Dott.ssa Emanuela Dell'Orto

La malattia di Kawasaki

Cos'è la malattia di Kawasaki e che relazione ha con il virus SARS-CoV-2 - Intervista alla dr.ssa Cicognetti
26 Maggio, 2020
Tempo di lettura: 5 minuti

Nelle ultime settimane assistiamo ad una crescente attenzione dei media su un aumento apparentemente esponenziale di casi di malattia di Kawasaki. Per alcuni esperti questo aumento sembrerebbe riconducibile a complicanza da Covid19. Questa attenzione ed esposizione mediatica sta allertando genitori e nonni, soprattutto nelle aree italiane più colpite da infezioni Covid-19, preoccupati anche dalla criticità di alcuni casi riportati dai media.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Francesca Valentina Cigognetti di fare chiarezza su questo tema. La dottoressa è chirurgo vascolare, esperta in medicina omeopatica, omotossicologia e discipline Integrate. E’ esperta in diagnosi e trattamento delle malformazioni vascolari in età pediatrica grazie al tirocinio svolto presso l’Ospedale Vittore Buzzi di Milano, dove è nato e si e’ sviluppato il suo interesse per la medicina non convenzionale. Nel tempo si è avvicinata allo studio dell’Omeopatia e dell’Omotossicologia e, nel 2010, ha conseguito il Diploma di Medico Esperto in Omeopatia, Omotossicologia e Discipline Integrate presso AIOT di Milano. Successivamente, nel 2014,  ha conseguito un Master Universitario in PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia).

DCi può aiutare a capire di cosa si tratta? Cosa colpisce la Malattia di Kawasaki e come si presenta?

R. La malattia di Kawasaki è una nota vasculite infantile, che colpisce le arterie di grande, medio e piccolo calibro (prevalentemente le arterie coronarie, quelle che irrorano il cuore) e che si associa ad una sindrome mucoso-cutaneo-linfonodale. L’eziologia è ancora sconosciuta, sebbene, come per altre vasculiti, venga ipotizzata una sua induzione da parte di immuno-complessi, verosimilmente in risposta ad infezioni virali, a decorso più o meno sintomatico.

D. Quali sono i sintomi o le manifestazioni degne di attenzione? 

R. I segni ed i sintomi piu’ frequenti sono: febbre alta, eritema congiuntivale (congiuntivite) ed orale (mucosite), edema delle mani e dei piedi, esantema desquamativo, ingrossamento linfonodale, a volte dolente. Il bambino, di solito di eta’ inferiore ai 5 anni (età più colpita 2-3 anni), si presenta prostrato e poco reattivo, soprattutto con il passare dei giorni.

D. Se tempestivamente diagnosticata può considerarsi una patologia seria ma curabile?

R. Generalmente la sindrome si risolve in maniera spontanea, solamente il 20% dei pazienti sviluppa sequele cardiovascolari con un range di severità che va da aneurismi od ectasie asintomatiche delle coronarie, ad aneurismi di maggiori dimensioni, che esitano in rottura o trombosi, con infarto del miocardio e morte improvvisa: tali eventi fatali si verificano con una percentuale fortunatamente piuttosto bassa (1-2%, circa).

Una tempestiva diagnosi risulta fondamentale per iniziare da subito la terapia, che consiste nella somministrazione endovenosa di immunoglobuline ed acidoacetilsalicilico, in modo da ridurre l’insorgenza delle complicanze.

D. Secondo la Sua esperienza tutti i casi che sembrano essersi verificati sono riconducibili a Malattia di Kawasaki, o alcuni potrebbero essere sindromi infiammatorie differenti? 

R. Non e’ ancora chiaro se tutti i casi possano attribuirsi realmente alla malattia di Kawasaki o ad altre vasculiti: certo è che le mamme hanno riportato verso fine febbraio, inizio marzo, una serie di segni come discromie, acrocianosi o edema delle dita di mani e piedi, in bambini di 2-3 anni, con un’incidenza maggiore rispetto al solito, insorti in seguito a febbricola o altri sintomi lievi, dati che depongono per la presenza, comunque di vasculiti aspecifiche, nella popolazione pediatrica.

D. Si ipotizza una  stretta correlazione tra l’insorgenza di questa malattia e una pregressa infezione Covid-19, anche in base alle aree geografiche di maggior incidenza di entrambe le patologie. Esiste, ad oggi, qualche fondamento circa questa relazione? Esistono altri fattori che potrebbero spiegare l’aumento di casi?

