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Spariti 7mila medici di famiglia: bandi deserti
26 Dicembre, 2025

Spariti 7mila medici di famiglia: bandi deserti

RedazioneRedazione
Tra burocrazia, stipendi bassi e mancanza di riconoscimento, la medicina di base perde attrattiva. In sei Regioni i bandi restano scoperti.

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C’è stato un tempo in cui diventare medico di famiglia era un traguardo ambito, un mestiere che garantiva stabilità e prestigio. Oggi, invece, quella stessa figura appare sempre più fragile e logorata. In dieci anni, secondo i dati della Fimmg, sono “spariti” oltre 7.000 medici di famiglia, passati dai 45.203 del 2013 ai 37.983 del 2023. Un crollo che prefigura un futuro ancora più cupo: più di un terzo dei dottori attualmente in servizio andrà in pensione entro il 2035.

Il risultato è che milioni di italiani – soprattutto al Nord e nelle grandi città – faticano a trovare un medico di riferimento. Lombardia, Veneto, Friuli, Valle d’Aosta e Bolzano sono tra le aree più colpite. Già oggi, 5 milioni di persone non hanno un medico assegnato, e senza un ricambio generazionale adeguato la cifra potrebbe salire a 8 milioni nei prossimi anni.

Quando la burocrazia soffoca la vocazione

Chi resta a presidiare gli ambulatori spesso si trova in condizioni limite. Molti medici di base seguono oltre 1.500 pazienti, talvolta fino a 1.800, con ritmi di lavoro che rendono difficile garantire attenzione e qualità nelle visite. L’overbooking è la norma, mentre la burocrazia quotidiana – ricette, certificati, scartoffie digitali – divora il tempo che dovrebbe essere dedicato alla cura.

A questa pressione amministrativa si aggiunge una retribuzione non sempre adeguata alla mole di lavoro. Come sottolinea Noemi Lopes, vice segretaria della Fimmg, «siamo sommersi dalla burocrazia e vogliamo tornare a visitare, non solo compilare moduli».

I giovani si tengono alla larga

Nemmeno gli incentivi economici e le borse di studio del PNRR sono bastati a invertire la rotta. In sei Regioni italiane – Lombardia, Liguria, Piemonte, Marche, Veneto e Trento-Bolzano – i bandi per accedere alla formazione in medicina generale non sono stati coperti: ci sono meno candidati che posti disponibili.

Emblematico il caso della Lombardia: a fronte di 602 iscritti per 390 posti, solo 306 si sono effettivamente presentati alla selezione. Una diserzione che racconta bene lo scoraggiamento delle nuove generazioni.

Le ragioni? Costi elevati e prospettive incerte. Aprire uno studio, pagare una segretaria, sostenere l’affitto in città come Milano o Torino è diventato insostenibile per molti giovani medici. Inoltre, la borsa di formazione vale appena 900 euro al mese, contro i circa 1.600 delle altre specializzazioni.

Un sistema che non si riforma

Le promesse di rinnovamento si susseguono da anni, ma restano spesso sulla carta. L’ipotesi di rendere i medici di famiglia dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale è stata accantonata, mentre la riforma territoriale procede a rilento. L’unica novità concreta all’orizzonte riguarda la trasformazione del corso di medicina generale in percorso universitario, prevista dal Ddl sulle professioni sanitarie.

Resta da capire se basterà a restituire dignità e attrattiva a una professione che molti percepiscono come soffocata da vincoli e solitudine.

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