Con questa affermazione falsa già nella premessa, perché non definisce il paradigma omeopatico che è altra cosa in termini metodologici, come vedremo, inizia ogni attacco periodico e ogni tentativo di confronto con l’omeopatia da parte dei detrattori, sostenitori dello “status quo” che è consolidato e pianificato in termini di interesse socioeconomico.
È chiaro che implicitamente questa affermazione dell’acqua fresca e dello zucchero venduto a peso d’oro e i sillogismi logici che scaturiscono da una ipotesi falsa, fa supporre il reato di truffa e di inadempienza deontologica da parte del medico omeopatico e della casa farmaceutica a danno del cittadino.
In termini di diffamazione
La qualcosa fa intravedere il tentativo chiaro del dileggio e della diffamazione da parte dei sostenitori di questi aforismi; in quanto queste affermazioni mirano in sintesi a bollare implicitamente i sostenitori dell’acqua fresca omeopatica come truffatori più che come incompetenti.
Il tutto assieme alle industrie farmaceutiche che gli inquisitori, dall’alto della loro presunzione, non hanno mai visitato e di cui non conoscono la tecnologia e i sistemi di produzione e di controllo avanzati dell’acqua fresca! Come pure le variazioni fisico chimiche, misurabili oggettivamente in termini di assorbimento di luce e calore, delle soluzioni omeopatiche di questo o quel rimedio!?
Inoltre, questi dileggiatori insinuano, di conseguenza, neppure tanto velatamente, il reato di comparaggio tra medico e produttore di zuccherini.
La connivenza dello Stato e delle Istituzioni
A questo punto, visto come è regolamentata istituzionalmente l’Omeopatia in Italia e nella UE (leggi di seguito la Direttiva 1999 per l’agricoltura biologica), per coerenza, i nostri soloni dovrebbero tirare in ballo anche la complicità dello Stato italiano, dell’AIFA e degli Ordini dei Medici che registrano negli elenchi dedicati gli omeopati, nel reato di truffa ai danni del cittadino.
Con l’aggravante di sottrarre i malati alle cure mediche convenzionali in quanto l’Istituzione stessa regola la figura dell’omeopata e quindi gli riconosce l’esistenza e le spese mediche, comprese quelle dell’acquisto dei prodotti omeopatici che possono essere riconosciute fiscalmente.
Ma, oltre al dileggio periodico, in realtà un’azione giuridica ordinaria contro lo Stato italiano per avere regolamentato l’Omeopatia non è stata mai finora intrapresa da parte dei depositari della (loro) verità scientifica.
Il limite della scienza lineare nella lettura della dimensione vita
A questo punto invito il lettore ad avere pazienza e a concentrarsi sulla disamina che segue perché, passo dopo passo, entreremo anche noi nel merito di questa affermazione “acqua fresca” scoprendo la falsità di una argomentazione artefatta e falsa finalizzata ad orientare truffaldinamente, questo sì, il giudizio del cittadino, già nella premessa, da parte dei sostenitori di una scienza che studia l’uomo e la vita solo linearmente.
In questa dimensione lineare si perde di vista la complessità della dimensione uomo che è corpo, mente e relazioni ambientali e di conseguenza la conoscenza della sua vita e della sua sensibilità, non solo agli stimoli chimici ma soprattutto, gerarchicamente, agli influssi psichici e a quelli fisici che modulano la programmazione biochimica della vita nella sua estrinsecazione evolutiva naturale.
Tutto ciò afferma ancora una volta che la medicina è una branca umanistica e non scientifica, in quanto si rivolge allo studio del “soggetto” uomo che, come soggetto, si serve della scienza e non viceversa.
Con questa consapevolezza il vero medico ippocratico non delegherà la scelta terapeutica ai risultati di laboratorio ma sarà lui a servirsi della scienza in una visione clinica unitaria ovvero secondo metodo ed epistemologia, e quindi in accordo proprio con la “observatio et ratio” ippocratica.
Il negazionismo autoreferente e i sillogismi
“Contra facta non valent argumenta” ricordava il nostro indimenticabile Maestro e Professore Antonio Negro, parafrasando un detto antico.
