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Lobby tossiche: l'industria dei PFAS manipola l'Europa
13 Febbraio, 2025

Lobby tossiche: l’industria dei PFAS manipola l’Europa

RedazioneRedazione
Documenti riservati svelano la campagna di disinformazione delle multinazionali chimiche contro il bando delle "sostanze eterne", mentre in Italia il 79% delle acque è già contaminato

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L’Europa si trova di fronte a una delle più gravi crisi ambientali della sua storia: l’inquinamento da PFAS, le cosiddette “sostanze chimiche eterne”. Secondo una nuova indagine del Forever Lobbying Project, coordinato da Le Monde, il costo della bonifica delle aree contaminate in Europa potrebbe raggiungere la cifra astronomica di 2.000 miliardi di euro nei prossimi 20 anni, equivalente a 100 miliardi di euro all’anno, se le emissioni non verranno regolamentate.

Cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi

I PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) costituiscono una famiglia di oltre 10.000 sostanze chimiche artificiali, prodotte da un ristretto numero di aziende. Questi composti, definiti dagli scienziati come il “veleno del secolo”, sono praticamente indistruttibili senza intervento umano e persistono negli organismi viventi, esseri umani compresi. Possono essere rilevati nell’acqua potabile, nell’aria che respiriamo, nei terreni agricoli. A causa della loro resistenza alla degradazione, tendono ad accumularsi nel nostro organismo, in particolare nel sangue. Uno degli aspetti più preoccupanti è il loro effetto sulla salute: agiscono come interferenti endocrini, alterando il normale equilibrio ormonale e potenzialmente contribuendo allo sviluppo di gravi patologie, tra cui disturbi del metabolismo, problemi alla tiroide, ridotta fertilità e un aumento del rischio di alcune forme di cancro.

La Proposta di Divieto e la Reazione dell’Industria

Nel febbraio 2023, cinque paesi europei hanno proposto una “restrizione universale” dei PFAS nell’ambito del regolamento europeo REACH sulle sostanze chimiche. La proposta prevede il divieto dell’intero “universo chimico” dei PFAS, con alcune deroghe temporanee fino allo sviluppo di alternative valide. In risposta, centinaia di attori industriali, in rappresentanza di circa 15 settori, hanno avviato un’intensa attività di lobbying presso i decisori politici europei per indebolire, se non bloccare completamente, la proposta.

L’inchiesta del Forever Lobbying Project, pubblicata il 14 gennaio 2025, ha sottoposto a un rigoroso “stress test” le argomentazioni chiave utilizzate dai lobbisti del settore delle plastiche. I risultati hanno rivelato che molte di queste argomentazioni sono allarmistiche, false, fuorvianti o potenzialmente disoneste. L’indagine ha evidenziato come i lobbisti dell’industria ricorrano a tattiche di influenza tipiche del mondo aziendale, già utilizzate nei decenni passati per difendere il tabacco, i combustibili fossili e altri prodotti chimici e pesticidi.

L’indagine ha portato alla creazione del più grande archivio mondiale di documenti sui PFAS, con oltre 14.000 documenti inediti, ora disponibili al pubblico presso la Industry Documents Library dell’Università della California a San Francisco e nel database Toxic Docs della Columbia University e della City University of New York.

L’emergenza italiana: la mappa dell’inquinamento

Nel disastroso quadro europeo, l’Italia non fa certo eccezione. L’indagine “Acque Senza Veleni” condotta da Greenpeace ha rivelato uno scenario allarmante: il 79% dei campioni di acque potabili analizzati in 235 città italiane contiene PFAS. Questa prima mappatura nazionale evidenzia una contaminazione diffusa degli acquedotti, con una presenza particolarmente critica nel centro-nord e in Sardegna. I prelievi, effettuati tra settembre e ottobre 2024, hanno rilevato la presenza di ben 58 molecole PFAS in 206 dei 260 campioni esaminati.

Le situazioni più critiche sono state riscontrate in diverse regioni italiane. In Lombardia, Milano presenta livelli elevati di contaminazione. Il Piemonte mostra criticità a Torino, Novara, nei comuni dell’Alessandrino e a Bussoleno. In Veneto, l’inquinamento derivante dalla ex Miteni di Trissino si estende oltre la “zona rossa”, coinvolgendo Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo. Situazioni preoccupanti si registrano anche in Emilia-Romagna (Ferrara, Comacchio, Reggio Emilia), Liguria (Genova, Rapallo, Imperia), Toscana (Arezzo, Lucca, Prato), Sardegna (Olbia, Sassari, Cagliari) e Umbria (Perugia).

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