Articolo a cura di:
Virginia Casillo
Sabina Oggioni
Francesca Accardi
Esperte certificate di Antiginnastica ®
Perché Thérèse Bertherat fece dell’ antiginnastica un metodo pedagogico?
Thérèse Bertherat, fisioterapista che fonda l’antiginnastica verso la metà degli anni ‘70 a Parigi, racconta che all’origine era un metodo di cura destinato alle scoliosi, alle artrosi e a tanti tipi di gravi malformazioni e patologie riconosciute dal corpo medico; successivamente approfondisce le conoscenze in materia di corpo e psicologia e crea un lavoro molto concreto che interessa l’essere umano nella sua interezza. Mise le sue ricerche e scoperte rivoluzionarie al servizio di coloro che se ne incuriosirono: educatori, professionisti del benessere, infermieri, ostetriche, fisioterapisti, medici, psicologi, danzatori, musicisti…
La creatrice del metodo decise di fare dell’antiginnastica un metodo pedagogico proprio perché è una disciplina che studia i processi dell’educazione e del comportamento umano attraverso il movimento, è una pratica di attenzione verso se stessi e la propria natura umana. Il corpo testimonia un vissuto come se fosse uno spazio di memoria a cui si può attingere per trasformarsi e rinnovarsi: lo si può fare grazie all’atto del conoscersi e all’ascolto che ci offrono l’occasione di costruire ponti di comunicazione tra noi stessi e gli altri. Il costruire è di per sé un atto sacro, un’azione che può mirare alla trasformazione. Nel corpo si rivelano anche le manifestazione dello spirito.
Nella pratica è considerata importante l’educazione e la realizzazione del sé della persona finalizzata a promuovere un’autoconoscenza e il sentimento di responsabilità. È di vitale importanza insegnare con cura ai bambini nelle scuole come sono fatti, il corpo insegnante dovrebbe occuparsene. A volte ci si accorge che non siamo fatti come crediamo di essere e accade che nell’ignoranza assumiamo delle posture che spesso non rispettano le leggi del nostro corpo, dell’anatomia: muoversi con intelligenza, conoscenza e rispetto è fondamentale per preservare il nostro benessere.
È proprio grazie alla visione pedagogica che questo possiamo farlo accadere, ci si può aprire alla flessibilità di un linguaggio più autentico e reale con noi stessi e con gli altri. La visione pedagogica ci consente di riconoscere una profonda e interna conoscenza del corpo, delle sue strutture e delle loro interconnessioni sviluppando la propriocettività e sentendo attraverso l’esperienza del movimento un atto creativo, di scoperta e di accesso al nostro benessere. Si può essere un atleta un danzatore che in ogni istante, qualunque movimento compia, conta sull’equilibrio, la forza, la grazia del corpo e che sperimenti nel suo essere atletico ed elegante gesti che gli consentono di rendere efficace la sua prestazione, la sua danza.
Conoscere il corpo, percepirlo come alleato e sentirsi a proprio agio nel movimento ci rende liberi da eventuali ansie da prestazione, ci dà la possibilità di trasformarle in modo creativo e “vincente”. Il nostro star bene può essere visto come una continua armonia di forze opposte in un ritmo dato dal nostro stesso “movimento”, dalla nostra volontà.
Il ruolo dell’esperto certificato
L’Antiginnastica è un metodo pedagogico ovvero un metodo che “accompagna” (ἄγω) la persona nella comprensione e nella conoscenza del corpo. L’esperto, che è colui o colei che accompagna, lo fa con le parole e con il proprio corpo. La scelta delle parole in Antiginnastica riveste una valenza fondamentale. La seduta viene condotta verbalmente, nulla viene mostrato e l’esperto “sceglie” la parola “giusta”. Per giusta non si intende una valutazione in termini di bene e di male ma un equilibrio tra interno ed esterno. Le parole usate appartengono inevitabilmente al repertorio dell’esperto/a ma allo stesso tempo sono capaci di risuonare, hanno un’eco anche in chi ascolta. Sono parole semplici, che attingono al linguaggio delle fiabe o del mito, parole immediatamente comprensibili e identificabili. Il linguaggio medico e anatomico non viene utilizzato o viene utilizzato molto poco. Per citare R. Barthes: ”Il linguaggio è una pelle: io sfrego il mio linguaggio contro l’altro. È come se avessi delle parole a mo’ di dita, o delle dita sulla punta delle mie parole“. Sono parole che toccano come se fossero delle piccole dita e che possono aprire spiragli.