Ma in questo caso (come in tanti altri casi della nostra esistenza) sono proprio i fatti evidenti ad essere negati come se non esistessero; in quanto difficili da spiegarsi con una scienza autoreferente che non riconosce il nuovo perché indaga con mezzi e metodi inadeguati che non riescono ad intercettarlo; come affermò Antonio Negro in conferenza presso l’ISS e aggiunse: «Ma a noi uomini di scienza non sfugge che alle spalle c’è un grosso problema di “cultura” generato dalla confluenza di fattori diversi. Fra essi citerò solamente il carattere maggioritario e tradizionale di alcune impostazioni concettuali che monopolizzano il sapere; le pressioni dell’assetto socioeconomico che su queste scelte teoriche si è operato; e, non ultima, la resistenza inerziale che trattiene sull’antico per paura del nuovo… In termini di filosofia della scienza direi che, naturalmente, la cultura dominante è restia ad ammettere che esistono statuti epistemologici diversi; ed è ancora più tarda a riconoscere ad essi piena cittadinanza con diritto a interloquire… Altra cosa è l’unificazione della scienza. Essa certo è lo scopo ultimo, ma le equazioni di Maxwell come quelle di Einstein ci insegnano che, prima di tutto, bisogna camminare ognuno per la propria strada e poi, scoperto il “comune”, si può operare la sintesi».1
La contrapposizione avviene quando il nuovo, che sta emergendo, disturba un assetto consolidato negli interessi di parte; allora anche la scienza si va a far benedire e il condottiero della cordata denigratoria, forte del sostegno interessato, crea un artefatto comunicativo, apparentemente logico, che attraverso i sillogismi guidati da una premessa falsa, nega proprio l’evidenza:
i “facta” appunto vengono negati o di fatto diventano semplici illusioni per gente incapace e credulona!
Cosa che si verifica in ogni settore delle categorie umane; dalla politica alla religione.
Ma, nonostante tutti i tentativi introdotti da oltre 200 anni per condannare l’omeopatia quali sono i “facta” della omeopatia oggi?
Lo stato dell’Arte
Il negazionismo dell’Omeopatia avviene nonostante il fatto che i rimedi omeopatici, a differenza ad es. degli “integratori”, vengono regolamentati dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) già dal 1994, prima ancora che si definisse istituzionalmente cosa fosse l’omeopatia.
Il tutto per adeguarsi a ciò che avveniva nella UE; in quanto l’Italia rappresentava il fanalino di coda nonostante il fatto che Napoli avesse rappresentato nell’800 il “Crocevia Mondiale” della espansione del metodo dei simili anche con il contributo della Accademia Reale delle Scienze di Napoli.2
Solo più tardi, gli Ordini dei medici, a coronamento di un percorso legislativo che parte da lontano, hanno, per Legge dello Stato (Conferenza-Accordo Stato Regioni, 7 febbraio 2013)3 aperto ai loro iscritti, aventi i requisiti richiesti, la possibilità di effettuare una ulteriore iscrizione: quella negli elenchi delle medicine non convenzionali (MNC).
Riconoscendo, di fatto, per legge, le Scuole di Formazione Private omeopatiche abilitate, rispondenti a certi requisiti (come suggerito dalla FNOMCeO già nel Congresso di Terni 2002).
Con questa regolamentazione il legislatore andò nella direzione della tutela del cittadino che si rivolgeva all’omeopatia, in quanto gli Ordini Professionali espongono pubblicamente l’elenco con i nomi dei medici appartenenti alla categoria delle MNC a garanzia della loro effettiva formazione certificata!
Definizione di medicina omeopatica
La Medicina omeopatica4 è un metodo sperimentale diagnostico clinico e terapeutico basato sulla legge dei simili secondo cui è possibile curare un individuo malato utilizzando sostanze che producono, in una persona sana, sintomi, rilevanti e caratteristici, analoghi a quelli dello stato patologico individuale.
Questa definizione del metodo omeopatico, reiterata sin dal 1978, nel corso di convegni, rapporti al Parlamento e nella costituzione di un position paper internazionale presentato via LMHI (Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis) alle strutture sopranazionali sanitarie (OMS in primo luogo), rappresenta nella sua semplicità l’insieme dei comportamenti che la comunità omeopatica realizza, per la cura del paziente, da oltre 200 anni. Medici e medicinali che non seguono queste logiche, possono solo parzialmente fare riferimento all’impianto concettuale e teorico della Medicina omeopatica.
Omeopatia e diffusione
Secondo il Rapporto Eurispes, l’Omeopatia risulta essere la seconda medicina più diffusa al mondo, con circa 600 milioni di utilizzatori.
In Europa, i cittadini che si rivolgono alla omeopatia sono circa 130 milioni; pari al 21,67% del totale globale. Il numero di medici omeopati nel mondo è circa 600.000, con oltre 50.000 in Europa.
L’Omeopatia è presente e praticata in più di 80 paesi.
Molto semplicemente c’è l’evidenza che al mondo più di mezzo miliardo di cittadini si curano con il metodo dei simili e più di mezzo milione di medici la pratichino.
I medici non sono curatori, ma sono formati agli studi di medicina classica5 e hanno scelto di praticare appunto l’omeopatia studiando il paradigma dei simili alla luce di una capacità di giudizio acquisita in precedenza con gli studi universitari.
In Italia questi medici hanno una doppia iscrizione all’Albo generale e negli elenchi delle MNC. Il cittadino a sua tutela può verificare online interrogando l’Ordine Professionale se il medico di sua scelta o di riferimento sia presente in detti elenchi.
Inoltre, molti Paesi riconoscono la medicina omeopatica anche in termini di medicina di base dove ritroviamo gli omeopati a dirigere reparti ospedalieri; come avviene ad esempio in India.
In Inghilterra e in Belgio l’Omeopatia è ufficialmente la medicina dei monarchi e in particolare a Londra già nel 1850 fu realizzato il Royal London Homeopathic Hospital ancora oggi funzionante con reparti di pediatria e con la nuova indicazione di cura attraverso le MNC.
In India come in Colombia i medici omeopatici lavorano in molti reparti degli ospedali statali che spesso dirigono.
Omeopatia veterinaria, l’effetto placebo e la direttiva CE
In Europa, già dal 1999, esiste una direttiva CE,6 recepita dal nostro Ministero Agricoltura e Foreste, sulla Agricoltura Biologica che indica l’uso esclusivo di omeopatici (acqua fresca?) e fitoterapici per la cura degli animali…
Tutto ciò a dissolvere definitivamente ogni ipotesi di “effetto placebo” della Omeopatia, supposta almeno per gli uomini, in quanto in questo caso si tratta di animali; soprattutto da pascolo e da latte e non solo da compagnia; il tutto deciso in Europa.
Inoltre, ad affermare l’efficacia del prodotto omeopatico e della sua tollerabilità, la Direttiva Europea recita ancora che in estrema ratio l’eventuale intervento con farmaci convenzionali, in quelle circostanze, prevede un raddoppio dei tempi, rispetto all’uso di omeopatici e fitoterapici, sia per l’utilizzo di carne che di prodotti animali come il latte, il tutto al fine di far decantare gli effetti tossici degli antibiotici o altro che poi passano alla catena alimentare sotto forma di tossicità.
Recita il Reg. (CE) n. 1804/1999 del 19 luglio 1999 all’Art. 17:
“…Tuttavia, gli animali, quando si ammalano o si feriscono, dovrebbero essere curati immediatamente dando la preferenza a prodotti omeopatici o fitoterapici e limitando al minimo l’uso di medicinali allopatici ottenuti per sintesi chimica; per garantire ai consumatori la qualità della produzione biologica dovrebbe essere possibile adottare misure restrittive, ad esempio raddoppiando il tempo di sospensione dopo l’utilizzazione di medicinali allopatici ottenuti per sintesi chimica”.
Una storia di palesi contraddizioni e di ipocrisie (?)
L’Italia fanalino di coda in Europa di fronte ai fenomeni emergenti:
quando all’epoca l’Italia recepì la Direttiva CE 1999, scrissi una nota ad alcuni media che erano nei nostri indirizzi, e forse, nei miei ricordi, c’è anche una intervista telefonica da parte di una testata giornalistica importante, nella quale facevo notare la palese contraddizione di come la nostra esterofilia (o sudditanza?) avesse fatta propria una regolamentazione in cui si parlava di omeopatia e di veterinaria in assenza di alcuna normativa nazionale che definisse la figura del veterinario omeopatico in termini di formazione e neppure dell’omeopatia come metodologia (cosa avvenuta più tardi con la legge accordo Stato Regioni del 7 febbraio del 2013).
Questa palese contraddizione dimostra che di fronte alle determine europee la nostra classe dirigente va in soggezione e in contraddizione e nonostante le resistenze interne verso l’omeopatia, considerata ascientifica perché trattasi di “acqua fresca”, di fronte alla Direttiva europea rispose “signorsì”.
Alcuni interrogativi: ma dove erano i “cacciatori di taglie omeopatiche” nel 1999?
Nel nostro Paese dove e chi erano questi veterinari omeopatici, citati nella Direttiva CE, che dovevano gestire con l’acqua fresca infezioni e malattie della capretta di turno?
Ma soprattutto dove si erano nascosti all’epoca tutti gli scienziati e le truppe eterogenee che avversavano l’omeopatia organizzati in associazione per smascherare assieme all’occultismo, ai cosiddetti miracoli della chiesa di un dio che non esiste e altre stregonerie varie fino alla truffa dell’acqua fresca servendosi anche di illusionisti e di gente dello spettacolo e non titolata accademicamente, non bastasse la loro scienza discriminante?
Una possibile lettura: dalla distruzione del patrimonio animale con l’omeopatia alla sostituzione con prodotti artificiali (?)
