Il sistema sanitario italiano sta vivendo una crisi senza precedenti, manifestata soprattutto nella difficoltà di reperire professionisti fondamentali come farmacisti e medici di base. Questi specialisti, che rappresentano il primo punto di riferimento per i cittadini quando si ha un problema di salute, sono sempre meno, e la carenza di figure competenti sta mettendo a rischio la qualità dell’assistenza sanitaria, specialmente nelle zone rurali e periferiche.
La crisi delle professioni sanitarie di prossimità
Negli ultimi cinque anni, secondo gli ultimi dati di Federfarma riportati dal Sole24Ore, il numero di laureati in Farmacia è diminuito del 20%, passando da 5.095 laureati nel 2017 a poco più di 4.000 oggi. Questo calo è una manifestazione di una crisi più profonda, che vede una crescente preferenza da parte dei laureati per carriere nell’industria farmaceutica, dove le prospettive di carriera, gli stipendi più alti e gli orari più favorevoli sembrano essere un’alternativa più attraente. Oggi, a un anno dalla laurea, l’84,7% dei laureati in farmacia è occupato, ma la retribuzione media mensile è di appena 1.399 euro, cifra che sale solo lievemente, a 1.639 euro, dopo cinque anni di esperienza. Sebbene l’Italia possieda una delle reti di farmacie più capillari d’Europa, con oltre 20.000 farmacie, questa rete potrebbe non essere sufficiente a fronteggiare la carenza di professionisti.
Le difficoltà dei medici di famiglia: un’emergenza crescente
La situazione dei medici di base è purtroppo simile. Negli ultimi venti anni, il numero di medici di medicina generale ( MMG) è calato del 16% (dati del Ministero della Sanità), senza un adeguato ricambio generazionale. Oggi, molti dei medici rimasti sono anziani, con un carico di lavoro insostenibile e un numero crescente di pazienti da seguire. Il sovraccarico di lavoro, unito alla crescente complessità dei casi, e alla, a volte cervellotica, burocratizzazione, ha reso difficile per molti MMG fornire un’assistenza adeguata. A questo si aggiunge la difficoltà di attrarre nuovi medici, in parte a causa dell’esiguità delle risorse per le borse di studio e della scarsa possibilità di carriera nella medicina generale. Per quel che può valere, chi scrive ha vissuto sulla propria pelle la difficoltà di interfacciarsi con il proprio medico di base quando si è trattato di fornire la dovuta assistenza alla propria madre anziana e invalida.
Un sistema sanitario a rischio: l’impatto sulle cure primarie
La carenza di farmacisti e medici di base ha un impatto diretto sulla qualità delle cure primarie, che dovrebbero essere il pilastro del sistema sanitario italiano. Le Case della Comunità, pensate per rispondere a questa carenza e migliorare l’assistenza sul territorio, sono ancora in fase di sviluppo e solo una piccola parte è operativa. Per non parlare di programmi organici di medicina preventiva: non pervenuti. Questo ritardo, unito alla carenza di personale, sta mettendo a rischio l’efficacia di queste strutture, che potrebbero rivelarsi insufficienti per rispondere alle esigenze della popolazione.
Possibili soluzioni e le sfide della riforma
Una delle soluzioni proposte per far fronte alla carenza di medici di famiglia è la trasformazione della professione in una funzione dipendente dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Tuttavia, questo piano presenta numerosi ostacoli, tra cui la necessità di garantire il mantenimento del rapporto fiduciario con i pazienti e la difficoltà di applicarlo nelle aree disagiate, dove il ricambio di professionisti è ancora più complicato. Inoltre, seppur le riforme siano necessarie, c’è il rischio che non vengano implementate con la rapidità e l’efficacia necessarie. Per garantire un’assistenza sanitaria di qualità, è urgente un investimento mirato nelle risorse umane e strutturali del settore. La formazione di nuovi professionisti, il miglioramento delle condizioni di lavoro e l’efficienza nell’utilizzo dei fondi pubblici sono passi fondamentali per evitare che la crisi delle professioni sanitarie diventi irreversibile. Con il giusto sostegno e un piano d’azione concreto, la medicina di prossimità potrebbe riprendersi e tornare a essere un punto di riferimento per i cittadini.