ci tocca risolvere, per permetterci di apprendere nuove attitudini, è recuperare la nostra capacità di osservare. Non siamo più in grado di farlo limpidamente, la giungla di voci nella quale si annidano falsa informazione e disinformazione, ci disorienta, impedendoci di costruire giudizi autonomi, indipendenti. Impariamo a osservare il mondo con gli occhi che negli anni abbiamo costruito attraverso l’esperienza, il vissuto, le gioie e le difficoltà incontrate, con la saggezza, nel senso inteso da Paul Bartes. Per generare i propri giudizi, svuotati da quella malattia contemporanea che è un ego personale fuori misura, o utili a soddisfare il bisogno di riconoscibilità. Costruire giudizi non riconducibili a nessun altro, non espressi per emulazione, ma scaturiti solo dalla nostra stessa natura profonda. Questo è un giudizio giusto!

Costruire un ego sostenibile

Osservare. Imparare ad osservare il mondo nel quale siamo immersi. Osservare e modulare il nostro ego in funzione della nostra individualità inserita nella logica del tutto. Questo è quel passo che può aprire la strada ad una nuova visione dell’io e della salute. Riconnetterci con la natura, con il tutto, modulando il nostro ego in funzione di esso, piuttosto che in contrapposizione, ci permette di entrare in sintonia, di comprenderla profondamente.

È alla comunità che dobbiamo rivolgere il nostro primo sforzo, a quella che si manifesta nell’incontro vero e profondo con l’altro. Saremo così trasformati da individui isolati a componenti essenziali e coscienti della struttura sistemica, che alimenteremo e dalla quale saremo alimentati. E’ il meccanismo di risonanza al quale affidarsi per riequilibrare la nostra esistenza. Questo non risolverà tutti i nostri problemi in ufficio, ne potrà evitarci gli eventi che incontreremo sulla nostra strada, ma ci permetterà di viverli e superarli, di non esserne sopraffatti. Anch’essi appartengono a quel tutto a cui apparteniamo anche noi.

La malattia non è un incidente improvviso

Siamo una struttura “multicomposita”, fatta di parti materiali e immateriali, visibili ed invisibili. Tutte in una stretta e sinergica correlazione. Possiamo imparare ad apprendere questa nuova visione. Sì, imparare e apprendere, perché è un’attitudine di cui ci dovremo servire a lungo e ripetutamente, poiché viviamo una reatà in dinamico, le nostre condizioni di salute cambiano continuamente, come cambiano le esperienze che facciamo e gli “ambienti” che occupiamo, intrattenendo un dialogo continuo con la vita ed il mondo circostante. Siamo in un continuo divenire e possiamo imparare a come accorgercene.

Anche la nostra salute risente, o si giova, degli effetti prodotti dalle nostre azioni. Le sollecitazioni ambientali, i regimi alimentari, la qualità delle nostre relazioni, sono tutti fattori in grado di avere un impatto sulla nostra salute, fino a raggiungere i temi esistenziali più profondi, con i quali tutti siamo chiamati a confrontarci. Maggiore è la consapevolezza che maturiamo su questi temi, apparentemente lontani dalla salute e dalla cura, e maggiore sarà la nostra capacità di rispondere positivamente alla vita.

La salute nasce dentro

La malattia ha una sua dinamica, non è un incidente improvviso. Molte patologie croniche prima di essere tali, si manifestano come remote ombre quasi impercettibili, per poi diventare disturbi fisici acuti, apparentemente temporanei e a torto considerati passeggeri. Con gli anni e senza il giusto intervento sulle cause scatenanti, il piccolo disagio diventa una patologia sistemica e nell’ultima fase assume un carattere degenerativo. Possiamo dare valore al nostro disturbo fisico, ma prima che questo emerga dobbiamo dare valore al nostro sentimento profondo che a volte si manifesta in un atteggiamento, in una difficoltà, o più semplicemente nel non riuscire ad accettare ciò che non sentiamo affine alla nostra natura.  E’ questo il grande orizzonte che le medicine basate sugli individui, e non sulle malattie, propongono. La medicina omeopatica, possiede ed usa quegli strumenti che possono aiutarci a mantenere quell’equilibrio tanto fragile e tanto pervicacemente aggredito.

Parliamo molto di prevenzione, diamo giustamente spazio ai corretti regimi alimentari, che ci consentono di assumere la giusta quantità di risorse per un buon funzionamento fisiologico. Allo stesso modo è necessario lavorare sugli alimenti dello mente e dello spirito. L’uomo è fatto di tutte e tre questi piani, così una malattia non sarà mai solo del corpo. Lo sa bene la mamma che vede “ritornare” il suo bambino dopo la malattia. Da apatico e “spento” torna vispo e vigile, cambia non solo il colorito, ma anche la luce dei suoi occhi. Prendiamoci cura di noi stessi, del nostro corpo certamente, ma senza dimenticare la nostra mente, né la nostra parte più profonda, che nonostante tutto è ciò che contiene l’essenza del “tutto è uno e uno è tutto“.

 

Per approfondire

Fritjof Capra – La Scienza della Vita – Le connessioni nascoste fra la natura e gli esseri viventi – Rizzoli – 2004

Fritjof Capra, Pier Luigi Luisi – Vita e natura. Una visione sistemica – Aboca edizioni – 2014

 

 

2 Commenti

  1. La connessione con il tutto, un esercizio difficilissimo nella nostra società dove l’unica connessione di cui siamo capaci è quella con la rete. Nell’era d’oro quello degli uomini primitivi la connessione con il tutto (natura, spiriti e propri simili) era un bisogno vitale e imprescindibile dall’essere uomo. Imparare da adulti la connessione con gli elementi e con chi ci sta vicino è un esercizio complesso e un cammino lungo. Quindi per farlo proviamo a guardare indietro, recuperiamo le nostre radici ancestrali e guadagniamo una qualità della vita e dello spirito che porta beneficio “all’anima” e al corpo.

    Rispondi
    • Anima e corpo, due parti di un unico indivisibile.

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