Proprio oggi, mentre scriviamo, ricorrono i 73 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Quel giorno, il 10 dicembre del 1948, i rappresentanti di Stati che fino a pochi anni prima si erano affrontati in due terribili conflitti mondiali erano seduti insieme a un tavolo per affermare che esistono dei diritti della persona che valgono a prescindere dai confini. In ricordo di quel momento storico, il passo avanti fatto nel mese di ottobre di quest’anno assume una valenza speciale. I diritti riconosciuti all’essere umano non sono infatti immutabili, ma si arricchiscono giorno dopo giorno con il cambiare del mondo e delle sue regole. Oggi, dopo mille battaglie e il sacrificio di tante persone, il diritto all’ambiente trova un suo posto tra i principi dell’Onu.
Un passo per il riconoscimento del diritto all’ambiente nei diritti umani
Il Consiglio dei Diritti Umani, attraverso una risoluzione approvata con 43 voti a favore ha sancito che l’accesso a un ambiente naturale, salutare e pulito è un diritto umano. Presto una simile risoluzione sarà votata anche dall’Assemblea Generale. In questo modo si riconosce finalmente in maniera ufficiale quello che tutti abbiamo imparato sulla nostra pelle. E cioè che non esiste diritto economico o politico che possa essere vissuto appieno fuori da un contesto ambientale che lo consenta.
Un primo passo verso il pieno riconoscimento
Pensiamo ai migranti climatici, che nei prossimi decenni saranno sempre di più: persone nate in luoghi che diventano giorno dopo giorno meno abitabili, ma che nessuno è disposto ad accettare. Oppure alle tante popolazioni indigene sacrificate al profitto e all’industrializzazione, sterminate nelle loro terre espropriate dalle multinazionali. Da oggi queste persone hanno un riconoscimento giuridico per le loro battaglie. Ciò non vuol dire, è ovvio, che la partita sia vinta o che le cose cambieranno dall’oggi al domani. Del resto, in larghe parti del mondo ancora oggi non vengono garantiti diritti riconosciuti ufficialmente decenni orsono. Vuol dire però che una direzione è stata tracciata, e che con un impegno globale le conquiste al riguardo aumenteranno negli anni a venire.
“Questo diritto ha a che fare con la protezione delle persone e del pianeta”
Michelle Bachelet, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha dichiarato che «la risoluzione deve servire come trampolino di lancio per promuovere politiche di trasformazione economica, sociale e ambientale che proteggano le persone e la natura. Questo diritto ha a che fare con la protezione delle persone e del pianeta: l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo. Si tratta di proteggere i sistemi naturali, che sono precondizioni fondamentali per la vita e il sostentamento di tutte le persone, ovunque vivano».
LEGGI ANCHE: A Natale meglio un albero finto o uno vero?