L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ritiene che il 15-20% delle coppie che cercano di avere un figlio non riescano a raggiungere l’obiettivo. Il calo delle nascite di cui siamo testimoni non è solo riconducibile a fenomeni macroeconomici e culturali tipici della modernità come l’aumento del costo della vita o la crisi della famiglia tradizionale; per poter porre rimedio al fenomeno occorre considerare anche le cause ambientali. L’infertilità è infatti in aumento anche a causa di un cocktail di inquinanti chimici ed elettromagnetici che interferiscono con la sfera riproduttiva.
Nei maschi assistiamo alla riduzione del testosterone, alla modificazione della struttura e della funzione del testicolo con conseguenti alterazioni del seme. Nelle donne aumentano le malformazioni tubariche, le malattie infiammatorie pelviche, i fibromi uterini e le disfunzioni ovulatorie.
A lanciare l’allarme è la dr.ssa Patrizia Gentilini, oncologa, che denuncia come negli ultimi anni si sia registrato un progressivo incremento delle patologie acute e croniche riproduttive.
La dr.ssa Gentilini riferisce di uno studio delle Unità Sanitarie cittadine dell’Emilia Romagna dal titolo “Mantenere e tutelare la salute sessuale e riproduttiva dei giovani”. Da questa indagine emergono 203 patologie, pari al 37,2% dei casi esaminati: varicocele, testicolo mobile e ipotrofia testicolare. Oltre il 60% delle patologie riscontrate nell’indagine ha potenziali ricadute sulla fertilità. Il progetto ha coinvolto 14.599 studenti della seconda superiore e 544 adolescenti maschi sono stati sottoposti a visita andrologica.
Secondo la ricercatrice, in base ad uno studio del 2019 pubblicato sulla National Library of Technology, l’esposizione professionale a campi elettromagnetici può contribuire a ridurre la fertilità nella popolazione.
Lo studio citato ipotizza che i campi a bassa frequenza, determinino un aumento del 26% dei casi di Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) e del 33% dei casi di Alzheimer; l’esposizione a quelli ad alta frequenza generi danni del sistema endocrino, infertilità, danni alla barriera emato-encefalica, disturbi neuro-comportamentali, danni diretti alle cellule neuronali, danni al feto e al neurosviluppo e disturbi metabolici
Alla luce di questo è plausibile ritenere che la recente elevazione dei limiti per le onde elettromagnetiche (effettuato in concomitanza all’introduzione delle antenne 5G) da 6 volt/metro a 15 volt/metro, possa contribuire ad un ulteriore peggioramento della situazione.
Conosciamo già la condizione preoccupante in cui versa la Pianura Padana, estremamente inquinata da particolato, monossido di carbonio, ossidi di azoto e zolfo: l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria pone la regione al primo posto in Europa per morti premature con 84.400 decessi a causa dei livelli elevati di PM2, ossidi di azoto e ozono. È lecito pertanto considerare che accanto all’inquinamento elettromagnetico anche quello chimico possa contribuire alla dilagante infertilità della popolazione: infatti pesticidi, cadmio e PFAS (sostanze perfluoroalchiliche, usate come impermeabilizzanti industriali) causano uno sviluppo anomalo dell’apparato genitale maschile.
Dopo la scomparsa delle lucciole di pasoliniana memoria e la moria di api dell’ultimo decennio è lecito pensare che anche gli esseri umani vengano ora coinvolti nel processo degenerativo del Pianeta, non tanto dovuto al surriscaldamento ed alla CO2 come alcuni scienziati ritengono, bensì ad uno sviluppo economico distorto, prigioniero della logica del profitto, sempre più lontano dalle regole della Natura.
Fonte immagine: freepiks
2 commenti
LOREDANA LANFRANCHI
grazieee !
Elena
Articolo interessante ed esaustivo
Grazie dott Zucca