Quando qualcosa ci viene tolto,
con cui siamo profondamente e meravigliosamente connessi,
molto di noi stessi viene portato via con noi.
Ma Dio vuole che ci ritroviamo.
Più ricco per tutto ciò che ha perso, e accresciuto da quel dolore infinito.
Rainer Maria Rilke
La repentina scomparsa della dottoressa Maria Luisa Agneni ha lasciato il mondo dell’Omeopatia sgomento e addolorato. Pochi sapevano che da un po’ di tempo conviveva coraggiosamente con una grave malattia. La sua tenace forza lo nascondeva agli occhi dei più.
Ma oggi nel ricordare il grande dono che è stato per i sui parenti, amici e colleghi il suo passaggio su questa terra è necessario ricordare le sue opere, il grande impegno civile soprattutto nel campo della medicina e il suo amore assoluto per l’Omeopatia.
Laureata in medicina e specializzata in pneumologia fin dall’inizio della sua professione vede nel rapporto tra medico e paziente un punto centrale del processo di cura e si dedica anima e corpo alla difesa dell’autonomia del medico e del suo libero agire in scienza e coscienza.
La sua formazione in medicina omeopatica si svolge presso la LUIMO e ha come maestri il prof. Antonio Negro e la dr.ssa Alma Rodriguez, con cui instaura un rapporto speciale di complicità e di comunione intellettuale e di intenti che porterà grandi frutti. Da allora non lascerà à più l’Associazione per la Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica di cui diventerà Segretario Generale e Responsabile dei Rapporti Istituzionali, carica che ha onorato con instancabile lavoro fino alla sua dipartita.
Tante le occasioni in cui spende le sue energie per un riconoscimento del ruolo dell’Omeopatia nella salute pubblica. Queste alcune sue dichiarazioni:
“L’Omeopatia produce salute, cultura, maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità di guarigione, educazione agli stili di vita più sani. Così come emerso durante il Simposio sulle Medicine non convenzionali che si è svolto al Senato il 29 settembre 2017, dove si sono riuniti esperti di queste discipline sotto l’egida del senatore Maurizio Romani, vicepresidente della commissione Sanità e della onlus Medicina centrata sulla persona, presieduta dal dottor Paolo Roberti di Sarsina”.
Secondo Agneni le medicine non convenzionali “devono essere applicate nella gestione della salute pubblica allo scopo di migliorare la qualità della vita, limitare per quanto possibile l’uso di farmaci ribadendo la necessità di appropriatezza prescrittiva, e ridurre i costi diretti, indiretti e sociali, per il Servizio sanitario nazionale”.
Bisogna, continua Agneni, “favorire un cambiamento nelle politiche sanitarie: un’etica medica moderna, basata su una rinnovata capacità di ascolto centrata sulle esigenze del paziente. Questo implica che all’attenzione per gli aspetti più ‘microscopici’ dell’organismo, debba essere aggiunta anche l’attenzione all’ambiente naturale e sociale in cui l’uomo vive, si ammala e guarisce”.
Un gran lavoro lo ha svolto negli anni presso l’Ordine dei Medici di Roma dove ha coordinato la Commissione Medicine Non Convenzionali (MNC), promuovendo, tra gli altri, un convegno sull’efficacia e il meccanismo d’azione della medicina omeopatica invitando scienziati di fama internazionale, tra cui il premio Nobel Luc Montagnier e il fisico Emilio del Giudice. Lo storico convegno ha avuto luogo il 25 gennaio 2014 appunto a Roma.
Il mio personale ricordo di Maria Luisa è legato, come avveniva sempre con lei, a un progetto di avanzamento, di formazione e soprattutto di presa di coscienza per la medicina e la medicina omeopatica. Mi chiese di darle una mano ad organizzare un workshop dal titolo “Il Medico del Futuro. Medico e malato: una relazione da rifondare per una autentica scienza impareggiabile, la medicina”. Si trattava di una serie di incontri serali online con il professor Ivan Cavicchi, suo sincero amico. Ricordo la perseveranza e l’intelligenza con cui coordinò quel progetto che vide la partecipazione di un selezionato gruppo di medici che lei riuscì a coinvolgere in modo inarrivabile. Fu un’esperienza di grande arricchimento per tutti.
Il prof. Cavicchi la ricorda con queste parole in un suo articolo su Quotidiano Sanità
“Per lei le cose giuste non erano subordinate a ideologie o a preconcette posizioni politiche o sindacali ma erano tutte subordinate ad un solo vero ordinatore ideale che era il malato, le cui necessità, i cui problemi venivano necessariamente prima di tutto e di tutti.”
E ancora “Devo a lei se in questi anni ho potuto presentare molti dei miei libri sul ripensamento della medicina, devo a lei se su questo argomento si sono organizzati straordinari quanto indimenticabili webinar; quindi, tante discussioni intense e partecipate per certi versi appassionate, devo a lei molti articoli pubblicati da questo giornale in quelli che una volta si chiamavano “forum”. Ma soprattutto devo a lei se su questo giornale ho trovato una sponda un riferimento prezioso, un compagno di strada con il quale condividere le tante difficoltà che incontra quasi inevitabilmente un qualsiasi pensiero di riforma.”
Io semplicemente desidero ricordarla con la frase con cui scegliemmo di inaugurare la bellissima esperienza del workshop del medico del futuro nel 2023, che sono certo sia stata una delle sue bussole in questo passaggio terreno: