Redazione

Il burnout che allontana i medici dalla sanità

15mila medici sono al limite e si apprestano a lasciare il lavoro, rischiando di portare la nostra sanità al collasso
29 Settembre, 2022
Tempo di lettura: 2 minuti

La sanità italiana sta perdendo molti dei suoi professionisti. I medici, un tempo fiore all’occhiello del nostro sistema sanitario ed eccellenza mondiale, abbandonano precocemente la vita lavorativa, sfiniti da carichi di lavoro eccessivi e condizioni disagiate. Purtroppo non è solo una nostra opinione, ma un dato preciso emerso da uno studio dell’Istituto Piepoli dal nome ‘La condizione dei medici a due anni dall’inizio della pandemia’. L’indagine è stata commissionata dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO).

Il burnout che allontana i medici dalla sanità

I dati mostrano come siano 15mila i medici colpiti dalla sindrome da eccessivo lavoro. Più di uno su dieci tra i medici di base, quasi uno su quattro tra coloro che lavorano nelle guardie mediche. Gli effetti della pandemia, oggi passata momentaneamente in secondo piano ma tutt’altro che conclusa, hanno colpito duramente la categoria più esposta. E ora correre ai ripari non è facile, perché il settore viene da decenni di tagli alle strutture e al personale. Oggi, proprio quando ce ne sarebbe più bisogno, il rischio è che il sistema sanitario si allontani ancor di più dal cittadino.

Lo studio inglese: stress estremo +46%

Il burnout, comunque, non colpisce solo medici e personale sanitario, soprattutto in concomitanza con la pandemia. Secondo una ricerca svolta nel Regno Unito, nel marzo 2021 c’è stata una vera e propria impennata di lavoratori che si sentiva vicina a livelli di stress estremo: +46% rispetto all’anno precedente. Numeri che rendono bene l’idea dell’impatto del Covid sulla popolazione, e in particolar modo su coloro che per lavoro sono più esposti a esperienze traumatiche o sfibranti.

La sindrome da burnout da poco riconosciuta dall’OMS

E pensare che la sindrome da burnout è riconosciuta come tale da pochissimo tempo. Sembra incredibile per una problematica psicologica che si è allargata così a macchia d’olio, ma è solo dal maggio 2019 che l’OMS , durante la periodica revisione dell’International Classification of Disease, ICD, la ha riconosciuta come tale. dal momento che stiamo parlando di una vera e propria emergenza sociale, è opportuno che l’Organizzazione predisponga strumenti d’intervento globali.

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