Questa del regolamento CE sull’agricoltura biologica che introduceva di fatto l’Omeopatia sarebbe stata una occasione ghiottissima per i nostri scienziati votati contro l’acqua fresca, le scienze occulte e gli imbrogli introdotti dallo stregone di turno omeopatico per gridare all’imbroglio europeo dell’agricoltura biologica che forse sotto sotto, oggi si potrebbe dire, era finalizzato al progetto futuribile e benemerito quello di distruggere gli animali da allevamento con l’acqua fresca omeopatica per poi sostituirli in un prossimo futuro, in una visione più ampia, con proteine di laboratorio e bistecche artificiali applicando la scienza lineare del laboratorio!?
Progetto etico (e anche redditizio) perché finalizzato ad affermare il diritto della pari dignità del consumatore ad assumere carne uniforme con uguali caratteristiche di sapore e odore senza discriminazioni sociali di sorta abolendo gli allevamenti e diminuendo la CO2 globale!?
Infatti queste saranno state le cause etiche e benemerite che hanno silenziato le truppe anti omeopatiche in quanto non mi risulta che questi signori all’epoca abbiano fatto chiasso nelle piazze o denunciato il Ministero della Agricoltura come antiscientifico e attentatore alla esistenza di bufale, capre, vacche & co!
E peccato che non c’era ancora la legge Brambilla sulla tutela degli animali…
Misteri italiani o… che? Fate voi!
- Stralcio da: Rapporti ISTISAN, Istituto Superiore di Sanità, Roma, 1985, Prof. Antonio Negro: Medicina Omeopatica
- 1821-2021 IL BICENTENARIO DELL’ARRIVO DELLA MEDICINA OMEOPATICA A NAPOLI. L’OMEOPATIA AL TEMPO DEI BORBONE di Carlo Melodia Prima edizione: 2022 © Editore LUIMO
-
SI CONVIENE – Art. 1 . – Campo di applicazione
1. Il presente accordo ha come oggetto la formazione dei medici chirurghi e odontoiatri che esercitano l’Agopuntura, la Fitoterapia e l’Omeopatia a tutela della salute dei cittadini e a garanzia del corretto esercizio della professione.
2. Ai compiti e alle attività previste dal presente accordo, si deve provvedere con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili secondo la legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
3. L’Agopuntura, la Fitoterapia e l’Omeopatia costituiscono atto sanitario e sono oggetto di attività riservata perché di esclusiva competenza e responsabilità professionale del medico chirurgo, dell’odontoiatra professionale, del medico veterinario e del farmacista, ciascuno per le rispettive competenze.
4. L’Agopuntura, la Fitoterapia e l’Omeopatia sono considerate come sistemi di diagnosi, di cura e prevenzione che affiancano la medicina ufficiale avendo come scopo comune la promozione e la tutela della salute, la cura e la riabilitazione.
Art. 2
Definizioni
1. L’Agopuntura è definita come Metodo diagnostico, clinico e terapeutico che si avvale dell’infissione di aghi metallici in ben determinate zone cutanee per ristabilire l’equilibrio di uno stato di salute alterato.
2. La Fitoterapia è definita come Metodo terapeutico basato sull’uso delle piante medicinali o di loro derivati ed estratti, opportunamente trattati, che può avvenire secondo codici epistemologici appartenenti alla medicina tradizionale oppure anche all’interno di un sistema diagnostico-terapeutico sovrapponibile a quello utilizzato dalla medicina ufficiale.
3. L’Omeopatia è definita come Metodo diagnostico e terapeutico, basato sulla “Legge dei Simili”, che afferma la possibilità di curare un malato somministrandogli una o più sostanze in diluizione che, assunte da una persona sana, riproducono i sintomi caratteristici del suo stato patologico. Nella definizione di omeopatia sono comprese tutte le terapie che utilizzano medicinali in diluizione come specificato dal Decreto legislativo n. 219 del 24/4/2006 e successivi atti.
- Dott.ssa A. Alma Rodriguez. Intervento del 5 febbraio 2009 presso la XII Commissione Igiene e Sanità del Senato (“Carta di identità della Medicina omeopatica” elaborata dai dottori Rodriguez e Del Giudice il 18/12/2001 in sede di Commissione della Regione Campania per le Medicine non Convenzionali.
- In Italia per definirsi medico omeopata non basta la sola laurea in medicina e chirurgia ma necessita anche l’iscrizione all’Ordine Professionale e quella negli elenchi di medicina non convenzionali: quest’ultima è subordinata alla presentazione di un attestato di frequenza e di idoneità della Scuola di formazione di omeopatia che corrisponde ai requisiti di legge come per Legge dello Stato (Conferenza – Accordo Stato Regioni, 7 febbraio 2013).
- Reg. (CE) n. 1804/1999 del 19 luglio 1999 Pubblicato nella G.U.C.E. 24 agosto 1999, n. L 222. Entrato in vigore il 24 agosto 1999.