La malattia: manifestazione psicosomatica o totalità?

3 Agosto, 2021
Tempo di lettura: 6 minuti

Affermare che il corpo e l’anima siano una sola cosa, ha conseguenze pratiche molto importanti in relazione alla sofferenza e alla malattia come espressione totale dell’individuo. La persona costituisce un insieme che funziona all’unisono con un unico messaggio “sé”. Non è frammentato, sia che si tratti della mente, di un organo visibile o di un’alterazione funzionale di quella parte che fa male.

Se è vero che, come dicevano i medici antropologi del XX secolo, “la malattia è un dialogo di ogni paziente con la propria storia”, è anche vero che questo dialogo va oltre l’idea molto attuale, abituale e consolidata che oggi viene sbandierata ovunque come una grande novità: la malattia come espressione della sofferenza psicosomatica e con essa l’idea errata di considerare che ogni malattia inizia nell’anima, nella psiche e che è il prodotto di una derivazione liberatoria sul corpo di un male radicale e originariamente morale.

Un esempio che dimostra l’errore di questa considerazione sarebbe semplicemente la malattia che verrebbe inevitabilmente scatenata in tutti gli esseri umani, senza bisogno di conflitti morali, da un cambiamento tellurico insopportabile, come un’ondata di calore di 80° o un calo di temperatura di -100°. Tutto insopportabile per la nostra specie.

Il vecchio assioma “ogni paziente soffre secondo la sua specie e all’interno della sua specie, secondo la sua propria natura” ci permette di specificare qualcosa di elementare e centrale per distinguere l’errore di cui stiamo parlando. Esempio? Un elefante soffre come un elefante, non come una tigre o un camaleonte. Ognuno soffre secondo la sua specie. Entro questo limite e condizione, ogni elefante soffrirà anche secondo la propria identità. Il vecchio come vecchio e il neonato come neonato. L’elefante X come X e l’elefante Y come Y.

Seguendo la linea di questo pensiero di base possiamo affermare che come specie umana, per natura, siamo un’unità psico-fisica-animale e spirituale con un corpo che è lo stadio dove tutto questo si manifesta. Animati da una Forza Vitale che ha il messaggio della nostra conservazione e da un Principio Vitale che dirige, in ognuno di noi, i nostri necessari cambiamenti permanenti verso la misteriosa realizzazione del nostro essere allo stesso tempo carnale, materiale e trascendente. Questo supera di gran lunga il concetto del sistema immunitario come il grande salvatore della nostra vita.

L’idea di malattia psicosomatica o manifestazione psicosomatica è un neologismo coniato dal medico tedesco Johann Heiroth (1773-1843), nel 1818, per riferirsi a disagi emotivi e ansie che si manifestano in sintomi corporei. Vale a dire che partono dalle emozioni come se fossero collocate in un’altra parte del corpo semplicemente perché non si vedono.

Era un’idea molto importante in un momento storico in cui la Medicina aveva cessato di essere l’Ars Medica con una visione naturale e armonica dell’insieme unificato di ogni essere vivente e si era già distorta. Una Medicina che aveva già assunto come realtà incontestabile la Teknè con la sua chiara possibilità di trasformare il naturale in artificiale. L’impero della trasformazione della Natura e con esso il fascino del “potere” sulla terra e poi sull’Universo. Questo è lo zenit della nostra attuale situazione catastrofica.

Vale a dire, la tecnologia come desideratum del pensiero e del lavoro medico. Quella che aveva deciso di chiamare Scienza prendendo, in modo arbitrario e come realtà totale, solo ciò che poteva essere visto e toccato e soprattutto manipolato. Una Scienza che aveva già amputato l’Uomo, riducendolo ad un uomo-macchina e quindi manipolabile. Un periodo in cui la Terapia Empirica, cioè strettamente pratica, efficace e meccanica, comprendente tutte le riflessioni e considerazioni sull’uomo/materia/macchina, cioè già ridotta a un numero e a una cosa, si opponeva alla conoscenza Bio-logica.

In questo contesto, il ritorno all’antica saggezza e il ritorno al mondo invisibile della psiche e dell’anima, il ritorno a considerare il misterioso flusso di emozioni, sentimenti inafferrabili e, potremmo dire inadeguatamente, invisibili, che danno vita ad ogni espressione dell’essere vivente, fu un atto di coraggio e una rivoluzione, ma forse non una verità dimostrabile. Qualcosa che si avvicinava con una vaga chiarezza alla realtà che tutti conosciamo perché la sentiamo se non la neghiamo: siamo esseri con una mente complessa e piena di emozioni trascendenti, cioè costitutivamente psicofisici. Questo significa che ogni cellula, ogni nanoparticella, ogni elemento che fa parte del nostro corpo visibile e invisibile, di tutta la nostra misteriosa vita, è piena di questa realtà e, quindi, piena di emozioni universali e individuali. L’affermazione “moderna” secondo le ultime scoperte tecnologiche che dimostrano che l’intestino è un secondo cervello o che il nostro cuore pensa… non è una novità. Tutti gli uomini delle nostre culture primordiali lo sapevano.  È per noi che siamo usciti da una visione amputata e prepotente di quest’uomo ridotto a materia senz’anima e reificata.

La GRANDE DIMOSTRAZIONE DELLA TOTALITÀ è portata alla luce da HAHNEMANN.

 Ed io, con lui, attraverso l’esposizione della totalità del caso di Bernardo, il nostro paziente di Aurum Metallicum che ho sintetizzato nell’articolo precedente, ne dimostrerò la veridicità e il significato.

