Omeopatia e tumore mammario. Indagine nel SSN francese

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3 Giugno, 2024
Tempo di lettura: 3 minuti

È evidente che la qualità della vita delle pazienti sottoposte a terapie oncologiche è fortemente condizionata dagli effetti indesiderati prodotti da chemio, radio e ormonoterapia.
Un numero crescente di donne si avvale di terapie complementari per ovviare a questi disturbi.
In Francia il 12-19% delle pazienti affette da tumore mammario ricorre alla medicina omeopatica. È quello che si legge su un recente studio pubblicato sulla rivista Clinical Breast Cancer e facilmente leggibile su PubMed .

Lo studio, retrospettivo, ha coinvolto 98.009 pazienti portatrici di tumore mammario non metastatico, che si sono rivolte al Sistema Sanitario Francese con una nuova diagnosi di tumore, tra il 2012 e il 2013.
Le pazienti sono state sottoposte a intervento chirurgico di mastectomia, parziale o totale.

L’età media è di 61 anni e la terapia omeopatica è stata usata sia prima dell’intervento chirurgico che dopo.
Un primo gruppo dell’11% dei casi ha sostenuto la cura omeopatica nel semestre che va dai 12 ai 7 mesi prima dall’intervento.
Un secondo gruppo selezionato che copre il 26%, dei casi ha ricorso alla cura omeopatica nei 6 mesi precedenti e l’ultimo gruppo (22%) nei 6 mesi a seguire. Il 15% dei casi ha continuato a seguire la terapia omeopatica fino a 4 anni dopo l’intervento.

In base al numero di rimedi usati (oltre al trattamento standard) il campione è stato diviso in tre gruppi:

  • No trattamento omeopatico
  • 1-2 rimedi omeopatici
  • 3 rimedi e oltre

Nello studio non sono riportate informazioni sul tipo di farmaci omeopatici usati, né sulle potenze e dosaggi o la frequenza di somministrazione, ma si suppone che sia stato impiegato un protocollo specifico avente come variabile il numero e le diverse combinazioni dei farmaci impiegati.

I Risultati

L’effetto del trattamento omeopatico è stato misurato in relazione al consumo di svariate categorie di farmaci convenzionali utilizzati dalle pazienti.

Sei mesi dopo l’intervento chirurgico è stata osservata una diminuzione significativa nella somministrazione di farmaci chimici nei pazienti del gruppo 3 (3 o più rimedi usati) in particolare per il consumo di corticosteroidi, immunostimolanti, antidiarroici.
La terapia convenzionale per sintomi ansiosi, depressivi e disturbi del sonno tra le donne che hanno usato farmaci omeopatici  non ha visto significative variazioni tra i pazienti omeopatizzati e quelli non.
I farmaci ansiolitici, antidepressivi e ipnotici sono stati valutati nel 49% del campione a partire del sesto mese post intervento. C’è stato un notevole decremento dei consumi di ansiolitici e ipnotici nei mesi e anni a seguire, mentre il consumo di antidepressivi è rimasto stabile (18% del campione consuma antidepressivi dal 6° mese fino a 5 anni dopo intervento).

Lo studio ha messo in evidenza il crescente interesse e utilizzo dei farmaci omeopatici in occasione dei protocolli applicati nel carcinoma mammario.

Le medicine complementari in Italia

Dalla fine degli anni ’90 le medicine complementari (Agopuntura, Fitoterapia e Omeopatia) sono state progressivamente integrate nel Servizio Sanitario Toscano (SST), attraverso i Piani Sanitari Regionali a partire dal loro inserimento nella L.R. 40/2005.

L’oncologia è stata individuata come settore prioritario d’intervento per le medicine complementari in Toscana (DGR n. 1224/2016, n. 642/2019) e, in accordo con ITT – ISPRO, alcune terapie complementari di documentata efficacia e sicurezza sono state inserite nei protocolli oncologici, contribuendo all’approccio multidisciplinare alla patologia tumorale, in sintonia con le Linee Guida dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) sin dal 2018.

Dal 2019 viene approvato il documento “Percorsi diagnostici terapeutici e assistenziali” (PDTA) per i tumori della mammella e nel 2021 un nuovo PDTA con il compito di garantire il monitoraggio, l’implementazione e la maggiore diffusione delle MC nei percorsi oncologici.

Pertanto anche in Italia saremmo in grado, di ampliare il modello toscano e farlo diventare nazionale permettendo così di estendere e arricchire la ricerca e le pubblicazione degli studi.

Conclusioni

Lo studio francese riportato, seppur osservazionale e retrospettivo, fornisce alcuni dati interessanti considerando sia la consistente estensione del campione che i risultati sui consumi dei farmaci.
La cura omeopatica affiancata a quella convenzionale sembra aver prodotto effetti significativi sulla limitazione dell’uso di alcuni farmaci che hanno a che fare soprattutto con la sfera immunitaria.
Limitare l’uso dei farmaci nei pazienti oncologici non solo permette un minor carico epatico e metabolico, ma è l’indicatore di un miglioramento dello stato di salute.

La revisione della letteratura consente di affermare che il paziente ha l’opportunità di essere trattato con la medicina omeopatica, in ogni fase del suo percorso oncologico, dalla fase diagnostica a quella di guarigione, remissione e fine vita, con questo potendo attenuare gli effetti collaterali delle terapie o dei sintomi correlati alla malattia.

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