Il senso di una seduta non è solo quello di sentirsi bene con sé stessi o essere in forma e più efficienti ma è chiedersi: “Chi vive in questo corpo?”. Potrebbe arrivare una risposta alla domanda oppure non arrivare mai ma è porsi la domanda ciò che conta.
L’esperto accompagna con il corpo: prima di poter divulgare il metodo dell’Antigym, segue una lunga formazione e molti mesi, o anni, di lavoro personale. Sente i movimenti nella carne e solo questo gli consentirà di fare un buon lavoro. L’esperto certificato non effettua test diagnostici, non manipola o tocca la persona e non effettua diagnosi. La sua è una attività olistica, volta non alla cura della patologia ma alla cura della persona nella sua globalità con l’intento di migliorarne la qualità della vita. L’Antiginnastica promuove la ricerca del benessere e lo fa assieme alla persona.
Partecipare ad un ciclo di sedute di Antigym significa farsi parte attiva del proprio processo di guarigione, prendendo consapevolezza del fatto che andare verso la salute significa comprendere che siamo tutti interconnessi, esattamente come il corpo funziona solo grazie all’interconnessione di tutte le sue parti. Agire in modo olistico significa stimolare nella persona la riflessione, far emergere risorse e qualità che la persona non sapeva di avere, dandole gli strumenti per avviare un processo di auto-guarigione che tutti abbiamo. La persona, per certi versi, si aiuterà da sola.
Una seduta di Antiginnastica dalla parte del cliente
Secondo una visione pedagogica, in antiginnastica è fondamentale considerare la relazione tra esperto e cliente. Se nella Scuola non può mancare l’allievo-studente, nell’ambiente dedicato all’antiginnastica il soggetto è il “cliente” che dovrà scoprire ed imparare a conoscere cosa? La risposta è: il proprio corpo, per riappropriarsene e procurarsi ben-essere.
In antiginnastica la relazione esperto-cliente, come sottolineato, non è né psico-terapeutica né diagnostica. L’esperto seguendo una sensibile e squisita modalità pedagogica, in un’ottica olistica, conduce il cliente verso la conoscenza del proprio corpo e verso la conseguente possibilità di attivare processi di autonomia e di benessere.
Tuttavia, uno dei fattori primari nella relazione pedagogica è il contesto in cui si inserisce il processo di apprendimento. Come non evidenziare allora, il contesto accogliente tipico degli spazi adibiti all’antiginnastica! Una conduzione discreta e partecipe dell’esperto mette a proprio agio il cliente predisponendolo ad intraprendere questo viaggio di consapevolezza, di ascolto delle parti di sé lasciate mute o che reclamano libertà.
È bene ribadire che nell’apprendimento si attiva una forte componente emotiva, la base da cui partire per creare alleanze tra esperto e cliente: si cammina insieme attraverso un rapporto empatico.
È dunque “un’ avventura che implica un atto di fiducia ed il coraggio di tuffarsi nell’incerto” (C. De Marco, “Educazione e scuola”).
Nella pratica dell’antiginnastica, il cliente si ritrova a scoprire come nel corso della propria storia personale il proprio corpo si è organizzato, si è protetto, si è adattato. I fruitori del metodo, senza consultare un atlante di anatomia, scoprono e conoscono meglio il proprio corpo, imparano un contatto diretto e insolito con la propria realtà corporea in un percorso di autoconoscenza. Pian piano imparano a riconoscere ed accettare le proprie rigidità, le proprie contratture che a volte sono talmente “cementate” che si fa fatica a scioglierle.
Ma quando provano ad allentarle, i clienti entrano in contatto con le emozioni che le hanno determinate nell’arco della propria storia. A livello muscolare però possono riuscire con pazienza a scardinare la propria organizzazione, rinunciando alle proprie resistenze, motivandosi al cambiamento e mettendo in atto modalità nuove di organizzazione corporea. Il vantaggio sarà quello di ritrovare l’ampiezza naturale della respirazione e un flusso di energia inatteso: un’unità armonica.
