Redazione

Umberto Galimberti sul coronavirus

29 Febbraio, 2020
Tempo di lettura: 2 minuti

Il professor Galimberti non delude le aspettative di chi cerca spunti per riflettere sui significati più profondi della Vita. Nel vlog di La Feltrinelli disserta, con il suo stile chiaro e comprensibile, sugli effetti del coronavirus da un punto di vista filosofico e antropologico. Quale momento migliore per imparare la differenza tra paura e angoscia, una differenza fondamentale, che spesso per semplificazione linguistica trascuriamo.

Il famoso antropologo ci esorta ad approfittare di questi giorni di stop forzato per “lavorare” insieme ai nostri figli. Per mettere in pratica i temi di un’educazione integrale. Giorni adatti a spiegare loro il carattere transitorio dell’esistenza e delle vicende che l’accompagnano, che possono rapidamente mutare, cambiando, a volte radicalmente, le nostre aspettative e la nostra quotidianità. Galimberti ci invita ad avere il coraggio di esporre i giovani alla coscienza che il male esiste e che inevitabilmente tutti dovremo prima o poi confrontarci con esso.

Imparare la saggezza pratica

L’importanza di leggere qualche pagina de La peste di Camus o i capitoli dei Promessi Sposi, che  parlano delle grandi epidemie, ci aiuta a elaborare quegli scenari con i quali in passato ci siamo misurati. Alla base del lavoro che il professor Galimberti propone c’è la necessità di insegnare ai nostri figli che non tutto è buono e da alcune cose è necessario difendersi con decisione, mantenendo quella ratio, quella saggezza pratica che i greci indicano con il termine phronesis, la qualità attribuita a Ulisse.

Il lavoro interiore

Il grande filosofo ci propone un lavoro interiore. Un lavoro che presenta i suoi lati piacevoli e i suoi profondi effetti positivi. Lo sforzo di lavorare su di se e sui propri figli produce una ricchezza incommensurabile. Ben svolto entrerà a far parte del patrimonio dell’intera corpo sociale e lo farà in termini di etica, buon senso, equilibrio e senso della giustizia.

Vincere sul razzismo

Scoprirci improvvisamente come reietti ed evitati da altri popoli per la minaccia di untori che possiamo rappresentare come popolo, può insegnarci a superare il nostro di razzismo, a riconoscere quella spinta segreta e profonda che emerge dentro di noi e ci spinge a respingere l’altro. Alla fine questi momenti di grande crisi costituiscono anche un’irripetibile occasione di miglioramento personale e comune.

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