R. I dati in nostro possesso devono ancora essere analizzati accuratamente, sicuramente si è registrato un aumento di casi, sospetti o conclamati, rispetto al passato, in soggetti con tampone positivo per Covid-19, in soggetti con tampone negativo ed in soggetti con genitori e conviventi affetti da Covid-19. Bisogna ricordare che questa malattia, diffusa in tutto il mondo, ma descritta originariamente in Giappone, ha un andamento epidemico, con picchi piu’ evidenti in inverno e primavera, ogni 2-3 anni, da qui l’ipotesi che un trigger virale svolga un ruolo non secondario nella sua manifestazione. Tale ipotesi è confermata dai reperti immunoistochimici che dimostrano un pronunciato infiltrato infiammatorio nei vasi colpiti.

Una volta che la malattia si manifesta si nota, agli esami ematici, la presenza di complessi immunitari, autoanticorpi diretti contro la parete vascolare (endotelio) attivazione policlonale dei linfociti B ed attivazione dei linfociti T: tali reperti regrediscono durante la convalescenza. In altre parole possiamo ipotizzare che un agente infettivo, probabilmente virale, inneschi una reazione immunitaria  spropositata, tale da evolvere verso una forma di autoimmunita’.

Il motivo risiede nei noto meccanismo del mimetismo molecolare (studiato a partire dagli anni ’60 da Rowley e Jenkin e, successivamente, da Damian e Oldstone) che ha permesso di delineare un rapporto di cross-reattività antigenica tra parassita e ospite Suggerendo che il mimetismo all’inizio rivesta un ruolo protettivo, permettendo all’agente patogeno di essere tollerato, mentre con l’andare del tempo, tale strategia di occultamento tende a fallire portando all’insorgenza di fenomeni di autoimmunita’.

In questo caso, infatti, gli agenti infettivi, possono scatenare una reazione immunitaria verso le strutture bersaglio dell’ospite stesso, attraverso un meccanismo che coinvolge, nel tempo, l’attivazione dei linfociti T e B. Un meccanismo simile avviene anche in diverse patologie neurodegenerative (m. di Alzheimer, M. di Parkinson, Sclerosi Multipla), in pazienti con ripetute infezioni da Herpes simplex 1.

Dobbiamo anche ricordare che meccanismi di mimetismo molecolare si possono verificare anche in seguito alla somministrazione di vaccini. Ad esempio si e’ ipotizzato recentemente che la vaccinazione BCG (antitubercolare) che si effettua in zone endemiche come Europa dell’Est e Africa possa avere un ruolo protettivo nei confronti di un’infezione da Covid19. Il  sistema immunitario dei soggetti sottoposti a tale vaccinazione potrebbe riconoscere antigeni simili e reagire prontamente ad un’infezione. In altri soggetti invece, lo stimolo antigenico determinato dall’inoculazione dei vaccini potrebbe scatenare una cascata citochimica o l’instaurarsi di fenomeni di autoimmunita’.

D. Esiste, secondo il suo parere di chirurgo vascolare ma con un approccio alla patologia in ottica Omeopatica o Omotossicologica, margine di manovra per affrontare la Malattia di Kawasaki secondo un paradigma olistico? Se si, in che modo? 

R. Come per tutte le malattie, l’insorgenza della Kawasaki non è casuale, ma affonda le sue radici nell’unita psicobiologia che definisce e caratterizza ognuno di noi. Soggetti, allergici, affetti da patologie autoimmuni, purtroppo oggigiorno comuni anche in età pediatrica, alimentati in modo scorretto, sottoposti a stress eccessivi, come quelli che stiamo vivendo in questi giorni o esposti ad alte dosi di inquinanti ambientali e pesticidi, come in Lombardia, presentano un sistema immunitario disreattivo, che li pone a rischio di sviluppare svariate patologie.

Dobbiamo ricordare che la prevenzione è fondamentale e che la consapevolezza nelle scelte che riguardano i più svariati ambiti della nostra vita ci permette di vivere in salute e più a lungo. Fortunatamente la  medicina biologica, o complementare, ci permette di agire in maniera specifica per: drenare il corpo e ripulire il terreno, rinforzare e modulare le risposte immunitarie e l’infiammazione, agire in maniera specifica contro gli agenti infettivi.

Scegliere un metodo di cura personalizzato sulle nostre esigenze e che tenga conto della nostra soggettivita’ psicofisica si rivela lo strumento vincente in questo ed in moltissimi altri casi.

Spero che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi l’impegno della collettività si rivolga al mantenimento e alla preservazione della salute di tutti, soprattutto delle persone più fragili, quali i bambini e gli anziani.

In data 21 Maggio, l’Istituto Superiore di Sanità ha diramato il seguente documento sulla malattia di Kawasaki nello scenario emergenziale da infezione SARS-CoV-2

1 commento

  1. Molto interessante ! Grazie a questa intervista penso che soprattutto genitori e nonni possano avere maggiore consapevolezza, di come anche l’ambiente (nascita, alimentazione, farmaci, ambiente familiare amorevole) possano contribuire a far emergere Una predisposizione latente

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