Il cliente non ascolta fredde lezioni cattedratiche ma un insieme coerente di indicazioni che utilizza parole “calde”. Il linguaggio proprio dell’antiginnastica è intriso infatti di immagini e di metafore pregne di parole avvolgenti, a tratti incalzanti, intramezzate da momenti di silenzio. Si svolge così un racconto che il cliente ascolta ad occhi aperti, nell’alternarsi di uno sguardo dentro e fuori, instaurando un dialogo con sé medesimo. Le parole con molta naturalezza si tramutano in movimenti, in percezioni ed emozioni quasi per magia.
L’ascolto, dunque, si configura come l’atteggiamento fondamentale da imparare ad attivare da parte di chi partecipa a delle sedute di antiginnastica. Si sviluppa via via un apprendimento personalizzato che non si accanisce al raggiungimento di una prestazione e non presuppone un confronto con gli altri “i più bravi”: ognuno secondo le possibilità del momento. Ciò che viene evitata è una forzata esecuzione dei movimenti: non si tratta per il cliente di raggiungere un risultato standardizzato ma un fare, un trovare il proprio ritmo ed una più naturale libertà.
Quando il cliente incontra una proposta “difficoltosa”, si trova spiazzato perché la confronta con le percezioni consolidate nel proprio cervello. Questo iniziale spiazzamento, assecondato da ampi respiri, lo conduce però ad accogliere nuove percezioni, senza accanirsi a “far bene”. Non è una sfida con se stessi ma al contrario serve ad accettare i propri limiti: ciò che il proprio corpo non può ancora fare, o che non osa fare o che ha dimenticato. Questa esperienza corporea, che si rileva lenta e faticosa, ha tempi personali; richiede da parte del cliente la volontà di andare avanti con fiducia, per ritrovare a poco a poco mobilità, vitalità, salute ed autonomia: un cammino da veri protagonisti.
L’antiginnastica essendo un metodo nel quale il cliente non si affida in totum ad un esperto (es. un coach sportivo che prepara la scheda degli esercizi…), fa sì che non ne diventi dipendente. Tutto questo acquista un fascino particolare perché non si è soggetti ad un maestro ma si sperimenta una sorta d’indipendenza: guadagnare in autonomia.
Come a scuola lo studente comincia a capire la proposta dell’insegnante ed è soddisfatto, attivando endorfine di piacere, così il cliente che pratica antiginnastica percepisce gli effetti benefici di uno o più movimenti. Egli si troverà improvvisamente più a suo agio, più vivo, più presente, più recettivo: pronto a provare di modificare la sua organizzazione corporea per ritrovare quella morfologia perfetta ispirata ai canoni della scultura classica greca. L’accompagnamento esperto conduce il cliente poco per volta a ricomporre e a ritrovare la “ bella forma”, corporea e interiore, pregna d’armonia e bellezza, unità di mente e di corpo. È bene ribadire che la bellezza del corpo e la gioia che pian piano si delineano dopo dei cicli di antiginnastica portano un benessere che non è solo a livello muscolare.
“Prendere coscienza del proprio corpo è accedere a tutto il proprio essere” (Thérèse Bertherat)
Va detto ancora che vivere questa esperienza non da soli ma in un piccolo gruppo è un valore aggiunto. Il piccolo gruppo, infatti, rafforza la via al cambiamento e alla conoscenza di sé attraverso l’ascolto degli altri. È nel Qui e Ora della seduta che i clienti si ritrovano ad essere presenti a loro stessi in questo spazio-tempo; spazio di libertà e di rispetto dell’altro e di sé stessi, con la possibilità di essere e di cambiare, in un tempo presente, dove unità di luogo e di azione dominano.
Quando si chiede al cliente a fine seduta di esplicitare liberamente cosa prova è come se le sensazioni acquistassero forma attraverso le parole, le immagini, le associazioni d’idee o i silenzi. La persona si sente ascoltata sia dall’esperto sia dagli altri clienti: senza commenti, senza giudizio, senza approvazione. Questo invito a condividere afferma e consolida in lui una maggiore autoconsapevolezza e autostima, rafforza lo svolgimento della seduta e il cambiamento: “l’autoguarigione”.
Per concludere: la risonanza intima, che il cliente sperimenta, ricorda la stesura di un nuovo spartito musicale, dove ogni nota ricomponendo l’originale armonia crea un vero capolavoro. Dall’ascolto di ogni corda del proprio corpo, anche quella stonata, il cliente – come fosse un direttore d’orchestra – ritrova la propria sinfonia, quella a lui più consona.