La sperimentazione pura sull’uomo sano, sviluppata metodicamente per la prima volta nella storia da Hahnemman, diventa il punto di riferimento più conclusivo delle scoperte medico-scientifiche di tutta la storia, in tutti i tempi e in tutte le culture. Perché? Perché attraverso di essa si riconoscono e si dimostrano scientificamente molti parametri necessari e definitivi, cioè in modo ripetibile e organizzabile per qualsiasi mente curiosa, che permettono di scoprire il significato, l’utilità e l’uso efficace di sintomi e rimedi, per soddisfare l’obiettivo finale della Medicina: ripristinare la salute del paziente nella sua interezza, delicatamente, rapidamente e permanentemente, sulla base di principi chiaramente compresi e proprio come fa la Natura, cioè nel modo migliore, più semplice, più rapido e più efficace possibile e con il minor danno possibile. (Organon § 2).

Attraverso la sperimentazione scopriamo una “serie” di leggi, principi e regole costanti che ci permettono di capire come funziona realmente questo misterioso organismo vivente, sia nella salute che nella malattia. Qualcosa di straordinariamente importante e sostanziale quando si tratta di medicina. Sì, è vero, si scopre la Legge della Similitudine, la Legge della Guarigione come uno dei punti più alti di tutta l’Ars Medica per esempio, ma si scopre anche e si impara “dal vivo” come si comporta un essere vivente quando viene alterato il suo modo naturale e sano di stare al mondo, per qualsiasi motivo sufficientemente forte, sia emozionale che fisico, perché si dimostra che siamo un’unità inseparabile, un “tutto uno”. 

Quando si sperimenta una sostanza che non è un alimento, e quindi capace di alterare il funzionamento naturale dell’organismo di ogni sperimentatore, si osserva:

1.- Che tutto l’individuo è alterato in modo organizzato tutto in una volta, dando sintomi fisici e mentali allo stesso tempo. Una risposta di “un tutto unico e unificato”.

La predominanza della manifestazione fisica o mentale ha a che fare con la natura della sostanza sperimentata. Ci sono sostanze con un’affinità più fisica e altre con un’affinità più psichica. Per esempio: Berberis Vulgaris agisce maggiormente sul corpo e sulle funzioni renali spastiche con sintomi mentali simultaneamente meno significativi. L’Hyosciamus è un afrodisiaco e agisce più rapidamente sulla mente, con allucinazioni ed eccitazioni predominanti e simultanei sintomi fisici meno eclatanti.

3.- Che i sintomi della sperimentazione di una sostanza si producono qualunque sia la vita di ogni sperimentatore e qualunque sia il tipo di conflitto esistenziale di ognuno.

4.- L’individualità delle manifestazioni e la storia di ogni sperimentatore influenzano senza dubbio l’espressione dell’effetto farmacologico della sostanza sperimentata, ma in modo gerarchicamente secondario.

Esempio: se si sperimenta il caffè, tutti gli sperimentatori manifesteranno i sintomi di eccitazione tipici del caffè con una maggiore o minore velocità, una maggiore o minore importanza dei sintomi, una maggiore o minore ampiezza e una serie di sfumature più o meno importanti secondo la sintonia dello sperimentatore con il caffè e le sue caratteristiche individuali e temperamentali, ma TUTTI manifesteranno prevalentemente le alterazioni provocate dal caffè, non i conflitti con la loro madre, il loro padre, il loro fratello o la loro vita.

In breve, la raccolta di nuove informazioni viene scoperta e organizzata in modo quasi matematico, sistematizzato e scientifico: i mille modi diversi di combinazioni possibili di alterazioni nel modo di essere, attraverso cambiamenti nelle funzioni e sensazioni che sono allo stesso tempo piene di caratteristiche dell’essere vivente interessato. Se è un elefante X, ogni cellula sarà piena della sua vita e sarà psichica con la natura psichica dell’elefante X. Se è un topo Y, ogni cellula avrà tutta la vita e tutta la psiche del topo Y. E se si tratta di uno di noi, per esempio il nostro caro Bernardo, ogni cellula avrà tutta la vita e la storia della sua storia, compresi i suoi sentimenti, la sua memoria, i suoi pensieri e la sua volontà di essere e non essere. Tutto ciò che gli appartiene.

E così, per concludere questa prima parte e per introdurre la seconda parte relativa a tutte queste riflessioni, si parlerà del nostro paziente Bernardo. Qualcosa che dimostri la totalità coerente e armonica di tutta la sua sofferenza. 

Lo sviluppo della vita di Bernardo fu accompagnato dalla sofferenza della sua mente, del suo corpo, della sua anima e della sua vita quotidiana. Tutta una sofferenza è stata organizzata, prima di tutto legata ai suoi fiumi e poi alla sua passeggiata. Ha progressivamente sofferto di coliche renali, calcoli renali e vescicali. Lesioni uretrali e cistite ostruttiva dolorosa. I sintomi della gotta si concentrano sulle ginocchia e sui piedi. Conflitti fisici e mentali invalidanti. Fisico che creava una paralisi di tutta la vita, di tutta la libertà di espressione e mentale che impediva al corpo di liberarsi e camminare per portarlo dove voleva andare a scoprirsi vivo. Una serie di alterazioni della sua totalità ereditata dove possiamo leggere il senso della sofferenza di tutta la sua vita.

 

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