Redazione

Quali sono i pro e i contro del nucleare

In un duello all'ultimo sangue tra favorevoli e contrari, qui analizziamo vantaggi e svantaggi dei due approcci
22 Febbraio, 2022
Tempo di lettura: 4 minuti

Pro e contro dell’energia nucleare. Un argomento che negli ultimi mesi è diventato tra i più caldi qui in Europa, mentre la Commissione Europea è impegnata a riscrivere la tassonomia green per gli investimenti futuri. Non è nostro obiettivo schierarci in una discussione in cui gli argomenti sbiadiscono sullo sfondo, mentre le due fazioni, o tifoserie, l’una contro l’altra armate si scagliano in battaglia. Ognuna, peraltro, certa di possedere lo scettro della verità, di tutta la verità, di null’altro che la verità. Piuttosto vogliamo esaminare vantaggi e problemi di entrambi gli approcci, quello secondo cui un ritorno al nucleare è necessario e quello che vorrebbe puntare tutto sulle energie rinnovabili. Perché va subito chiarito che qui di verità assolute non ce ne sono, e quale che sia la strada che l’Europa deciderà di percorrere, sarà gravida di problemi e conseguenze difficili da preventivare.

Quali sono i pro e i contro del nucleare

Per raccapezzarci facciamo un passo indietro. Cos’è questa tassonomia green di cui tanto si sente parlare in giro? È l’insieme dei principi e delle regole in base alle quale stabilire quali progetti futuri siano rispettosi dell’ambiente e quali no lo siano. Vista l’impegno di abbattere le emissioni di CO2, che – va riconosciuto – l’UE ha preso molto seriamente, questa tassonomia permetterà di stabilire quali progetti siano sostenibili. Dirimere questo punto avrà un’importante ricaduta sia sul settore pubblico che su quello privato. Si parla di molti, molti soldi, dal momento che il processo di decarbonizzazione costerà secondo le stime della Commissione 180 miliardi di euro.

Non esiste una posizione giusta in assoluto

Chiarito il motivo del contendere, dobbiamo addentrarci nella questione più spinosa: l’energia nucleare è un’energia pulita? Beh, come dicevamo, sì e no. Sì, perché a differenza dalle forme di energia generate da combustione, non emette CO2. No, perché produce altri tipi di scorie, molto più pericolose, ma in quantità infinitamente minore. Su questi aspetti (e su praticamente nessun altro) sono tutti d’accordo, sia nel mondo scientifico che in quello politico. SU quale sia la soluzione migliore per il futuro, invece, la convergenza d’idee è molto minore.

Le rinnovabili saranno mai sufficienti?

Coloro che sono favorevoli all’energia nucleare dicono che, con le tecnologie attuali, sia impossibile generare una quantità di energia tale da coprire il fabbisogno europeo con le sole rinnovabili. E che, anche spingendo al massimo la creazione di nuove infrastrutture solari e fotovoltaiche, poco cambierebbe. La superficie utilizzabile, dicono, non è infinita. Possiamo coprire ogni edificio di pannelli solari, e ogni collina di pale eoliche, ma anche così facendo non avremmo generato che una frazione dell’energia di cui abbiamo bisogno. Il ragionamento, allo stato dell’arte, è probabilmente vero. Sottovaluta però (rispondono dall’altra parte) che l’efficienza di pannelli solari e pale eoliche è aumentata a dismisura negli ultimi 20 anni, ed è verosimile che continui a farlo per i prossimi 20. La tecnologia che riguarda il nucleare, invece, è sostanzialmente la stessa dagli anni ’50, sebbene anche in questo ambito siano stati fatti passi avanti.

Il problema di immagazzinare l’energia

Il secondo motivo del contendere è per molti versi simile al primo. Riguarda, cioè, la fiducia che si ripone negli sviluppi tecnologici futuri. Perché le energie rinnovabili, fatta eccezione per l’idroelettrica che però è già sfruttata quasi per l’intera sua capacità, hanno il brutto vizio di essere intermittenti. Quando è notte, per esempio, anche il più moderno dei pannelli solari non serve a un bel niente, e l’energia deve arrivare da altre fonti. Con il vento è più o meno la stessa cosa. Servono quindi grandi accumulatori, che possano trattenere l’energia quando è in eccesso e rilasciarla quando invece manca. Al momento, però, noi non abbiamo nulla che si avvicini anche lontanamente a poter immagazzinare la quantità di energia necessaria. Anche in questo caso vale il discorso precedente: con i giusti investimenti riusciremmo ad avere una capacità di immagazzinamento adeguata?

I rischi del nucleare

Il nucleare, d’altra parte, non ha di questi problemi. Una volta accesa, una centrale produce energia (molta energia) a getto continuo. Il problema, semmai, è spegnerla quando dovesse essere necessario. Il caso di Fukushima mostra in modo chiaro questo aspetto. Dal momento dell’incidente del marzo 2011, quando è cominciata la fase di spegnimento, gli operai hanno impiegato milioni di tonnellate di litri d’acqua per raffreddare le barre di combustibile ed evitare che il materiale altamente radioattivo finisca nell’ambiente. Il disastro di Fukushima è ormai impresso nell’immaginario collettivo di tutti noi, come quello di Chernobyl, e costituisce uno dei motivi principali per i quali il popolo italiano per due volte si è espresso contro il ricorso al nucleare.

Cosa fare delle scorie?

Anche laddove non avvenga nessun incidente, però, una centrale nucleare produce scorie radioattive. E queste scorie devono essere stoccate in luoghi molto sicuri per molto, molto tempo. Sebbene la quantità di queste scorie sia davvero piccola, infatti, la loro radioattività è molto elevata. Un eventuale dispersione nell’ambiente potrebbe essere molto pericolosa, qualora finissero per esempio a contaminare il ciclo dell’acqua. Non è da escludere, poi, che una circostanza del genere possa avvenire a seguito di attacchi terroristici, oltre che per semplice casualità. In proposito, i pro-nucleare sostengono che i reattori di 4° generazione risolveranno alla radice questo problema, bruciando direttamente le scorie delle altre centrali. In questo caso, però, stiamo facendo lo stesso tipo di ragionamento di prima, a parti invertite. Parliamo, cioè, di tecnologie che per ora esistono solo sulla carta.

Dopo il nucleare, il gas

In sostanza, quale che sia la strada che si deciderà di intraprendere, ci saranno enormi ostacoli tecnologici da superare. Come è ovvio che sia, del resto, per una rivoluzione tecnologica epocale come quella che riguarda il taglio delle emissioni di CO2. Per quanto la sfida sia impegnativa, però, non possiamo voltarci dall’altra parte, perché il Pianeta non può più attendere, e anzi potrebbe già essere troppo tardi. E il gas, invece, è una fonte di energia pulita? Anche questo è dibattuto, dovremo affrontare però l’argomento in un prossimo articolo.

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