La vita a volte ci mette davanti prove difficilissime, che però si rivelano grandi occasioni di crescita personale. Lo sa bene Elisa Fuksas, regista e scrittrice, figlia dell’archi-star Massimiliano Fuksas, che in una recente intervista al Corriere della Sera realizzata da Roberta Scorranese, ha offerto una prospettiva illuminante sulla filosofia dell’Omeopatia, dimostrando una profonda comprensione dei suoi principi fondamentali. L’occasione è stata la presentazione del suo nuovo romanzo “Buone notizie”, in uscita per Mondadori, dove l’Omeopatia diventa un tema centrale e metaforico del racconto.
Ciò che rende particolarmente interessante la visione di Fuksas è la sua interpretazione del principio omeopatico come metafora della vita stessa. “La vera cura siamo noi stessi”, afferma nell’intervista, rivelando di essere quella che lei stessa definisce un'”omeopatica eretica” – una persona che, pur apprezzando e comprendendo i principi dell’Omeopatia, non esclude l’utilizzo della medicina tradizionale quando necessario.
L’Omeopatia come chiave di lettura della vita
Nel suo romanzo, Fuksas utilizza il meccanismo omeopatico come fil rouge narrativo, creando un parallelo tra il principio dei “simili” tipico dell’Omeopatia e le esperienze di vita della protagonista. Come spiega nell’intervista, questo approccio diventa una chiave di lettura per comprendere l’equilibrio tra “quello che siamo e quello che ci capita”.
La comprensione profonda dell’Omeopatia da parte di Fuksas si è rivelata particolarmente significativa durante un momento cruciale della sua vita. Nel marzo 2020, alla vigilia del lockdown per la pandemia da Covid-19, le fu diagnosticato un tumore alla tiroide. Sebbene abbia scelto di curare il tumore con la medicina tradizionale, la sua precedente esperienza con l’Omeopatia le ha fornito strumenti preziosi per affrontare il periodo di attesa e incertezza.
La rivelazione omeopatica: un percorso personale
Un aspetto particolarmente interessante emerso dall’intervista è come Fuksas descriva l’Omeopatia in termini di temporalità: “L’Omeopatia ti cura nel futuro, è bizzarro ma è così”. Questa osservazione rivela una comprensione sofisticata del principio omeopatico come processo di guarigione che si sviluppa nel tempo, aiutandoti ad aver maggior consapevolezza.
L’interpretazione che Elisa Fuksas offre dell’Omeopatia va ben oltre il semplice approccio terapeutico, elevandola a chiave di lettura dell’esistenza stessa. La sua testimonianza ci mostra come i principi omeopatici possano fornire strumenti preziosi per comprendere e navigare le complessità della vita.
Chi è Elisa Fuksas
Figlia dell’architetto Massimiliano Fuksas e di Doriana Mandrelli, Elisa si laurea in architettura nel 2005, ma presto scopre la sua vera vocazione nel cinema e nella scrittura.
Vincitrice del Nastro d’Argento nel 2007 con il cortometraggio “Please leave a message”, ha diretto numerosi documentari e nel 2019 “The App” per Netflix. Autrice di diversi libri, tra cui il toccante “Ama e fai quello che vuoi” (Marsilio, 2020), dove racconta la sua esperienza con la malattia e il percorso spirituale che l’ha portata al battesimo a 39 anni. Nel 2020, il suo documentario autobiografico “iSola” è stato presentato alla XVII edizione delle Giornate degli Autori.
LEGGI ANCHE: Il disastro della Medicina vicina al paziente