“Qualche anno fa ho scoperto una pubblicazione su riviste indicizzate di alto impatto, fatta anche da ricercatori indiani. In particolare si chiama il protocollo Banerji, sviluppato da padre e figlio indiani in collaborazione con il Texas Cancer Anderson Institute, che è uno degli istituti oncologici più importanti del mondo, in Texas”, spiega Giovanni Frajese. “Quindi, se fai pubblicazioni lì, fondamentalmente nessuno ti può dire niente, perché stai scrivendo in collaborazione con quelli che sono considerati tra i massimi esponenti dell’argomento nel mondo.
E questa pubblicazione cosa diceva? Hanno preso linee cellulari — è inutile che vi spieghi che la linea cellulare l’effetto placebo non lo conosce — hanno preso linee cellulari immortalizzate di cancro e ci hanno messo alcuni preparati ultradiluiti omeopatici, cioè in totale assenza di peso molecolare trovabile. Quindi, fondamentalmente acqua, come dicono i vari Bassetti e Burioni, che vorrebbero che i medici omeopatici fossero radiati semplicemente perché seguono l’omeopatia. In quell’articolo pubblicato, ribadisco, non solo l’ultradiluito cambia tutti i pattern che sono visibili, cambia le percentuali, cambia gli enzimi, porta le cellule tumorali all’apoptosi, cioè al suicidio, con un meccanismo che è biologicamente molto simile a quello utilizzato, per esempio, dal chemioterapico, ma lo fa in totale assenza della molecola.
Allora, questo studio secondo me non doveva essere pubblicato sul giornale, seppur buono, sul quale è stato pubblicato. Quello studio doveva finire in prima pagina su Nature con scritto sotto: non abbiamo capito nulla. Perché, di fatto, questo studio distrugge il concetto che noi abbiamo di farmacologia legata alla quantità del veleno. È un pochettino, visto che parlavi prima di quantistica, quello che è successo tra la fisica classica — che rappresenta, se volete, la medicina classica, che funziona, ma sappiamo che funziona da qui a qua — e un sistema differente, che chiamiamo quantistico, per spiegare ciò che avviene. In fisiologia, evidentemente, c’è la stessa cosa.
Abbiamo la chimica che funziona, la biochimica che funziona, ponderale — quindi il peso, la quantità di farmaco rende una cosa farmaco piuttosto che veleno — funziona da qui a qua. Ma in realtà abbiamo la capacità di agire sui sistemi biologici in assenza della molecola stessa, in maniera reale. Questa informazione, che è disponibile a noi da più di dieci anni, avrebbe dovuto stravolgere il paradigma medico. Ovviamente non si può fare, perché se quell’articolo fosse diventato… Guardate, ne ho parlato una volta di questa cosa su Radio Radio, mi hanno mandato quelli di Mi Manda Rai Tre a farmi l’intervista all’università, perché so’ stronzi, per chiedermi se io stavo dicendo di curare i tumori con l’omeopatia, così mi mandavano direttamente in galera.
E gli ho detto: no, io non ho detto di curare i tumori con l’omeopatia, ho detto che esiste una pubblicazione scientifica che dimostra questo. E poi ho anche aggiunto: e ce n’è un’altra, fatta sempre dallo stesso gruppo, sempre in coordinazione con l’Anderson Institute, che dimostra quello che si chiama Clinical Case Series, cioè serie di casi clinici, tra l’altro sui tumori — che secondo me è stato l’errore grosso che questi hanno fatto. Ah, per informazione: il professor Banerji è morto misteriosamente in un incidente stradale; il figlio ha preso il lavoro del padre, l’ha portato avanti, e l’anno dopo il figlio è misteriosamente morto anche lui. Questo per farvi capire che poi scherziamo, facciamo, eccetera, ma quando tu vai a toccare, così come ha fatto De Donno… Vai a toccare qualcosa che, se viene colto, fa venire giù l’intera narrazione.
Sull’omeopatia, ci sono basi scientifiche chiarissime che dimostrano che quello che la fisica quantistica ha già dimostrato — cioè che la fisica classica funziona fino a un certo punto, oltre il quale esiste un’altra interpretazione dei fatti — andrà fatto anche questo in biologia. Non si può fare al momento perché, chiaramente, se questo dovesse diventare di pubblico dominio, le case farmaceutiche si strapperebbero i capelli, perché significa che a quel punto io posso preparare, in maniera fondamentalmente ultradiluita, cioè omeopatica, farmaci su tutto, a un costo che vi potete immaginare. A quel punto diventa ridicolo, perché se da una concentrazione minima riesco a moltiplicarla — manco fossero i pani e i pesci — per darli a tutti anche in assenza di peso molecolare all’interno di queste diluizioni, significa che sarebbe cambiata completamente sia la farmacologia che l’approccio medico.
Ma anche qui, guardate che noi oggi avremmo già la capacità di produrre una medicina di livello completamente diverso, se solo tornassimo a fare i medici piuttosto che i venditori di farmaci, come ormai ci hanno trasformato”.
Qui trovate lo studio citato.
L’articolo integrale è del prof. Giovanni Frajese (che ringraziamo), endocrinologo e professore presso il dipartimento di Scienze Motorie Umane e della Salute dell’Università del Foro Italico. Potrete trovare l’articolo originale su Presskit al seguente link.