Nell’ultimo decennio il ruolo del farmacista è profondamente cambiato. Con esso è cambiato e continua a cambiare la sua formazione professionale, la sua prospettiva sulla salute e nel rapporto con i pazienti. La vicenda Coronavirus ha impresso un’ulteriore accelerazione, mettendo in luce la posizione centrale che il farmacista occupa nella catena della salute pubblica, come anello fondamentale di prossimità territoriale. Ho chiesto a due medici Omeopati di aiutarmi a riflettere su quest’alleanza terapeutica che lega medico-paziente-farmacista.
Domande
- Per la sua esperienza di medico, quale ruolo ricopre oggi il farmacista territoriale?
- Dottore ritiene che sia necessario oggi per il farmacista avere una formazione omeopatica classica? Se sì, per quale motivo?
Dott. Francesco Siccardi
- Il farmacista occupa un ruolo centrale nel consigliare e nell’indirizzare il paziente alla comprensione del proprio sintomo, con una visione leggermente più ampia, tenendo in conto non solo l’indispensabile aspetto clinico, ma anche il quadro complessivo del paziente. Come ci insegna l’omeopatia, non esiste un sintomo fisico senza un quadro generale e mentale di un paziente. Il ruolo del farmacista, a mio parere, è proprio quello di aiutare il soggetto a definire un’origine un pò più profonda della sintomatologia che esprime. L’essere umano è un totem di energia – mente – corpo per cui non esiste un’alterazione fisica che non rifletta, ad un occhio attento e privo di pregiudizi, l’alterazione dello stato psico/biologico del soggetto in esame. Il farmacista diventa così una guida che illumina, a volte, cartelle di esami clinici che diventano il passaporto sanitario del paziente, senza per questo comprendere perché in quel determinato momento della sua vita, con quella determinata ereditarietà e costituzione abbia slatentizzato quella determinata sintomatologia. Diventa una guida anche nella scelta del medico, spesso omeopatico (tra i pochi professionisti in grado di fare un collage della vita della persona) a cui affidarsi per comprendere e risolvere il proprio quadro morboso.
- Come accennato prima, il farmacista ricopre, oltre al classico ruolo di dispensatore di farmaci, quel consigliere che affianca il peregrinare del paziente che sta cercando di comprendere la sua verità mascherata dalla sintomatologia psico/fisica. Quindi il ruolo è quello di ascoltare in primis, decodificare in seguito e guidare infine il soggetto ad una nuova comprensione e quindi terapia. Un altro ruolo è quello di consigliare anche rimedi/integratori che possano, in attesa della visita di un medico omeopata o specialista, accompagnarlo verso il recupero dello stato di benessere. Ormai il farmacista attento ed esperto della medicina complementare è diventato un punto importante per quello che è l’aiuto alla persona sofferente che, spesso, nemmeno o nonostante i farmaci, non riesce a recuperare il proprio stato di salute.
Dott. Andrea Brancalion
- Dovendo purtroppo constatare il calo del numero di medici omeopati prescrittori, probabilmente per un costume iniquo dell’attuale modo di pensare prevalente che aborre il sacrificio, e quindi lo studio per l’Omeopatia vera che sappiamo non essere mai finito, i farmacisti effettivamente riempiono uno spazio che difficilmente risulterebbe coperto, quello almeno di un primo consiglio e di filtro per il medico omeopata. Ho sempre più conferme di questo e spesso mi contattano dei farmacisti per avere una conferma sulle loro conclusioni. Li vedo soddisfatti, come chi sa che sta agendo bene e facendo del proprio meglio per consigliare, suggerire e indirizzare i pazienti verso il recupero del proprio stato di salute e di mantenerlo duraturo nel tempo.
- È certamente necessario per il farmacista, che tenga alla sua professionalità, approfondire ed aggiornarsi in Omeopatia classica. Nelle farmacie ormai c’è un espositore da banco con rimedi a basse potenze con lo scopo di vendere un prodotto erroneamente chiamato “omeopatico” e che spesso viene anche usato a sproposito. Il cliente in pratica si porta a casa un rimedio diluito e dinamizzato per un uso secondo il principio allopatico e non omeopatico quindi, dal punto di vista dell’Omeopatia classica, un rimedio che sopprime i sintomi invece di curare il paziente. Da quando ho iniziato a fare corsi di Omeopatia classica per farmacisti nella provincie di Treviso, Belluno e del Friuli Venezia Giulia, ormai 8 anni fa, le cose sono radicalmente cambiate sia per la professionalità acquisita dai dottori dietro al banco, di cui ho potuto apprezzare spesso l’ottimo lavoro di consiglio terapeutico, sia per il rapporto ottimale instaurato con i medici e veterinari omeopati del territorio con l’annullamento di tutti i fraintendimenti relativi ai rimedi, alle relative potenze ed al loro uso corretto.