Un’importante svolta per la medicina integrativa, lo studio del Prof. Michael Frass sull’uso dell’Omeopatia nei pazienti con cancro ai polmoni è stato pienamente riabilitato dopo anni di intense critiche e controversie. Questo caso rappresenta una vittoria significativa per la ricerca omeopatica e dimostra l’importanza di mantenere una mente aperta nella scienza medica. Nel 2020, il Prof. Frass, già ordinario di Anestesiologia al Policlinico universitario di Vienna, pubblicò sulla prestigiosa rivista “The Oncologist” uno studio rivoluzionario. La ricerca, condotta in doppio cieco contro placebo, esaminava l’effetto del trattamento omeopatico aggiuntivo in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato. I risultati furono sorprendenti: i pazienti che ricevevano il trattamento omeopatico mostravano un miglioramento statisticamente significativo sia nella qualità della vita che nella sopravvivenza complessiva rispetto al gruppo di controllo.
Lo studio di Frass era una vera e propria “bomba” nel campo dell’oncologia. Per la prima volta, una ricerca condotta con rigore scientifico dimostrava che l’Omeopatia poteva offrire benefici tangibili a pazienti con una malattia così grave. Tuttavia, come spesso accade con le scoperte rivoluzionarie, lo studio fu immediatamente oggetto di intense critiche da parte della comunità scientifica più scettica. Le critiche furono così feroci che alcuni detrattori arrivarono a chiedere la ritrattazione dell’articolo. Il Prof. Frass fu sottoposto a una campagna di diffamazione personale e professionale, con accuse che mettevano in dubbio non solo la validità del suo lavoro, ma anche la sua integrità come ricercatore. La controversia si è protratta per quattro lunghi anni, durante i quali il Prof. Frass ha dovuto difendere il suo lavoro non solo sul piano scientifico, ma anche su quello legale. Nonostante le pressioni, il professore ha mantenuto la sua posizione, convinto della validità dei suoi risultati e dell’importanza della sua ricerca per i pazienti oncologici. Finalmente, dopo un’approfondita indagine durata due anni, la rivista “The Oncologist” ha pienamente riabilitato lo studio di Frass. In un recente editoriale, gli editori della rivista hanno riconosciuto la validità della ricerca e hanno pubblicato una seconda correzione che chiarisce alcuni punti del metodo di studio, senza però modificarne le conclusioni.
La riabilitazione dello studio è di estrema importanza per diverse ragioni. Innanzitutto, conferma che la ricerca del Prof. Frass ha soddisfatto gli standard scientifici richiesti, nonostante le critiche iniziali. Questo caso dimostra anche l’importanza di mantenere una mente aperta verso approcci terapeutici alternativi o complementari, specialmente quando supportati da evidenze scientifiche. La determinazione del Prof. Frass nel difendere il suo lavoro, nonostante le critiche e le pressioni, ha portato alla fine alla validazione dei suoi risultati, sottolineando l’importanza della perseveranza nella ricerca scientifica. Infine, e forse più importante, lo studio suggerisce che l’Omeopatia potrebbe offrire benefici reali ai pazienti con cancro ai polmoni, aprendo nuove possibilità terapeutiche.
Un approfondimento sullo studio
Approfondendo lo studio del Prof. Frass, è importante notare la sua metodologia rigorosa. Lo studio era prospettico, randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco, a tre bracci e multicentrico. Coinvolgeva 150 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio IV, distribuiti in tre gruppi: un gruppo che riceveva rimedi omeopatici individualizzati, un gruppo placebo e un gruppo di controllo senza trattamento omeopatico.
I risultati furono notevoli: dopo 9 e 18 settimane di trattamento, il gruppo che riceveva l’Omeopatia mostrava un miglioramento significativo nella qualità della vita rispetto al gruppo placebo. Ancora più sorprendente, il tempo mediano di sopravvivenza nel gruppo omeopatico era di 435 giorni, significativamente più lungo rispetto ai 257 giorni del gruppo placebo e ai 228 giorni del gruppo di controllo. Questi risultati suggeriscono che il trattamento omeopatico potrebbe aver prolungato significativamente la vita dei pazienti con cancro ai polmoni in stadio avanzato. È un risultato sorprendente perché mostra un beneficio in termini di sopravvivenza, non solo di qualità della vita.
L’editoriale pubblicato su “The Oncologist” sottolinea l’importanza di pubblicare tutti i dati degli studi clinici, indipendentemente da quanto possano sembrare inaspettati i risultati. Questo approccio non solo onora il contributo dei pazienti che partecipano agli studi, ma permette anche alla comunità scientifica di esaminare e discutere apertamente i risultati, portando potenzialmente a nuove scoperte e approcci terapeutici.
Il caso del Prof. Frass ci ricorda l’importanza di mantenere un approccio scientifico obiettivo e imparziale, anche quando i risultati sfidano le convenzioni. La medicina Omeopatica ha ora uno studio rigoroso che ne supporta l’efficacia in un contesto oncologico. Questo studio apre la porta a ulteriori ricerche nel campo della medicina integrativa, inaugurando una nuova era nella cura del cancro. La riabilitazione dello studio del Prof. Frass rappresenta una vittoria non solo per l’Omeopatia, ma per la scienza. Ci ricorda che, nel campo della medicina, bisogna sempre essere pronti a seguire dove i dati conducono, per il bene ultimo dei pazienti.
4 commenti
Enrico Accorsi
Good news!
Non è certo la prima volta e non sarà l’ultima, purtroppo, che ricerche che “disturbano” i potenti “competitor” dei medicinali omeopatici, si avvalgono della scienza e controbattono lo studio inopportuno con le loro migliori menti scientifiche, attivando una “campagna di diffamazione personale e professionale, con accuse che mettevano in dubbio non solo la validità del suo lavoro, ma anche la sua integrità come ricercatore”. A volte, riescono a scatenare … un silenzio tombale …
Qs è uno dei loro modi di fare scienza! (c’è anche quello di finanziare le università, sapendo bene che “l’asino sarà legato dove vuole il padrone” e che pochi “sputano nel piatto dove mangiano”).
C’è speranza finchè ci sono ancora persone che non chinano il capo e non iniziano ad obbedire supinamente.
Tanti applausi al bravo prof. FRASS!!!
Maria Emanuela Giacomuzzi
Mio padre morì nel 2003 per un cancro ai polmoni. Non volle sottoporsi a cure invasive e chemioterapia. Ebbe molto benefico dalla terapia col vischio, della scuola medica antroposofica, con iniezioni sottocute a giorni alterni e dell’assunzione di Antimonio tartaricum 9ch, che lo aiutava a liberarsi i polmoni dal catarro. Ebbe un decorso senza dolori, dignitoso, mantenendo fino alla fine la sua autonomia, stando in poltrona tutto il giorno, con l’auto dell’ossigeno. Mai allettato fino al giorno precedente alla sua morte, arrivata con una crisi respiratoria, che richiese il ricovero in ospedale.
Michela
Interessante!! A chi ci si può rivolgere?
Mio padre ha la fibrosi idiopatica polmonare e vorrei capire a chi rivolgermi
Grazie
Generiamosalute
Per una strutture che possa accogliere un paziente con patologia grave e offra cure integrate è certamente quella diretta dal dott. Dario Spinedi a Locarno, in Svizzera. Parlano italiano. https://clinicaspinedi.ch/it/